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Dall'Imperial Guardaroba

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In Primo Piano

Dall'Imperial Guardaroba

di Ada Masoero
Oltre un milione e mezzo di persone hanno visitato la Venaria Reale dall'ottobre del 2007, quando la reggia fu riaperta dopo i restauri: a richiamarle sono la sua architettura superba, opera di grandissimi architetti (da Amedeo di Castellamonte a Filippo Juvarra, che ha lasciato due gemme come la Galleria Grande e la Cappella di Sant'Uberto), e i suoi immensi giardini, splendidamente restaurati anch'essi, non meno delle mostre che vi si tengono. Dopo i tesori egizi sommersi, tocca ora a una piccola e gustosa esposizione che fa brillare gli occhi a tutte le visitatrici, inducendole a lunghe pause sospirose di fronte a ogni vetrina. In quattro sale degli appartamenti da parata trovano infatti posto alcuni gioielli delle tre regine d'Italia: Margherita innanzitutto, sposa di Umberto I (Vittorio Emanuele II restò vedovo prima dell'Unità), nota come la "Regina delle perle" per lo spropositato numero di collane che era solita indossare tutte insieme: secondo la tradizione, una "tassa" pagata con regolarità dal consorte per tacitarla e poter vivere in pace, nella prediletta Villa Reale di Monza, la sua chiacchierata storia d'amore con la milanese Eugenia Litta Attendolo Bolognini. Poi Elena del Montenegro, bella e amatissima moglie dell'infelice Vittorio Emanuele III, ribattezzata a corte "la pastora" perché veniva da quel reame impervio e sperduto, in realtà educata alla corte sfarzosa di San Pietroburgo; infine Maria José del Belgio, colta, ricca di charme, elegante, e assai trascurata dal consorte Umberto II, ultimo re d'Italia.
I fastosi gioielli della Corona, commissionati da Margherita, infaticabile artefice del consenso popolare verso la giovane monarchia italiana, sono chiusi nei caveau della Banca d'Italia, e non ne escono. Ci sono però alcune incantevoli creazioni dei gioiellieri Musy di Torino e Chiappe di Genova, dei patrimoni privati delle regine: tiare, diademi, collane, orecchini, che grazie ad astuti congegni potevano cambiare volto sostituendo i diamanti ora con gemme colorate ora con perle, o scomponendosi in più spille, broche e pendenti. E in apertura, a testimoniare la devozione dei Savoia alla Madonna Nera di Oropa, sfilano le corone della Vergine (due disegnate da Juvarra), l'elaboratissima pettorina gemmata e le gioie da loro donate al santuario montano. Con il centocinquantenario dell'Unità d'Italia ormai prossimo, parte poi da Cortina una mostra che passerà a Milano, Napoli, Torino, Padova, Trieste e, nel 2011, a Roma. Ideata da Vittorio Emanuele di Savoia, evidentemente ben intenzionato a partecipare da protagonista alla ricorrenza "di famiglia", la rassegna rilegge le vicende della casata dal 1861 attraverso dipinti, sculture, gioielli ma soprattutto oggetti privati: il bastone con impugnatura di corno di Vittorio Emanuele II, esempio eloquente del suo ruvido stile di vita, e la sveglia da campo di Umberto II; i corredi e i carnet da ballo delle principesse e le fotografie di famiglia, con l'intento di gettare uno sguardo sulle persone più che sui sovrani, non senza ammiccare all'oggi, con l'ultimo testo in catalogo dedicato al principe "mediatico" Emanuele Filiberto e alla sua giovane famiglia.
Ma in questi tempi grami gli sfarzi passati delle monarchie sembrano andare di gran moda, quasi a risarcirci dei timori del presente: a Montecarlo, in un décor mirabolante che evoca i fasti della corte imperiale russa, va infatti in scena «Moscou. Splendeurs des Romanov», una ricchissima parata di oggetti preziosi sacri e profani, di abiti di corte e di paramenti religiosi gravati da chili d'oro, di dipinti, di mobili (spesso decisamente kistch), cristalli, argenti, porcellane, che testimoniano il gusto slavo e barbarico della Russia fino a Pietro il Grande e poi lo stile occidentale da lui imposto nel primo '700, in uno sfavillio di uova di Fabergé e di gioielli da mozzare il fiato: come la tiara di diamanti e smeraldi di Maria di Serbia (di Van Clef & Arpels, 1880) o il diadema Chute d'eau (ogni goccia degli zampilli ricadenti, un enorme diamante) della duchessa Vladimir. E non basta, perché l'Ermitage di San Pietroburgo ha inaugurato la sua "filiale" di Amsterdam riunendo nella mostra «Alla Corte di Russia» 1.800 oggetti tra dipinti, arredi, gioielli, porcellane e tutto ciò che potesse raccontare l'opulenza dei Romanov, mentre dal 19 settembre lo stesso museo russo (che ha in Italia una sede distaccata a Ferrara) inaugurerà a Prato la grande mostra «Lo stile dello Zar», dedicata all'arte tessile e alla moda della corte di Russia dal XIV al XVIII secolo.
1 «Diademi e gioielli reali. Capolavori dell'arte orafa italiana per la Corte Sabauda», Venaria Reale (Torino), Reggia, fino al 10 gennaio,
catalogo Daniela Piazza;
1 «Casa Savoia. Storia di una famiglia italiana», Cortina d'Ampezzo,
Ciasa de ra Regoles, fino al 19 settembre, catalogo Electa;
1 «Moscou. Splendeurs des Romanov», Monaco, Grimaldi Forum, fino al 13 settembre, catalogo Skira;
1 «Alla Corte di Russia», Amsterdam, Hermitage, fino al 31 gennaio;
1 «Lo stile dello Zar», Prato, Museo del Tessuto, dal 19 settembre al 10 gennaio, catalogo Skira.

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