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Picasso: niente donne solo amici

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Picasso: niente donne solo amici

Sono tante le strade possibili per tracciare la biografia di Picasso. Con Pablo Picasso (Bollati Boringhieri, Torino 2008, pagg. 176 20,00), Mary Ann Caws ha scelto di imboccarne una inedita, soffermandosi non sulle sue innumerevoli e mutevoli opere, né sulle mille compagne di vita, che pure esercitarono un evidente influsso sui suoi tortuosi mutamenti di stile (a chi glielo rinfacciava lui, serafico e arrogante, ribatteva che «Dio non ha un vero stile»), ma di appuntare la sua attenzione sui rapporti d'amicizia che coltivò con un nucleo sceltissimo di personalità di prim'ordine che, curiosamente, non furono quasi mai pittori (solo Braque, Gris e Matisse meritarono il suo interesse) bensì poeti e letterati. A spiegarne la ragione è Gertrude Stein, sua precoce collezionista e amica: «Perché avere amici pittori? Gli occorrevano idee. Quanto al saper dipingere era nato sapendo già tutto». Ecco allora sfilare nelle pagine di questa agile biografia gli amici catalani degli anni tra i due secoli, frequentati nel bistrot Els Quatre Gats a Barcellona; poi i compagni del Bateau Lavoir a Parigi («il solo posto dove sia stato felice»): personalità del calibro di Max Jacob (pare innamorato di lui, ma ovviamente senza speranza), Apollinaire, Reverdy, Salmon. E Jean Cocteau, imbellettato e bistrato (e detestato da Jacob), per Picasso «il più grande incontro della mia vita». E, ancora, Breton, che lo pilotò verso il surrealismo, ed Éluard, fino a Malraux e René Char, che lo accompagnarono alla fine: una biografia che è una sorta di "opera lirica", scrive Arthur C. Danto nella prefazione, con protagonista e coro, e che intorno alla sua figura, centrale, intesse le vicende di un'intera, magnifica età della cultura europea del '900.
Ada Masoero

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