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Minimal Art sottostimata

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Minimal Art sottostimata

«Il mercato dell'arte minimalista è sottovalutato» afferma Mariolina Bassetti, a capo del dipartimento di Contemporary Art di Christie's Italia. «Non è speculativo e si possono ancora trovare importanti lavori a prezzi ragionevoli». Emerso negli Stati Uniti alla fine degli anni '60, il Minimalismo era radicale, intellettuale e difficile. Respingeva la forza emotiva dell'Espressionismo Astratto e l'esuberanza modaiola della Pop Art, sfidando il significato consolidato dell'arte.
Donald Judd, Carl Andre, Dan Flavin e Robert Morris rappresentano il cuore del movimento; Frank Stella, Ellsworth Kelly, Agnes Martin, Sol LeWitt, Fred Sandback, Robert Irwin e Robert Ryman, fra gli altri, sono stati definiti anche Minimalisti. Molti di loro rigettarono tale etichetta, pur restando collegati al movimento per la loro estetica semplificata, impersonale e modulare. Gli scambi, inizialmente limitati a pochi appassionati, non registrano neppure oggi prezzi spettacolari anche se il gradimento è molto più ampio di quarant'anni fa e i valori in costante lievitazione soprattutto per Judd, Flavin, Martin e Stella, presenti in musei, fondazioni e collezioni private di tutto il mondo.
A giudizio di Marc Glimcher, presidente della galleria PaceWildenstein a Manhattan, molti artisti Minimal scoraggiano i loro dealer dall'aumentare i prezzi e resistono attivamente «alle macchinazioni del mercato»; d'altra parte un murales disegnato di Sol LeWitt non è fatto per passare di mano con rapidità e lo stesso artista non gradiva che le sue opere si trasformassero in merce. Judd e Flavin davano indicazioni precise in merito all'allestimento dei loro lavori, mentre le sculture da pavimento di Carl Andre o le installazioni di Fred Sandback richiedono ampi spazi da parte dei collezionisti.
Dominique Lévy, condirettore della galleria L&M Arts di New York, fa notare che l'estetica spoglia del Minimalismo richiama «il gusto contemporaneo» dell'architettura e del design, mentre i lavori più ricercati sono quelli firmati, facilmente riconoscibili e del periodo germinale del movimento. Per Flavin i dieci prezzi d'asta più elevati si riferiscono a opere degli anni '60, quando l'artista sviluppa le sue installazioni di luci fluorescenti. I dipinti geometrici «in gabbia» di Stella degli anni '50 aprono la strada al Minimalismo e toccano cifre più alte dei suoi lavori tardivi e meno noti; le opere più costose in assoluto, però, sono le sculture di Donald Judd (vedi tabellone a pag. 26). Nel 2006, la Judd Foundation consegnò a Christie's New York 36 opere mai apparse in asta: la vendita fu uno strepitoso successo. Nonostante i dubbi sulla tenuta del mercato, molti lavori superarono la stima massima e solo uno non trovò compratori. Un anno dopo si battè il record di 9,8 milioni di $ per un'opera di Judd composta di ferro e plexiglass. Tra i Minimalisti l'unico a raggiungere questi livelli è Robert Ryman; ma si tratta di record occasionali. Gli altri giganti del movimento, Flavin e Andre, quotano al massimo e rispettivamente 1,6 e 2,6 milioni di dollari, una somma più modesta considerato il loro storico prestigio e la loro influenza. Comunque significativa se si pensa che il valore medio di un neon di Flavin è cresciuto 125 volte nell'arco di quarant'anni.
Il mercato dei Minimalisti tiene nonostante la crisi e gli affari sono stati sorprendentemente vivaci ad ArtBasel, dove lo scorso giugno L&M Arts ha venduto un'opera in rame di Judd per poco meno di 4 milioni di $, in linea con gli ultimi record. «Anche nel nostro stand le opere di Ryman e di Martin hanno attratto compratori e stabilito il nostro secondo miglior risultato» conferma Glimcher. In tempi di sobrietà i Minimalisti ritornano.
Brigid von Preussen
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