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Garibaldi sempre in sella

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In Primo Piano

Garibaldi sempre in sella

di Fernando Mazzocca
Nel 1982, nella ricorrenza del centenario della morte, l'Italia è stata invasa da mostre dedicate a Garibaldi che ebbero come epicentro Roma, con due importanti rassegne, una ordinata da Sandra Pinto a Palazzo Venezia, destinata a fare scuola per la raffinata e innovativa metodologia di lettura della cultura figurativa del nostro Risorgimento, l'altra allestita da Elena di Majo alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna che ripercorreva nella dimensione epica della pittura di storia l'iconografia di Garibaldi tra Otto e Novecento, come sottolineava il titolo «Da Fattori a Guttuso».
Anche in questo 2007, anno del bicentenario della nascita, le mostre su Garibaldi non sono mancate. Forse più di allora hanno travolto, soprattutto in questi ultimi mesi dell'anno, ogni Museo del Risorgimento e altre sedi deputate del Bel Paese, senza molte preoccupazioni su una possibile saturazione da parte del pubblico in un momento in cui la figura di Garibaldi, nel suo significato politico, appare almeno controversa. Questa volta è stata assegnato a Genova il compito di progettare le rassegne più impegnative del giubileo garibaldino. Si tratta di un grande evento che ha coinvolto tutta la città, articolato soprattutto in tre sedi, ognuna con un percorso diverso, pur sotto la comune insegna di Garibaldi. Il mito. Nelle sale di Palazzo Ducale, che due anni fa avevano ospitato la grande rassegna dedicata a Mazzini come il massimo interprete della nostra pittura romantica, viene rievocata la straordinaria parabola dell'eroe, seguendo le sue incredibili imprese militari, come sono state rappresentate in un arco di tempo che va Da Lega a Guttuso, dalle immagine prese in diretta dai cosiddetti pittori soldati che, come Ippolito Caffi, Gerolamo Induno, Silvestro Lega, Eleuterio Pagliano, parteciparono alla difesa di Roma, alla campagna dei Mille o gli furono vicini nel drammatico episodio di Aspromonte quando fu ferito e arrestato dall'esercito regio, alle infinite forme della rievocazione e della celebrazione dove la scultura, molto presente in mostra, ebbe un rilievo assoluto. Non c'è stato, soprattutto nella seconda metà del secolo XIX, scultore di un qualche conto che non si sia cimentato nel progetto, poi realizzato o meno, di un monumento a Garibaldi. Di fronte alla retorica imperante, di cui gli intellettuali più impegnati come D'Annunzio denunciarono i misfatti, ritroviamo anche imprese innovative come quella di Eugenio Baroni autore dell'originalissimo monumento genovese dedicato a Garibaldi e alla partenza dei Mille dallo scoglio di Quarto inaugurato nel 1915. Nella mostra allestita alla Galleria d'Arte Moderna di Nervi da Maria Flora Giubilei e Caterina Olcese Spingardi la ricostruzione della genesi di quest'opera staordinaria diventa l'occasione per un affascinante percorso nell'arte simbolista tra Otto e Novecento, sul filo della fortuna internazionale di Michelangelo in pittura e scultura, testimoniata dai capolavori di Rodin, Bourdelle, Bistolfi, Previati, Sartorio, Chini, Wildt e di quanti altri si cimentarono, sperimentando nuove vie, con i temi eroici. Sempre a Nervi la raccolta Wolfsoniana di arti applicate ospita una terza rassegna dedicata ai percorsi della propaganda che vide, ancora nel Novecento, un uso – che spesso diviene abuso – massiccio dell'immagine di Garibaldi che da eroe del Risorgimento diventa nei manifesti politici icona fascista sino a essere assunto come testimone del Fronte democratico popolare durante le fatidiche elezioni del 1948.
La rassegna di Palazzo Ducale (curata dallo scrivente e da Anna Villari) intende testimoniare non solo la lunga durata del mito, che si inoltra reinverdito da Guttuso nel clima impegnato degli anni Cinquanta nel Novecento, ma anche la sua dimensione universale, legata non solo alle imprese di Garibaldi nell'America del Sud o in Francia, durante la guerra contro la Prussia, ma anche alla risonanza che le sue incredibili gesta hanno avuto nell'opinione pubblica europea, soprattutto in Inghilterra, come dimostra il suo viaggio del 1864 quando quasi tutta la popolazione di Londra accorse ad acclamarlo. Del resto dieci anni prima all'esposizione della Royal Accademy era comparso con successo un grande quadro con Garibaldi at the siege of Rome (finalmente ritrovato ed esposto in questa occasione), realizzato dal pittore e illustratore George Housman Thomas che, come corrispondente a Roma tra il 1848 e il 1849 per il settimanale «The Illustrated London News», aveva inviato quasi giornalmente a Londra le immagini di quegli eroici momenti che lui stesso stava vivendo a fianco dell'affascinante «roman general» e del suo «negro servant», l'atletico attendente di colore Andrea Aguyar caduto durante la difesa di Villa Spada, tutti e due rappresentati a cavallo, uno bianco e l'altro nero, nel bellissimo dipinto, insieme a tutti gli eroi di quell'incredibile guerra di popolo, identificati nei loro volti fieri e vestiti nelle fogge più diverse.
Anche nelle altre opere in mostra, oltre all'immagine di Garibaldi ripresa nelle più diverse circostanze e identificata in una straordinaria varietà di atteggiamenti e di fogge nell'abbigliamento, compaiono coloro che hanno fatto, insieme a lui, l'Italia, uomini e donne che non sembravano avere tra loro in comune niente se non entusiamo e ideali. Gli stessi leggendari Mille erano «male armati e peggio vestiti», ma conquistarono un regno in battaglie memorabili, dove contò solo e più di tutto (oltre il meraviglioso intuito strategico di Garibaldi) il coraggio. Solo 150 di loro indossavano in realtà la camicia rossa, ma questo bastava a far sembrare – come scrisse Dumas – «le strade e le piazze di Palermo» come «un enorme campo di papaveri» o a ispirare a Guttuso il dipinto straordinario che domina la mostra dove è rappresentata con una forza epica davvero degna di quell'impresa la Battaglia del ponte dell'Ammiraglio decisiva per la conquista dell'isola e la conseguente nascita di una nazione.
Cinque rassegne

Condottiero superstar
In occasione del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi (Nizza 1807 - Caprera 1882), Genova ricorda il condottiero con cinque mostre che ne illustrano il mito. Fernando Mazzocca, uno dei curatori, ne illustra in questo articolo i contenuti.
Titolo comune è «Garibaldi. Il mito», cui fanno riferimento le singole rassegne «Da Lega a Guttuso» (Palazzo Ducale), «Da Rodin a D'Annunzio: un Monumento ai Mille per Quarto» (Galleria d'Arte Moderna), «Manifesti e Propaganda» (Wolfsoniana), «Genova garibaldina» (Museo del Risorgimento), «Il monumento equestre di Augusto Rivalta» (Museo dell'Accademica Ligustica di Belle Arti).
Le rassegne sono aperte da
oggi al 2 marzo 2008.
Cataloghi Giunti.
Informazioni: www.garibaldiilmito.it

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