di Laura Torretta
Alla fine del 2006 Sotheby's aveva venduto la collezione d'arte di Frits Philips, ora quella di suo padre Anton è stata affidata a Christie's che la proporrà "a piccole dosi". Un colpo al cerchio e uno alla botte? Niente affatto, la scelta è dipesa da ragioni squisitamente finanziarie. I due nuclei sono stati entrambi negoziati da Art Consult B.V. dietro incarico della famiglia Philips e se nella prima occasione le garanzie fornite da Sotheby's erano apparse le migliori, questa volta hanno prevalso quelle di Christie's. La raccolta, valutata 14 milioni di euro, comprende dipinti antichi, del XIX secolo e moderni, mobili e arti decorative. Frazionata a seconda della tipologia degli oggetti, verrà offerta a Londra, New York e ad Amsterdam dove il 6 novembre avverrà l'esordio con reperti egizi e argenti, porcellane di Limoges e antiche sculture in avorio.
La scelta di una "piazza" olandese è un implicito riconoscimento alla nazionalità di Anton Philips, "bancario mancato" ma grande imprenditore: si deve a lui lo sviluppo eccezionale dell'azienda di famiglia da semplice fabbrica di lampadine dei primi anni Venti fino alla multinazionale di oggi. Nato a Breda, era poco più che ventenne quanto nel 1895 giunse a Eindhoven per aiutare il fratello Gerardo che in questa città aveva fondato una piccola manifattura di lampadine: l'intenzione era di restare sei mesi per poi proseguire l'apprendistato in una banca della City. In realtà assunse la responsabilità del ramo commerciale della ditta e vi rimase per sempre.
Di pari passo con l'espansione dell'attività, aumentava il numero delle maestranze. Già nel 1933 la Philips era la più grande produttrice di radio al mondo e negli anni che seguirono sfornò milioni di televisori. Ora non c'è Paese europeo che non ospiti una filiale della società e il marchio a stelle e onde identifica innovazioni tecnologiche quali il Philipshave, la lampadina alogena, la cassetta audio e il compact disk.
Ma oltre che avveduto imprenditore, Anton Philips era un avido collezionista. Al mercato dell'arte si era avvicinato negli anni Venti, acquistando lavori di Breitner, van Gogh e Willem Maris e ben presto diventò frequentatore di aste, gallerie e Musei avvalendosi sempre dei consigli del professor Martin, direttore della Maurithuis e del dealer Jacques Goudstikker. Si dice che possedesse la più imponente raccolta dei Paesi Bassi e nel 1939 all'avvicinarsi della guerra, ben 60 container stipati di oggetti vennero inviati al deposito della Dutch Trade Agency dell'Aja; altre centinaia di esemplari furono collocati nel Museo di Arte Asiatica di Amsterdam. L'abile mossa consentì ad Anton di salvaguardare dalla golosità dei gerarchi nazisti i suoi tesori. Primo tra tutti un gruppo di opere fiamminghe e olandesi che comprendeva un raro disegno di Rubens. Studio preparatorio per la figura di Melchiorre dell'Adorazione dei Magi ora al Musée des Beaux Arts di Lione, è valutato 6 milioni di euro. Era il pezzo preferito di Anton, ma un'altra tela gli era cara: il Ritratto di giovane donna del pittore fauve Kees van Dongen. Sarà in vendita il 7 novembre a New York.
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