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Madrid, Arco ai tempi della crisi. Assenti molti galleristi americani

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Madrid, Arco ai tempi della crisi. Assenti molti galleristi americani

  • –di Silvia Anna Barrilà

FOTO / Arco 2009

Come tutti gli eventi artistici dopo il crollo dei mercati, anche la 28esima edizione di Arco, fiera madrilena dedicata al contemporaneo, è stata preceduta da timori riguardo all'andamento delle vendite. L'edizione di quest'anno ha visto un leggero calo dei visitatori, diminuiti di un 5% rispetto ai 190mila dell'anno scorso. Tra i collezionisti "abbiamo notato l'assenza di importanti nomi non solo nordamericani ma anche europei. Neanche gli indiani hanno influito particolarmente nelle vendite" commenta Elba Benítez, gallerista e membro della commissione selezionatrice.
In calo anche le partecipazioni, con 238 gallerie provenienti da 32 paesi rispetto alle 295 dell'anno passato. Spicca l'assenza delle gallerie statunitensi, il cui numero è passato da 26 nel 2008 a 7 nel 2009. Assenti alcuni grandi nomi presenti l'anno passato, tra cui Yvon Lambert dalla Francia, Fortes Vilaça e Luisa Strina dal Brasile, Ruth Benzacar da Buenos Aires. Numerose le rinunce immediatamente prima della fiera, almeno 20, tra cui Lisson Gallery, che ha motivato la scelta con la volontà di concentrarsi sulle altre fiere a cui parteciperà, e OMR di Rio de Janeiro, la cui direttrice Patricia Ortiz Monasterio ha dichiarato: "Di questi tempi dobbiamo essere selettivi. Speriamo d'incontrare i nostri contatti spagnoli a Basilea a giugno. La crisi colpisce duramente ovunque e gli affari seguono un ritmo rallentato". Nemmeno per le gallerie portoghesi sono tempi facili, tanto che il ministero della cultura è intervenuto in soccorso di 13 gallerie, tra cui Cristina Guerra, Fernando Santos e Filomena Soares, coprendo parte delle loro spese di partecipazione ad Arco. Il finanziamento, consistente di 8mila € per la sezione Programma Generale e 4.500€ per la sezione ARCO 40, è stato concesso come misura straordinaria alle gallerie che hanno subito perdite finanziarie.
Anche le strategie dei galleristi rispecchiano la crisi del mercato. Così descrive le scelte Berta Sichel, curatrice al Reina Sofia: "Un'edizione conservatrice, con prevalenza di opere pittoriche (di piccole dimensioni) e fotografiche, che permettono di tenere i prezzi più bassi. Quasi assenti i video e le istallazioni di grandi dimensioni". Gli sconti richiesti arrivano al 20-25%, ma in genere i galleristi cercano di rimanere entro il 10-15% per non compromettere il mercato dei propri artisti.
Seguendo questi criteri le vendite sono andate meglio delle aspettative. Favorite soprattutto le gallerie locali: Distrito Cuatro ha venduto tra le altre un'opera pittorica del tedesco Peter Zimmermann per 20mila € (prezzo pieno 23mila) e un'opera su carta del giovane basco Iñaki Gracenea per mille € (prezzo pieno 1.160€); Espacio Minimo ha venduto circa il 60-65% dello stand (il 30% in più rispetto al 2008), incluso un quadro di Norbert Bisky per 50mila €; Elba Benítez opere di Cristina Iglesias, Carlos Garaicoa e Fernanda Fragateiro. Opere di dimensioni maggiori anche presso la galleria Thomas Schulte, che ha venduto tre opere di Allan McCollum tra i 12mila e i 70mila€. Per il direttore gli sconti non possono andare oltre il 10-15%, anche se in Spagna si usa chiedere il 20%. Peres Project (Berlin-Los Angeles) ha presentato uno stand monografico dell'artista locale Antonio Ballester Moreno, con opere tra i 2mila e i 18mila €. Di queste sono state vendute principalmente opere per 4.500€ a cui è stato applicato uno sconto del 10% (15% in caso di doppio acquisto).
Simili i risultati delle gallerie rappresentanti del paese ospite, l'India. In questo caso le opere di dimensioni minori sono state preferite anche per contenere gli ingenti costi di trasporto. Tra le gallerie presenti anche Bodhi Art, che, nonostante sia una delle maggiori gallerie di arte indiana contemporanea e rappresenti artisti del calibro di Jitish Kallat, Sudoph Gupta e N.S. Harsha, a gennaio ha dovuto chiudere, a causa delle perdite riportate con la crisi, tutte le dependance internazionali per concentrarsi unicamente sulla casa madre a Mumbai. La fiducia nel mercato dell'arte indiana contemporanea, minacciato dalla speculazione, ha subito infatti una lieve frenata (migliora invece il moderno, cfr il grafico ArtTactic nell'home page di ArtEconomy24). Ciò si nota anche nelle vendite di Arco, che, come testimonia Julie Engelmeier di Nature Morte (New Dehli-Berlin) non sono state eccezionali, la galleria indiana ha infatti venduto molto bene opere della giovane artista Radhika Khimji, "piccole e decorative".

FOTO / Arco 2009

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