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Comprare arte è aprire una finestra sul futuro

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Comprare arte è aprire una finestra sul futuro

«Non mi piace la parola collezionare, implica una passione onnivora, negli anni il mio percorso è stato molto più naturale: gli artisti contemporanei mi hanno preso per mano e mi hanno accompagnato nel futuro. Le pareti bianche poi da sempre mi intimidiscono, mi ricordano gli ospedali». Edouard Carmignac, fondatore dell'omonima società di gestione, ha una grande passione per l'arte contemporanea, ha cominciato a comprarla quando aveva 20 anni, al suo attivo alcune sculture e fotografie e una cinquantina di dipinti. Nei nuovi uffici di Milano della Carmignac Gestion le pareti sono ancora immacolate, solo all'ingresso c'è una foto, una passione recente: «After the Goldrush» del 2009 dell'artista spagnolo Felix Curto (classe 1967) che vive in Messico e per le sue opere s'ispira alla vita delle minoranze religiose negli Usa. Tra le foto nella sua collezione un ritratto di Keith Richard eseguito nel 1999 da Peter Lindbergh (1944). Non poteva poi mancare un'opera che richiamasse l'attenzione ai luoghi della finanza: «Hong Kong Stock Exchange II» del 1998 di Andreas Gursky (1955), edizione 5/6. Un esemplare è passato in asta da Christie's nel 2002 a Londra per 171.792 $. E poi di Philippe Colbert «Atelier 12», 2000; di Hervé Saint-Helier (1969, poco scambiato in asta, entro i 4mila$) «Piscine Keio, Plaza Hôtel, Tokyo», 1999 e «Kanagawa Kenwin Hall bleu, Kokohama», 1999; di Vanessa von Zitzewitz (nessun passaggio in asta) «Sleeping Angel», 2000, e di Pavel Wolberg (1966) «Purim Tel Aviv», 2007 e «Cairo», 2000. Accanto alle foto i quadri: un «Mao» (1973) e un «Lénine» (1986) di Andy Warhol, un Lichtenstein del 1987 «Fishing Village» e alcune opere di Basquiat: «Untitled» del 1985, «Zing» del 1984 un ritratto dello stesso Carmignac eseguito da Basquiat "dimenticato" a New York a casa dell'artista e "ritrovato" dopo 25 anni in un'asta.
La passione di Carmignac dura da circa quarant'anni e la fondazione di Carmignac Gestion ogni anno vi dedica risorse per un milione di euro. «Non ho mai venduto le opere, talvolta sono state prestate a mostre e musei» spiega. Il gestore di patrimoni ora sta anche pensando di esporre in un sito web tutte le opere.
E per gli acquisti a chi si rivolge? «Galleristi, fiere, aste e anche direttamente agli artisti: è fondamentale conoscerli». Nella sede di Parigi, al numero 24 di Place Vendome, le opere sono appese in tutti gli uffici perché Monsieur Carmignac ama condividere questa passione con i suoi collaboratori.
«Così ho aperto all'arte gli occhi dei miei collaboratori in maniera naturale. Quando effettuo un nuovo acquisto, l'opera, prima di arricchire le stanze di un collaboratore, viene appoggiata contro il muro del mio ufficio» spiega. «Mi piace osservare l'espressione di coloro che vengono a trovarmi, cogliere il loro interesse. Mi gratifica il fatto che l'opera susciti curiosità e soprattutto consenso».
Tra gli artisti italiani Carmignac preferisce Clemente e tra i Paesi che osserva con interesse ci sono Medio Oriente, Sudamerica e Asia: «In queste aree gli artisti sono più espressivi di quelli occidentali». L'attuale situazione rappresenta una buona opportunità di acquisto? «La correzione dei prezzi ha toccato in modo particolare gli artisti sopravvalutati» è convinto. Un esempio? «Damien Hirst, difficilmente vedremo ancora i prezzi segnati l'anno scorso» prevede. «Al contrario ci sono artisti che manterranno nel tempo le loro quotazioni. Tra questi Gerhard Richter non dovrebbe subire ridimensionamenti dei prezzi. Ma l'arte non va considerata un investimento tout court, soprattutto non va acquistata con questo obiettivo, anche se di fatto nel corso degli anni è stata il miglior investimento». Monsieur Carmignac ha qualche rimpianto? «Sì, mi sono lasciato scappare opere d'arte per non aver voluto pagare un 10% in più. L'opportunità non si presenta un'altra volta».

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