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La 53ª Biennale disegna una nuova geopolitica

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La 53ª Biennale disegna una nuova geopolitica

La 53 Biennale di Venezia disegna una mappa geoartistica con equilibri politici nuovi: l'ingresso degli Emirati Arabi Uniti e il ritorno dell'Iran – che nel 2007 aveva rifiutato di partecipare – della Repubblica Araba Siriana e, fuori Biennale, la prima volta per Palestina (Palestine c/o Venice patrocinato dalla città di Venezia), Abu Dhabi (Adach Platform for Venice), Afganistan, Iran e Pakistan (Divano Orientale-Occidentale) lasciano immaginare nuove aperture per scambi culturali e politici con l'Occidente. Mentre il Libano e quasi tutta l'Africa restano fuori dalla carta geografica dell'arte, fatta eccezione del Gabon.
Alla consolidata presenza dei paesi occidentali ai Giardini (dove i Padiglioni sono in gran parte delle autorità straniere) si aggiungono i nuovi spazi all'Arsenale e nella città, assegnati a pagamento dalla Fondazione Biennale, presieduta da Paolo Baratta. Le opere degli artisti, circa un migliaio presenti nei 77 Padiglioni (contro i 76 del 2007) sono finanziate dai ministeri degli esteri o della cultura o dagli istituti culturali nazionali e, in qualche caso, da sponsor privati.
Il Padiglione Italia, grazie alla convenzione tra Mibac, PARC e Biennale, quest'anno ha un budget di spesa di 800mila euro divisa a metà: la Fondazione ha gli oneri di gestione, il Mibac si è fatto carico della ristrutturazione dello spazio raddoppiato all'Arsenale, dell'allestimento e dei curatori. Tra gli sponsor tecnici Silvana Editore ha prodotto il catalogo (l'offerta pare fosse talmente conveniente che i committenti non hanno bandito gara).
Il Padiglione Venezia riceve un contributo dalla Regione Veneto per 100mila euro, parte della delibera regionale (n.872 del 7/4/09) di 950mila euro a favore della Fondazione, liquidabili entro il 31 dicembre 2010.
Quest'anno per far quadrare i conti della Biennale sono stati necessari la razionalizzazione delle spese generali, la partecipazione economica degli artisti già affermati, gli aiuti degli sponsor (Enel, Aci-Automobile Club d'Italia, Foscarini, Nivea, Artek, Micromegas, Casamania, Matteograssi, Bisazza, Illy, Link, Mediacontech, B Broker e Besserat de Bellefon), l'aumento del costo del biglietto d'ingresso – da 15 a 18 euro – e la vendita di card da 150 euro per accedere all'inaugurazione. Il budget per l'esposizione è di 7 milioni di euro, almeno uno in meno rispetto al 2007. Il bilancio complessivo annuale per tutte le attività dell'istituzione si aggira sui 30 milioni di euro. Le sovvenzioni statali sono state ridotte da 17,5 milioni del 2008 agli attuali 15 milioni.
Ma chi sono gli altri attori dietro i padiglioni e i 44 eventi collaterali?
Nonostante il carattere non commerciale della Biennale, per i galleristi degli artisti selezionati è un momento fondamentale che si riflette sul mercato e sulle quotazioni. Basta pensare che molte opere esposte a Venezia si possono ritrovare o prenotare poi la settimana successiva ad ArtBasel. In generale i galleristi vengono coinvolti nella produzione dei lavori in mostra in quanto la Biennale non ha fondi sufficienti. Ufficialmente non si dovrebbe vendere, ma di fatto questo accade e talvolta le stesse istituzioni che amministrano i Padiglioni ricevono una percentuale sulle vendite.
Molte opere degli artisti invitati dal direttore della Biennale Daniel Birnbaum sono autofinanziate o sostenute da gallerie e fondazioni, come il caso della parata di Arto Lindsay «Multinatural (Blackout)» realizzata insieme alla Fondazione Claudio Buziol e costata, secondo indiscrezioni, 50mila euro. La produzione dell'installazione che occupa tre stanze del Palazzo delle Esposizioni dell'artista del Benin Georges Adéagbo è stata finanziata da Frittelli Arte contemporanea che ha anche sostenuto i costi di trasporto e soggiorno per un totale di 30-40mila euro. Anche il lavoro dell'artista svedese Nathalie Djurberg è stato trasportato a Venezia da Berlino grazie al sostegno del gallerista. E il lavoro di Ulla von Brandenburg è stato coprodotto dalla Biennale e dalle tre gallerie che la rappresentano: Pilar Corrias a Londra, Produzentengalerie ad Amburgo e Art:Concept a Parigi. Ogni galleria ha investito la stessa cifra e possiede quindi un'edizione del lavoro da vendere.

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