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È l'ora di rifugiarsi negli old master

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È l'ora di rifugiarsi negli old master

Bene rifugio per eccellenza (insieme ai gioielli e soprattutto ai diamanti), la pittura antica non subisce contrazione di scambi nei momenti di recessione economica; al contrario diventa un ombrello sicuro sotto cui proteggere i propri risparmi, o verso cui indirizzare i propri investimenti. I segnali sono molteplici, a incominciare dal successo delle fiere di antiquariato, che pullulano sia in grandi città come Parigi, Roma e Milano, sia nei piccoli borghi di provincia, per proseguire con un positivo trend dell'asta Dorotheum di Old Master (50% di venduto per un totale di 2.524.200), battuta il 14 ottobre a Vienna, dove i dipinti antichi (in special modo ritratti, nature morte e paesaggi) hanno confermato la loro tenuta, a dispetto di chi sperava di portare a casa un quadro d'autore per meno di 40mila euro. Da segnalare la «Natura morta con vaso di ginger» di Willem Kalf (1619-1693), tra i più importanti pittori di genere del Seicento olandese, partita da una stima a richiesta e aggiudicata per 467.300, ma anche la piccola tempera della marchigiana Giovanna Garzoni (1600-1660) con «Mele e noci», valutata 20-24mila e battuta tre volte tanto per 67.400. Un discorso a parte, ma comunque indicativo della buona salute del comparto antiquariale, è stata la vendita, sempre da Dorotheum di Vienna il 15 ottobre scorso, del ritratto «beidermeier Mädchen mit Strohhut» (1835) di Friedrich von Amerling, raffigurante una bella ragazza col cappello di paglia, già restituito ai legittimi eredi dalla Galleria del Belvedere e ora acquistato dal Museo Lichtenstein per 1.502.300, circa sei volte la stima di partenza.
Ma come riconoscere il corretto rapporto qualità prezzo? In linea generale le opere uscite da celebri botteghe ma non di mano del maestro (Peter Paulus Rubens, Guido Reni), si aggiudicano per 100-150mila, più o meno lo stesso capitale utile per acquistare un bel lavoro autografo di un artista meno famoso. Ad esempio in asta da Porro & C. di Milano, il prossimo 13 novembre, verrà esitato un gustoso paesaggio del XVII secolo attribuito al misterioso maestro della Betulla, un artista aggiornato sulle ricerche più all'avanguardia dei paesaggisti francesi alla moda. La tela quota 100-150mila e raffigura un «Satiro che offre frutti a una ninfa». Venne donata insieme al suo "pendant" da George Boughton al Metropolitan di New York nel 1892, con l'attribuzione a Nicolas Poussin, ma ne uscì con quella ormai certa a Gaspard Dughet, attivo a Roma e genero di Nicolas Poussin. Per la stessa somma, in asta da Porro, anche un «Paesaggio con Gugliemo Tell» del fiammingo Paul Brill (1554-1626), un artista molto apprezzato e collezionato, in vita, dall'arcivescovo di Milano Federico Borromeo.
Ma attenzione anche alla qualità e all'autografia: le tele d'incerta attribuzione (cioè non condivisa da tutti gli esperti) non dovrebbero essere pagate più di 30mila , mentre per opere decorative o di qualità modesta non conviene sborsarne più di 10mila. Se ne trovano parecchie di bottega nell'asta Sotheby's, Londra, del 30 ottobre prossimo, dove sono in offerta a meno di 12mila sterline soggetti religiosi di scuola italiana e francese del XVI secolo, paesaggi e nature morte del XVII secolo di scuola fiamminga, tedesca e inglese.
Gli incanti di pittura antica in calendario nelle prossime settimane ad Amsterdam (Christie's il 10 e Sotheby's l'11 novembre) e a Milano (Sotheby's il 17) sono tutti di modesto livello, sia per stato di conservazione delle opere, sia per assenza di autori importanti in catalogo (per averli bisognerà aspettare le aste di New York in gennaio e di Londra a luglio). Tuttavia, tra i quadri di routine, si può sempre trovare la perla preziosa, come la «Santa Caterina d'Alessandria» del napoletano Andrea Vaccaro (1604-1670), in vendita da Sotheby's, Milano, per 30-60mila euro.
Marina Mojana

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