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Ritorna l'arte che fa riflettere

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Ritorna l'arte che fa riflettere

«Oggi l'importanza museale di questi artisti deve far riflettere sul loro valore» commenta David Zwirner, che dedica al Minimalismo la mostra estiva della sua galleria newyorchese tra la 10th Avenue e West 19th Street («6 works, 6 rooms» fino al 14 agosto). Da anni Zwirner lavora con John McCracken, gestisce il lascito di Fred Sandback e insieme a Iwan Wirth dispone della collezione Helga e Walther Lauffs, che contiene significative opere minimaliste.
L a storia espositiva della Minimal Art comincia alla Green Gallery di New York. Richard Bellamy, conoscitore della giovane scena locale, aprì la galleria nel 1960 con il supporto del magnate dei taxi e collezionista Robert Scull. A partire dal 1963 ospitò varie mostre di Donald Judd, Dan Flavin e Robert Morris, tra cui la famosa personale di Flavin nel 1964 nella quale l'artista espose per la prima volta i neon luminosi. I prezzi erano sui mille dollari, ma non fu venduta nessun'opera. Nel 1965 la galleria perse il sostegno di Robert Scull e dovette chiudere. Judd e Morris passarono a Leo Castelli e Flavin a Kornblee.
Seguirono mostre alla John Daniels Gallery, fondata da Dan Graham alla fine del 1964, e alla Tibor de Nagy, che nel 1965 presentò la mostra curata da Frank Stella «Shape and Structure». Dal 1965 il nuovo punto di riferimento per l'Arte Minimale diventò la Dwan Gallery, gestita da Virginia Dwan-Kondratief e John Weber. Nell'autunno del 1966 la mostra «10», in concomitanza con la prima importante esposizione museale «Primary Structures» al Jewish Museum, segnò il successo della galleria come centro d'innovazione. In seguito alla mostra Carl Andre entrò in programma, seguito nel 1968 da Flavin. Questi dal 1970 fu diviso con Leo Castelli, che oltre a Judd e Morris, trattava le opere di Frank Stella e continuò a sostenere il Minimalismo anche negli anni '70.
«Nell'arco degli anni '70 l'Arte Minimale aveva guadagnato rispetto dai contemporanei e aveva già un particolare riconoscimento a livello museale» ricorda Paula Cooper, che incluse Andre, Flavin, Judd, Robert Mangold e Robert Ryman nella mostra d'apertura della sua galleria a Soho nel 1968.
Negli ultimi anni anche il lavoro con Flavin è diventato più intenso, tanto che nel 2008 Zwirner ha ricostruito la famosa mostra allestita alla Green Gallery nel 1964. «Se consideriamo l'importanza storico-artistica e l'affermazione a livello museale, il Minimalismo sul mercato è sottovalutato» lamenta Zwirner, soprattutto a confronto con movimenti quali la Pop Art e artisti come Andy Warhol e Roy Lichtenstein. Il peso storico è lo stesso, ma il valore economico dei Minimalisti è pari solo al 10% di quello dei rappresentanti della Pop Art. «Il trend è comunque in salita e a lungo termine la discrepanza tenderà a rimarginarsi». Tra gli artisti più sottovalutati Zwirner elenca Flavin, John McCracken e Andre. Il valore economico di Judd è più riconosciuto, anche grazie all'asta di Christie's nel 2006 a New York che ha venduto 35 opere della Donald Judd Foundation per 25 milioni di dollari rafforzando il suo peso sul mercato. «Con la crisi i prezzi sono scesi, tuttavia il Minimalismo rimane forte, perché in questo momento il metro di giudizio torna a essere la storia dell'arte e il museo, non il gusto personale».
Il mercato del Minimalismo interessa in modo consistente anche l'Europa, dove David Zwirner fattura il 40% delle vendite: «In Europa ci sono collezioni fondamentali, per esempio a Schaffhausen in Svizzera, in Italia con la collezione Panza di Biumo e anche in Belgio. I rappresentanti europei del movimento, invece, non sono riusciti ad affermarsi a livello internazionale come quelli americani. C'è sicuramente un potenziale, come nel caso di Reiner Ruthenbecks e Franz E. Walther, ma è un valore su cui i galleristi europei devono lavorare».
In Italia un punto di riferimento per la Minimal Art è stato Gian Enzo Sperone che lavorò con un altro gallerista fondamentale per il Minimalismo in Europa, Konrad Fischer. Oggi alcuni indirizzi utili possono essere le gallerie di Massimo Minini e Alessandra Bonomo per Sol LeWitt, Galleria A arte Studio Invernizzi per Flavin e McCracken, disponibile anche da Massimo de Carlo e Studio la Città.
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