ArtEconomy24

Richard Ginori a villa Rufolo

  • Abbonati
  • Accedi
In Primo Piano

Richard Ginori a villa Rufolo

di Ada Masoero
Era il 1735 quando il marchese Carlo Andrea Ginori fondava nella sua villa di Doccia, presso Sesto Fiorentino, la prima manifattura industriale di porcellane in Italia. La Toscana poteva del resto vantare una tradizione antica nella lavorazione della terracotta, dagli Etruschi al meraviglioso "ghiribizzo" (così lo definì Vasari) dei Della Robbia. Ma questa era porcellana, "oro bianco", come la si chiamava nel '700, quando gli europei avevano strappato da pochi anni ai cinesi i segreti della lavorazione di quel preziosissimo materiale. La famiglia Ginori avrebbe guidato l'impresa fino al 1896, quando avvenne la fusione con l'industria del milanese Augusto Richard, dando vita alla Richard Ginori. Da allora Richard Ginori ha saputo conservare il suo primato, con momenti vera eccellenza anche nel '900, quando (era il 1923) Gio Ponti ne assunse la direzione artistica, ideando una produzione irripetibile di vasi, ciste, urne, coppe, dalle forme classiche abitate da svagate sirene, languide amazzoni, amorini alati o perfette prospettive rinascimentali declinate nei modi del déco. Dopo di lui sarebbero stati molti i designer del XX secolo chiamati a progettare nuove forme e decori, da Giovanni Gariboldi ad Achille Castiglioni, Enzo Mari, Aldo Rossi, Angelo Mangiarotti, Sergio Asti, Franco Albini, Giorgetto Giugiaro. Le creazioni di tutti loro sono esposte nella sezione dedicata alla porcellana del '900, nella mostra "Il museo Richard Ginori: a new lease on life", appena inaugurata nel chiostro inferiore di Villa Rufolo a Ravello.
Ideata per il Ravello Festival 2009, che ha come tema il "coraggio", la mostra testimonia la volontà costante – e coraggiosa, appunto – di Richard Ginori di innovare, non rinnegando la tradizione ma dialogando sempre con il presente. Volontà oggi più viva che mai, come è provato dalla seconda sezione della mostra, che riunisce in quei magnifici spazi ipogei gli "Inediti", non ancora in produzione, disegnati per Richard Ginori Lab da designer come Paola Navone, Marc Sadler, Setsu&Shinobu Ito, Marcello Panza e Matteo Thun: esposti in lunghe teche candide, questi pezzi ostentano forme nette e inedite, come i piatti "tagliati" di Marc Sadler, con il taglio al vivo di un rosso brillante che accende il candore della porcellana, o i piatti-origami degli Ito, che paiono fatti di fogli di carta piegati e poi riaperti, e decori decisamente anticonformisti, come i ludici trompe-l'œil di Paola Navone, che su piatti dalle forme antiche fa occhieggiare francobolli e cartoline o addirittura scatolette aperte di sardine, fra prove e gocciolamenti di colore, come volesse svelare il processo produttivo delle porcellane decorate.
1«Il Museo Richard Ginori: a new lease on life», Ravello, Chiostro inferiore di Villa Rufolo, fino al 27 settembre.

© Riproduzione riservata