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L'anti-Pinault: Leggeri collezionista-produttore

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L'anti-Pinault: Leggeri collezionista-produttore

La differenza che corre tra comprare un cavallo di Maurizio Cattelan pagandolo centinaia di migliaia di dollari nel 2007 e "buttare via" qualche milione di vecchie lire per finanziare la produzione di un'opera dello stesso artista ancora quasi sconosciuto («Love saves Life» del 1995, oggi una delle più note di Cattelan) ben rappresenta la differenza di attitudine tra un collezionista modello François Pinault e uno Tullio Leggeri. Architetto e costruttore di Bergamo, Leggeri è proprietario di una collezione di mille opere che forse non varrà esattamente come quella del magnate francese, ma sicuramente è costata molto meno, pur contando su opere di prim'ordine di alcuni tra i maggiori artisti contemporanei italiani e internazionali: da Marina Abramovic a Giuseppe Penone, da Vanessa Beecroft a Cindy Sherman, da Carsten Höller a Paul Mc Carthy, da Thomas Ruff a Joseph Beuys, da Pino Pascali a Tony Cragg. Tutti quanti comprati o prodotti prima che entrassero nel grande circuito delle aste e delle grandi gallerie. «L'opera che ho pagato di più è stato un Joseph Kosuth da 70mila euro, ma proprio perché mi sono fatto prendere la mano» racconta Leggeri. «Normalmente cerco di non pagare le opere più di qualche migliaio di euro. Non per risparmiare, ma perché credo che rischiare sui giovani artisti sia più interessante».
Un Saatchi nostrano dunque? No. Leggeri è piuttosto una figura sui generis di produttore-collezionista: costruttore edile dalle forti tensioni innovative e quasi utopiche (suo fu nel 1990 l'esperimento, solo in parte riuscito, delle "case d'autore" affidate a grandi architetti), negli anni ha sviluppato un know how tecnico per la realizzazione d'installazioni complesse per artisti come Vedova Mazzei, Elmgreen e Dragset, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Abramovic, Steve McQueen e molti altri. Un modo per dare una sostenibilità economica alla passione per l'arte, avvicinando gli artisti e le opere da complice e non da acquirente.
Strettamente connessa con questa attività, la propensione al rischio che ha spesso portato Leggeri ad acquistare sulla carta un'opera non ancora esistente. «È lo stesso atteggiamento che si ha verso gli architetti: li si ingaggia sulla base di un progetto, non dell'edificio finito. Perché non dare la stessa possibilità agli artisti?» Un'attitudine "imprenditoriale" verso l'arte, quanto di più lontano si possa immaginare dall'idea speculativa di certo collezionismo: «Non ho mai venduto una singola opera della mia collezione – dice – ma non posso certo sprecare soldi».
Stessa mentalità dietro il progetto ALT - Arte Lavoro Territorio, spazio espositivo che Leggeri inaugura oggi ad Alzano Lombardo (Bg), un modello economico che se funzionerà avrà vinto una scommessa importante: far vivere un progetto culturale a prescindere dalla presenza di un "mecenate" a titolo puramente gratuito. Lo spazio di 3.500 mq – realizzato in collaborazione con Elena Matous Radici e dedicato all'amico Fausto Radici, campione di sci, industriale e collezionista morto prematuramente – è stato realizzato grazie agli utili ottenuti dal piano di recupero dell'ex fabbrica Italcementi costruita nel 1883 e progettata da Ernesto Pirovano (architetto della Stazione e Centrale di Milano), un'operazione del valore totale di 30 milioni di euro. Costato 8 milioni di ristrutturazione, lo spazio sarà aperto gratuitamente al pubblico ma anche affittato per eventi e feste e sarà affiancato da un ristorante a due stelle Michelin a prezzi abbordabili. Inedito, e per certi versi apocrifo per uno spazio non profit, il progetto di commercializzare arte all'interno di un'area-shopping: «Ogni mese il comitato scientifico – costituito da curatori ed esperti tra cui Giacinto di Pietrantonio – selezionerà 20-30 opere al di sotto dei 5mila euro, che saranno messe in vendita al pubblico. Così la gente anziché andare all'Orio Center verrà a fare shopping da noi» scherza Leggeri. L'accordo con le gallerie e gli artisti sarà informale: «Chiederemo una donazione volontaria per sostenere le attività dello spazio a fronte delle opere vendute».
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