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Gli ori del cardinal Moncada

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In Primo Piano

Gli ori del cardinal Moncada

di Marina Mojana
Una lunga fila di casse e bauli venne approntata subito dopo la sua morte, il 4 maggio del 1672, per trasportare da Madrid a Palermo una fortuna stimata in decine di migliaia di ducati (per fare un ducato ci volevano 11 reales) e composta da 209.414 reales di argenterie, 110.000 reales di quadri (circa 400 tra ritratti di famiglia e di religiosi, nature morte, scene di genere e mitologiche, ritratti di santi e di filosofi firmati Jusepe de Ribera, Pietro Novelli, David Teniers il Giovane, Jacobs Jordaens, Adam Frans Van der Meulen e numerosi altri fiamminghi); un tappeto da parete lungo circa 75 metri valutato 10.197 reales, un altro di felpa e oro stimato il doppio, una serie di arazzi quotata 24.986 reales e così via. Ma ci vollero più di cinque anni per disperdere all'asta l'ingente patrimonio di Luigi Guglielmo Moncada, costituito anche da una biblioteca di 2.500 volumi, cristalli di rocca, arazzi, gioielli, statue di bronzo e arredi di pregio. E per avere un'idea del potere d'acquisto della sua collezione basti pensare che un lavoratore qualificato del tempo guadagnava 5 reales al giorno, il segretario della Camera reale, 12 e un pittore di corte come Velazquez, 240.
La vicenda terrena, tra arte e potere, del cardinale Moncada è narrata con ritmo serrato e avvincente in un sontuoso volume curato da Lina Scalisi che, dopo La Sicilia dei Moncada. Le corti, l'arte e la cultura XVI-XVII, affronta ora con rigore scientifico e nuove ricerche d'archivio La Sicilia degli Heroi, un'altra storia tra Sicilia e Spagna a metà del XVII secolo .
Nella corte di Filippo IV, già malato e corroso dalla sifilide, lo scontro aperto tra il nobile siciliano e il gesuita Nithard si conclude nel 1668: il prete tedesco finisce esiliato presso la Santa Sede, lontano dalla regina Marianna e il principe Juan José d'Austria distaccato dalla corte madrilena, in una sperduta provincia dell'Impero. Con la congiura messa in atto per liberare la regina dall'influenza del "valido" straniero, il Moncada con il cappello di Grande di Spagna rivendica il rispetto dei diritti che sono suoi per nascita, ristabilisce il credito guadagnato dai suoi avi davanti all'aristocrazia spagnola e affida alla politica e alla cultura, piuttosto che alle imprese militari, la sua fama e la sua gloria.
Infatti tra il 1650 e il 1666, già viceré di Sardegna e Valenza e tra i Ministri più vicini al sovrano come Majordomo Mayor, Luigi Guglielmo si serve della pittura per dire la sua fedeltà alla regina Marianna e progetta un ciclo iconografico dedicato ai suoi avi vissuti allo scadere del XIV secolo e passati alla storia come gli eroi salvatori delle regine. Commissiona a David Teniers, conosciuto a corte grazie al principe Juan Josè che si dilettava di pittura, otto oli su rame con le gesta eroiche di Antonio I Moncada, che sottrasse la regina Bianca alle voglie di Bernardo Chiabrera, conte di Modica, intenzionato a violarne la virtù per acquisirne il regno; Jan Van Herp, Louis Primo detto Gentile e il Van der Meulen, invece, illustrarono in altri 12 oli su rame le imprese del fratello Guglielmo Raimondo III, che liberò la regina Maria sottraendola al barone Artale Alagona e favorendone le nozze con l'aragonese Martino il giovane. Venti dipinti da cui vennero tratti altrettanti arazzi, che il cardinale voleva grandi e magnifici per il suo palazzo spagnolo e che confluirono nella collezione Villafranca, esitata poi all'hotel Drouot di Parigi nel 1870 e accuratamente descritta in catalogo dal fascinoso intellettuale Théophile Gautier.
1«La Sicilia degli Heroi»,
a c. di Lina Scalisi, Domenico Sanfilippo editore, Catania,
pagg. 190, € 68,00.

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