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Luci accese in Lombardia

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Luci accese in Lombardia

di Ada Masoero
Si chiama «Twister» ed è in effetti una sorta di piccolo e benefico tornado quello che tra ieri e oggi ha investito dieci musei di arte moderna e contemporanea lombardi, alcuni famosi, altri meno noti ma tutti molto attivi, connettendoli fra loro e donando a ciascuno un'opera (oltre a un lavoro "di rete" per tutte le sedi) commissionata ad altrettanti artisti dopo un concorso internazionale, e destinata più che alle loro sale agli spazi che li circondano, come per estendere l'"aura" di ogni museo alla comunità a cui appartiene. L'iniziativa, promossa dalla Regione Lombardia e dal suo assessore Massimo Zanello con Fondazione Cariplo, ha coinvolto la GAM di Gallarate, museo capofila, che ha inaugurato ieri la nuova sede, e, ancora presso Varese, il "Premio Nazionale Arti Visive" di Gallarate, il Museo Bodini di Gemonio e Villa Panza del FAI, nel capoluogo. Del mantovano ci sono la Galleria del "Premio Suzzara" e il MAM di Gazoldo degli Ippoliti; a Bergamo la GAMeC; a Lissone, presso Monza, il Museo d'Arte Contemporanea e a Milano il Museo del Novecento e la Fondazione Stelline (da non perdere, qui e a Lissone, la duplice, bellissima personale di Alberto Ghinzani, primo esempio di collaborazione "di rete", con quelle sue sculture che sono emozionanti metafore del fluire del tempo).
Fra gli artisti di «Twister» c'è chi ha lavorato per "rivelare" alla città l'edificio del museo, come Massimo Bartolini che con Un paesaggio da lontano ha creato per la GAM di Gallarate un "segno" lieve ma evidente, o Mik e Dirk Löbbert, la cui installazione Welcome (per il "Premio Gallarate", anch'essa destinata alla GAM) si impone da lontano. O Carlo Bernardini, che ha acceso le facciate del MAM di Gazoldo con i tracciati di luce di un Codice spaziale. C'è chi invece ha preferito puntare sulla relazione con il pubblico: è il caso di Loris Cecchini che per Suzzara ha inventato un'opera mobile, sorta di infopoint del museo; di Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, che hanno creato un lavoro per i bambini di Lissone (Forse possiamo anche fare una mappa per perdersi) e del gruppo Mme Duplok, con il suo percorso pensato per mettere in relazione gli abitanti di Gemonio con il museo. Anche Lara Favaretto ha creato per Bergamo un'installazione capace di interagire con il pubblico e lo stesso ha fatto Marzia Migliora per il Museo del Novecento di Milano, che inaugurerà tra un anno la nuova sede: un "assaggio" è in Palazzo Reale fino al 22 novembre, è un'inedita rilettura di alcuni capolavori del museo e un omaggio a Roland Barthes, da cui trae il titolo: «Quelli che trascurano di rileggere si condannano a leggere sempre la stessa storia». Più intimiste le scelte di Mario Airò per le Stelline, con il suo Loto, ideato per uno spazio interno di snodo, e di Chiara Dynys che nel tempietto del parco di Villa Panza ha creato Nul, poetico mix di luce e parola. L'opera "di rete" è dell'israeliana Ofri Cnaani: dieci lavori site specific tutti collegati tra loro, destinati a ognuna delle sedi di «Twister».
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