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Video accesi sul sublime

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Video accesi sul sublime

di Anna Detheridge
«L'estetica è per gli artisti ciò che l'ornitologia è per gli uccelli», scrisse Barnett Newman molti anni fa. Come dire, gli artisti non possono che essere indifferenti alle classificazioni che i critici cuciono loro indosso. Eppure la mostra che raccoglie le opere di artisti così diversi quali Robert Smithson, Tacita Dean, Deborah Ligorio, Bas Jan Ader, Pierre Huyghe, Guido van der Werve e John Bock appena inaugurata alla Galleria Civica di Modena sotto il titolo «Il sublime è ora», non può lasciare indifferenti nemmeno gli artisti in quanto riapre la porta a una categoria che sembrava sconfitta per sempre.
Curata da Marco De Michelis, l'esposizione presenta soprattutto video di paesaggi estremi, dalla costruzione di Spiral Jetty, una spirale disegnata da migliaia di tonnellate di fango rovesciate nel Great Salt Lake dello Utah, dal pioniere della Land Art, Robert Smithson nel 1970, ad altre due opere che registrano il pellegrinaggio di Tacita Dean e Deborah Ligorio alla ricerca del mitico fantasma di Spiral Jetty quasi quarant'anni dopo: la prima una semplice registrazione audio del viaggio compiuto con un amico che mai approderà alla meta perché all'epoca il lavoro si era reso invisibile. Nel suggestivo video I'm Too Sad to Tell You Ader piange senza spiegazioni, alludendo alla sua tragica vicenda personale, quasi fosse un lutto anticipato. L'artista olandese salpò in solitario da Cape Cod Massachusetts il 9 luglio del 1975 a bordo di una barca a vela di meno di quattro metri, diretto ad Amsterdam quale parte di una trilogia che si sarebbe conclusa al suo arrivo con una camminata notturna dal porto al centro della città, punto di partenza dieci anni prima. Il relitto della sua barca fu trovato rovesciato nell'aprile del 1976 al largo delle coste irlandesi. Tale visione romantica evocatrice della "pathetic fallacy", in cui il poeta s'immedesima nel paesaggio fino a scomparire, sembra essere il desiderio profondo di ognuno di questi artisti. Un sentimento reso ancora più amaro dalla feroce ironia di John Bock che nel video Skipholt girato in Islanda nel 2005 sempre alla scoperta di paesaggi ghiacciati, rappresenta uno sventurato eroe le cui gesta, ferite, testardaggine si succedono in un crescendo senza senso, da teatro dell'assurdo.
Capolavoro che vale la mostra è l'opera complessa quanto davvero sublime A Journey that Wasn't (2005) di Pierre Huyghe, divisa in due parti. Ancora una volta si compie un viaggio tra i ghiacciai, su una nave rompighiaccio diretta all'Antartide alla ricerca di un solitario pinguino albino segnalato su un'isola non mappata. Sul luogo vengono installate stazioni di luce e suono che mediante una radianza pulsante, trasformano in linguaggio sonoro la topografia circostante. Una seconda parte registra la rappresentazione ricostruita per il pubblico newyorchese sulla pista di ghiaccio artificiale di Central Park con una scenografia di nebbia artificiale e pioggia autunnale reale. Vengono eseguite le musiche bellissime composte da Joshua Cody a partire da quella topografia trasferita in parametri sonori.
Immagini dotate di grande poesia, alcune delle quali (come Spiral Jetty) sono state viste in altri momenti sotto un'ottica diversa, ma che oggi i critici "ornitologi" hanno voluto classificare come sublime. Che tutto ciò abbia più a che fare con la versatilità e l'eterna ambiguità delle opere d'arte leggibili in tante maniere, o con il momento contemporaneo dove domina il sentimento della paura e dunque anche la sensibilità per il terribile (più che per il bello), rimane un mistero.
1 «Il sublime è ora», Modena, Galleria Civica; fino al 6 gennaio 2009. Catalogo Skira.

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