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Il paesaggio messo a fuoco

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In Primo Piano

Il paesaggio messo a fuoco

di Anna Detheridge
Di tutte le metropoli europee, è Parigi la capitale della fotografia: il luogo degli esordi con Louis Daguerre e il dagherrotipo, inventore anche del diorama; oggetto delle prime vedute aeree con le imprese dell'inimitabile Nadar nella sua mongolfiera; sede delle ricerche di Etienne Jules Marey, inventore della cronofotografia, delle immagini in movimento più o meno in contemporanea con i fratelli Lumière, ispiratore della visione di molti artisti quali Balla e Duchamp; fino alle sperimentazioni di un Man Ray con le sue rayographe e gli effetti di solarizzazione.
La Francia è il Paese dove le municipalità hanno sempre documentato ogni trasformazione del territorio dai tempi di Marville, ritrattista della Parigi haussmaniana; le scene di vita delle retrovie della città dell'impareggiabile Atget; le testimonianze preziose sul territorio e i suoi abitanti visti attraverso la committenza pubblica della Mission Photographique della Datar (Délégation à l'aménagement du territoire et à l'action régionale). Una cultura e un'attenzione costruiti in oltre un secolo e mezzo che la capitale e le politiche culturali forti hanno saputo mantenere vive nel tempo, valorizzando anche il proprio ruolo di fulcro culturale ed economico insieme.
Oggi Parigi conserva il suo primato fotografico e lo rafforza: prova ne è la quantità di gallerie specializzate in fotografia che nemmeno New York può vantare, e non a caso la fiera annuale Paris Photo inaugurata mercoledì scorso (aperta fino a oggi), negli ampi spazi del Carrousel du Louvre, la più prestigiosa e meglio frequentata d'Europa. Giunta alla tredicesima edizione, quest'anno accoglie oltre un centinaio di espositori, 500 artisti e fotografi partecipanti, e probabilmente, a conti fatti, oltre cinquantamila visitatori.
Ospite d'onore di questa edizione è stata l'Italia che in quanto a storia fotografica ha molto da vantare, ma ancor di più da scoprire e valorizzare. Una mostra importante e selezionata di una trentina di opere a grandi dimensioni sul tema del Paesaggio mette insieme, per la prima volta, un nucleo nutrito di nomi tra i quali Giacomelli, Mimmo Jodice, Gabriele Basilico, Franco Fontana, fino alla nuova generazione di vedutisti da Armin Linke a Francesco Jodice, a Vincenzo Castella, a Massimo Vitali. Un gruppo di fotografi di prim'ordine, in gran parte sconosciuto per il grande pubblico internazionale e per i collezionisti stranieri. Oltre alla mostra a tema, otto monografie sotto il titolo di Statements riuniscono una selezione di giovani emergenti italiani, promossi dalle gallerie italiane, tra i quali Botto e Bruno, Maurizio Montagna, Carlo Valsecchi e Raffaela Mariniello. Ancor più interessante è l'effetto sinergico con gallerie straniere dentro e fuori dalla fiera che in omaggio al tema propongono anch'esse autori italiani.
Nel confronto diretto con il mercato internazionale s'impone una riflessione amara sull'incapacità italiana di proporre, appoggiare e difendere le quotazioni dei suoi migliori artisti, la mancanza assoluta di un mercato di riferimento con livelli minimi di credibilità e trasparenza, sostenuto soprattutto da istituzioni capaci di esprimere una politica a livello nazionale e internazionale. Il problema della mancata valorizzazione degli autori italiani si riflette immediatamente nei prezzi. Non deve sorprendere, infatti, se paragonando autori del Novecento più o meno di pari merito si apprende che un'opera vintage di un autore statunitense può valere intorno ai 35mila euro e oltre, di un autore europeo o giapponese circa 25-27mila, mentre per un fotografo italiano non esiste una possibilità reale di quotazione se non per pochi in quanto non sono mai esistiti una cultura e un mercato di riferimento che abbiano saputo difendere la distinzione essenziale tra un fotografia d'epoca o "vintage" e una copia tirata in un secondo momento. Ancora oggi in Italia nonostante la crescita della domanda da parte di giovani collezionisti, manca un sistema credibile e consolidato.
Il sostegno dell'Unicredit Group, partner ufficiale di Paris Photo che opera dal 2004 con una politica di promozione del l'arte e della cultura in quanto modalità positiva di comunicazione tra le culture, metafore di creatività e immaginazione, è stato certamente determinante nella promozione della creatività italiana. Il suo impegno è importante in quanto, al di là degli autori proposti, è stato in grado di assumersi il ruolo di promotore di un'autentica identità italiana, una valorizzazione insieme culturale ed economica.
L'effetto volano ha funzionato e anche fuori dalla fiera sono state proposte mostre fotografiche dedicate a grandi maestri italiani quali una selezione di immagini di Carlo Mollino alla Camera di Commercio italiana (134 faubourg St Honoré); la collezione di Massimo Preiz Oltramondi al rond point des Champs Elysées fino al 20/11); i ritratti di Elisabetta Catalano e la mostra su Alberto Moravia nel 100º anniversario della nascita (Istituto italiano di Cultura).
Da non dimenticare la straordinaria rassegna, la prima in Europa, dedicata al grande maestro della fotografia americana Edward Steichen, (Jeu de Paume fino al 30 dicembre) di cui un'immagine The Pond-Moonlight è stata aggiudicata da Sotheby's, per 2 milioni 928mila dollari il 14 febbraio scorso. Per la prima volta la quotazione di un grande maestro della fotografia si avvicina a quelle dei grandi protagonisti dell'arte.

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