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«Comprare, conservare e tramandare nei musei»

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«Comprare, conservare e tramandare nei musei»

«Una collezione è una storia, un progetto culturale e poi è sempre stato forte il desiderio di rendere le opere accessibili a tutti, è la funzione dell'arte, finché rimane in una casa serve poco. Gli eredi non sempre sono d'accordo a donarla, noi abbiamo cercato di prevenire il rischio della dispersione per 1.100 opere d'arte cedendole e regalandole a sette musei. Io e mia moglie Rosa Giovanna ora non possiamo più regalare secondo le leggi dello Stato italiano (non oltre un quarto del proprio capitale, ndr), doniamo ai figli e loro regalano ai musei». L'arte raccolta dal conte Giuseppe Panza di Biumo ha una storia lunga oltre 50 anni, iniziata nel 1954 a New York e proseguita in una costante frequentazione di galleristi e artisti americani. «Ogni anno trascorrevamo almeno un mese a New York» ricorda il conte. Il suo primo acquisto un quadro astratto di Atanasio Soldati da Guido Le Noci a Milano per 100mila lire alla fine del 1955. L'espansione economica dei decenni successivi consentì a Panza di costruire una collezione di Minimal Art tra le più importanti al mondo, oggi in piccola parte esposta a Villa Menafoglio Litta Panza a Biumo, donata nel '96 al Fai, e, in parte, al MoCa di Los Angeles, al Guggenheim di New York e al Museo Cantonale di Lugano. Il motto della sua vita: «comprare, conservare, tramandare». Il primo incontro con l'arte americana fu con Franz Kline attraverso Sidney Janis, comprò «Buttress» del 1956 per 500 $, il secondo con un'opera di Philip Guston e il terzo con una di Richard Diebenkorn per 800 $. «Poco dopo conobbi Mark Rothko e gli altri artisti della Scuola di New York» prosegue. «Gli europei giudicavano l'arte americana provinciale, ma come me in Europa vi erano alcuni precursori come E.J. Power a Londra, che già acquistava Kline e Bruce Nauman, e il barone Giorgio Franchetti a Roma». Dopo l'Espressionismo Astratto, fu la volta della Pop Art e di Robert Rauschenberg, premiato alla Biennale di Venezia nel 1964, e Jasper Johns.
«La crisi del 1964-65 portò una ventata nuova, attraverso Dick Bellamy e Gian Enzo Sperone – prosegue Panza – visitai nel 1967 una mostra di opere di Dan Flavin, con lampade florescenti, ne comprai 12 (a 260mila lire l'una). In tutto ho comprato 27 opere di quest'artista, poi opere di Robert Morris, Donald Judd (per tutte spese 1 milione di $ nel 1999), Carl Andre, Robert Irwin, James Turrell. Acquistavo opere perché pensavo di riuscire a collocarle in futuro nei musei. Nel 1968 entrarono nella collezione Richard Serra, Larry Bell, Bruce Neuman, Sol Lewitt e altri artisti concettuali. Gli artisti minimalisti avevano espresso la capacità della mente di dare una forma a se stessa. La diffusione del Minimalismo è stata lenta, i suoi artisti importanti poco apprezzati dal collezionismo e le sue valutazioni basse fino a pochi anni fa. Ho sempre comprato quello che mi piaceva, confrontavo il prezzo con altri artisti dello stesso periodo che facevano cose paragonabili. Ma comprando un artista al suo esordio il prezzo è sempre buono, si acquista per poche migliaia di dollari».
Rimpianti? «Non aver comprato opere di Agnes Martin, ma all'epoca non avevamo un soldo, e non aver collezionato Arte Povera, pur frequentando alla fine degli anni '60 Sperone a Torino». Dal 1956 al 2000 il conte Panza ha collezionato circa 2.500 lavori. Tra il 1991-92 una parte della collezione degli anni '60-'70 (300 opere) di arte Minimalista, Concettuale e Postminimal fu ceduta al Guggenheim di New York alla metà della stima fatta allora dagli esperti, circa 10 milioni di dollari, altre 350 opere donate e altre 335 date in prestito di lungo periodo. Mentre qualche anno prima, nel 1984 il MoCa aveva acquistato dal conte 80 opere germinali di artisti già affermati (da Fautrier a Kline, Lichtestein, Oldenburg, Segal e Tapies), successivamente Panza ne donò altre 17 degli artisti di Los Angeles. «Ho tentato di fare una donazione di 150 opere di arte minimal al museo di Rivoli nell'84, ma senza successo».
Marilena Pirrelli
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