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Real galleria sotterranea

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In Primo Piano

Real galleria sotterranea

di Marco Carminati
D'accordo, sarà solo una leggenda, ma è così bella e improbabile che vale la pena di raccontarla di nuovo. Un giorno la principessa bavarese Teodolinda (o Teodelinda), sposa in seconde nozze di Agilulfo re dei Longobardi, si aggirava a cavallo sulle rive del fiume Lambro, a poche leghe da Milano. Sentendo il bisogno di riposare, scese dal destriero e si addormentò presso il fiume. Ed ecco che in sogno le apparve una colomba che fermandosi presso di lei disse la parola latina modo, cioè «ora, adesso». Prontamente la regina rispose etiam, che vuol dire «sì, certamente». Lo stringatissimo dialogo porterà a grandi conseguenze: dalla fusione delle parole modo etiam nascerà Modoetia, il nome latino di Monza e in quel punto preciso Teodolinda farà costruire un oraculum (cioè una cappella) che accoglierà la sua tomba e quella del marito e del figlio.
Sui resti dell'oraculum sorgerà il Duomo di Monza, più volte ricostruito ed ampliato nei secoli. E nei secoli si arricchiranno anche i tesori artistici legati al culto della chiesa, un'inestimabile sequenza di reliquie, oreficerie, sculture, libri miniati, dipinti e arazzi che costituiscono una raccolta unica al mondo. Di quest'arca di meraviglie fa parte – tanto per rinfrescare la memoria – la mitica Corona Ferrea, usata per cingere il capo ai re d'Italia; fanno parte lo straordinario complesso di oggetti d'oro e d'argento donati da Teodolinda (pensiamo alla famosa chioccia coi pulcini, ritrovata nella sua tomba); più ci sono gli oggetti donati da papa Gregorio Magno nel 603, più quelli donati dal re d'Italia Berengario nel 808, più quelli donati dall'arcivescovo di Milano Ariberto d'Intimiamo al principio dell'Anno Mille. In nessun'altra parte d'Italia è possibile ammirare tanti reperti romano-barbarici di così alta qualità.
A parte la Corona Ferrea – considerata una reliquia e quindi ospitata in Duomo, nella Cappella di Teodolinda mirabilmente affrescata a metà Quattrocento dai fratelli Zavattari – il nucleo più antico del tesoro di Monza ha trovato un'adeguata sistemazione solo del 1963, in un piccolo, delizioso museo ipogeo (cioè scavato sotto terra) dedicato alla memoria del suo mecenate Filippo Serpero.
Museo delizioso, il "Serpero", ma piccolo, troppo piccolo per contenere l'incredibile sequenza di altri tesori che hanno continuato ad arricchire il Duomo di Monza ben oltre l'Anno Mille. Per farci stare tutto, ci sarebbe stato bisogno davvero di un altro museo.
Ed è qui che entrano in scena Franco e Titti Gaiani, due privati cittadini di Monza, che hanno preso la decisione di donare al Duomo della loro città la progettazione, la realizzazione e l'allestimento di un nuovo museo annesso al vecchio Serpero. Oltre a sottolineare l'atto di strepitoso mecenatismo compiuto dai coniugi, bisogna rimarcare l'ardimento tecnico e tecnologico che caratterizza il nuovo edificio. Che è stato interamente ricavato nelle viscere della terra, accanto al Serpero, sul lato sinistro del Duomo, laddove l'unica cosa che affiora alla vista è un verdeggiante giardino a disposizione della cittadinanza. I lavori sono iniziati nel 1990 con il consolidamento delle fondazioni del Duomo. Poi, si è proceduto alla ricognizione archeologica dell'area interessata allo scavo e (per fortuna) nulla è emerso di rilevante. A questo punto è iniziata la costruzione dei muri perimetrali, scendendo a diciotto metri di profondità (nota bene: diciotto metri significa un palazzo di cinque piani!). Con travi d'acciaio e calcestruzzo si è realizzata la copertura, e una volta creata la "scatola" dell'edificio ipogeo è iniziato lo scavo al suo interno, il famoso «büs» (in lombardo: buco) che ha attirato per anni la curiosità dei monzesi.
Dalla voragine sotterranea è stato ricavato un volume di 3600 metri cubi. Rispetto all'attiguo Serpero, il Museo Gaiani (che risulta cinque volte più grande) si sviluppa su due livelli, per complessivi 1400 metri quadri, concepiti come una struttura flessibile e polivalente, nella quale oltre alla sistemazione delle opere d'arte, sarà possibile ospitare piccole mostre temporanee, eventi musicali e incontri. Il disegno estetico del museo è stato affidato a Cini Boeri con la collaborazione di Pierluigi Cerri. L'illuminazione (cosa non accessoria, visto che ci troviamo sotto terra), è il frutto di un piccolo miracolo di illuminotecnica messo a punto da Serena e Francesco Iannone. Per non parlare della sofisticatissima impiantistica ambientale.
Ma che cosa troveremo nel Museo Gaiani?
Premesso che alla nuova ala si accede passando prima attraverso il Museo Serpero, nel "Gaiani" vedremo il dipanarsi della storia del Duomo di Monza a partire dalla fatidica data del 1300, anno del primo Giubileo e del rifacimento totale della chiesa monzese sotto l'egida viscontea. La prima sezione è infatti dedicata ai Visconti (con mirabili oreficerie, come il calice di Gian Galeazzo) e a Matteo da Campione, l'architetto-scultore cui spetta la bellissima facciata del Duomo. Una seconda sezione è dedicata alla signoria degli Sforza: arazzi meravigliosi ci attendono, polittici, statue e il grandioso rosore originale di vetri policromi, qui ricostruito dopo essere stato sostituito in chiesa con una copia. L'età dei Borromei (III sezione) e l'età neoclassica (IV sezione) arricchiscono l'itinerario della visita. Che si conclude ai nostri giorni con opere di Fontana, Minguzzi e Chia.
L'inaugurazione

Il Nuovo Museo del Duomo di Monza è pronto: l'8 novembre alle ore 12, nel Duomo di Monza la nuova realtà museale verrà presentata alla stampa. L'11 e il 12 novembre la cittadinanza di Monza avrà modo di accedervi in anteprima e gratuitamente (prenotazioni: 039.326383). Il 13 novembre l'apertura ufficiale (orari da martedì a domenica, 9-13; 14-18). Scavato interamente sotto terra accanto al Museo Serpero, e caratterizzato da avveniristiche dotazioni illuministiche e tecniche, il museo è stato realizzato e donato alla città da Franco e Titti Gaiani, imprenditori di Monza, con il sostegno degli arcipreti del Duomo Gariboldi e Provasi. Un'apposita fondazione, denominata Fondazione Gaiani, curerà il mantenimento e lo sviluppo del museo. Il direttore sarà Luigi Di Corato. Il catalogo-guida è edito da Silvana Editoriale.

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