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Forum senza americani

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Forum senza americani

di Gabi Scardi
Berlino, "the place to be" per chi si occupa di cultura contemporanea: cosmopolita e ospitale, ricca di spazi magnifici e abbordabilissimi, vita informale e produzioni artistiche economiche, la città è oggi punto di riferimento e di ritrovo per i 6mila artisti visivi di tutto il mondo che, secondo la stima ufficiale, vi risiedono stabilmente (il numero reale è di gran lunga maggiore), e per innumerevoli professionisti e appassionati del settore. Negli ultimi anni ha inoltre invogliato la nascita di una miriade di progetti, spazi espositivi, attività non profit e musei orientati sulle ricerche più attuali, e ha saputo attrarre un numero altissimo di gallerie. Qui la massima frustrazione è generata dall'impossibilità di seguire tutto ciò che si vorrebbe.
Mancava una fiera all'altezza della situazione, elemento fondamentale nel sistema necessariamente articolato della creazione contemporanea; ecco dunque la settimana scorsa «Art Forum Berlin», svoltasi sotto una veste rinnovata, a partire dalla direzione, ora ambiziosamente affidata a Eva-Maria Haeusler e Peter Vetsch, entrambi fino a poco tempo fa impegnati nella conduzione della prestigiosissima «Art Basel». Tempismo ingrato, con la recessione che, dopo il panico iniziale e un successivo apparente momento di sollievo, comincia ora veramente a farsi registrare: il sistema dell'arte risente sempre delle crisi con qualche ritardo. L'autorevolezza e le capacità dei nuovi direttori si sono espresse nell'organizzazione, nel design e nelle buone condizioni espositive, in una logistica accurata, e soprattutto nell'aver persuaso le gallerie tedesche e berlinesi di punta a partecipare a questa fiera, sino all'edizione scorsa impietosamente disertata da coloro che contano. Le gallerie sono state circa 130, un numero che i direttori intendono mantenere l'anno prossimo. Di queste il 50% tedesche, e di queste di nuovo circa la metà berlinesi, da Esther Schipper a Johnen, a Klosterfelde; a riprova di una forte tendenza alla territorializzazione che riguarda tutte le fiere, a eccezione forse di «Art Basel». Il carattere locale è stato rinforzato dal mercato, anch'esso, in questo caso, estremamente europeo; la mancanza dei collezionisti americani si è fatta sentire e ha inciso sulle vendite. In questa situazione c'è chi ha deciso di giocare il tutto per tutto proponendo il massimo; come Neugerriemschneider che si è presentato con una installazione di Simon Starling straordinaria e di dimensioni museali. O come Spencer Brownstone che proponeva per 28mila euro un'unica opera, un quasi nulla d'immensa poesia: un cerchio nero e lucente di nastro da registratore che incessantemente girava sospeso in aria, mosso da pochi, semplici ventilatori. Molto più numerose, comunque, le opere di dimensioni e prezzo ridotto. Le aspettative di partenza, estremamente basse per via del trend generale, hanno contribuito a far apprezzare i risultati raggiunti e a mantenere buono l'umore generale dei galleristi partecipanti. Felice è chi è riuscito a recuperare le spese. Come è successo all'italiano Franco Soffiantino, che ha venduto un'opera di Jimmie Durham, l'Arc de Triomphe for Personal Use, al Museo Ludwig di Colonia; il cui direttore stesso, Kaspar Koening, ha ammesso essere, il prezzo, estremamente incoraggiante.
La fiera era divisa in tre padiglioni, con un andamento progressivo, dalle gallerie più stabili a quelle più giovani radunate nella sezione «Focus» (qui si sono notate presenze interessanti, come Tulips and Roses, di Vilnius, mentre un premio per lo stand migliore è stato condiviso da Rodeo e September). Tra le gallerie partecipanti a quest'ultima, gli italiani Artericambi, Gentili Apri e Pianissimo; tra gli altri, oltre a Soffiantino, S.A.L.E.S., Perugi e Zero (il gallerista Paolo Zani fa anche parte del comitato scientifico della fiera; proponeva Bodzianowski, che ha venduto, Frosi, Grimaldi e Schabus).
Intorno alla fiera si è verificata una chiara convergenza dell'ambito artistico berlinese, e nel complesso il numero dei visitatori, circa 40mila tra cui collezionisti, direttori di musei, curatori e appassionati, oltre a un grande numero di artisti, fa ben sperare per la prossima edizione. Forse anche per compensare il vuoto temporaneamente lasciato da molti dei grandi collezionisti internazionali, «Art Forum» ha voluto enfatizzare la presenza in città di un numero di notevolissime collezioni, e ha prospettato ai suoi "vip" un programma di visite particolari. Resta il fatto che alcuni dei grandi collezionisti residenti in città, alla fiera hanno ancora preferito il giro delle inaugurazioni nelle gallerie.
Non poteva mancare un programma d'incontri e conferenze, il più atteso dei quali, peraltro, rivolto alla città stessa e seguitissimo, riguardante le modalità della progettata apertura, a Berlino, di una Kunsthalle, che si andrà ad aggiungere agli spazi già esistenti.
Infine, ça va sans dire, c'era una serie di fiere alternative, tra le quali, originale nel concetto e di grande vitalità, «abc - art berlin contemporary», ha presentato, su 64 tavoli, altrettanti modelli miniaturizzati di opere destinate a essere realizzate in dimensioni urbane. Ognuno dei progetti è stato proposto da una galleria, ma ha anche contribuito al dibattito riguardante gli spazi pubblici della città: tema fortemente sentito in questa Berlino ancora tutta in fase di evoluzione.
Ad «Art Forum» è spettato aprire questa incerta stagione; la prova del nove per il mercato sta per arrivare: «Frieze», a Londra, tra il 15 e il 18 ottobre.
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