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Bilancio Frieze, i collezionisti tornano a comprare

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Bilancio Frieze, i collezionisti tornano a comprare

  • –di Sara Dolfi Agostini

"I collezionisti sono tornati a comprare" è stato il mantra dell'autunnale settimana londinese (14-17 ottobre) dedicata all'arte contemporanea che riunisce intorno a Frieze Art Fair le più interessanti proposte espositive del panorama galleristico e istituzionale cittadino. Dato che la fiera non si misura in termini di visitatori, circa 60mila confermando i trend degli ultimi anni, Cristina Raviolo, vip manager di Frieze, preferisce guardare ad esempio la fila nel giorno di inaugurazione, con orari d'ingresso differenziati per collezionisti, professionisti e giornalisti. "Tre, quattro anni fa alle 11 del mattino i collezionisti sgomitavano; poi l'anno scorso a un mese dal crack di Lehman Brothers si entrava senza attesa" e infine "quest'anno la fila è tornata e continuava fuori". Altro metro di giudizio i volti "noti", tra cui l'archistar e collezionista Norman Foster, che ha acquistato l'opera "The Walthamstow Tapestry" (2009) di Grayson Perry (Chelmsford, 1960) per 150mila £, appesa allo stand della gallerista londinese Victoria Mirò in versione ridotta a 48mila £; o ancora il collezionista e imprenditore greco Dimitris Daskalopoulos, fresco di nomina nel board of trustees della Solomon R. Guggenheim Foundation, che ha acquistato l'installazione "Untitled from Fantasy in Flight series" (1995) dell'artista afroamericano David Hammons (Springfield, 1943), in vendita presso la galleria Salon 94 di New York al prezzo di 1 , 5 milioni di $. Lavoro che va ad arricchire un corpus di più 400 opere d'arte e potrebbe essere nella selezione espositiva che Whitechapel dedica a questa collezione a partire da giugno 2010.

A sorpresa sono stati numerosi i collezionisti indiani, dato che trova spiegazione nella celebrazione con mostre alla Royal Academy of Arts e alla Lisson Gallery del connazionale Anish Kapoor (Bombay, 1954), astro consacrato dello start system artistico inglese e internazionale. Latitanti, invece, gli italiani, tradizionale zoccolo duro del mercato dell'arte londinese. Due le cause: il ricambio generazionale in primis, per cui si affaccia alla fiera un nuovo gruppo di giovani che si guarda attorno e compra sì, ma non ai ritmi degli storici collezionisti come i coniugi Consolandi di Milano o i Golinelli di Bologna, colonne portanti dell'associazione ACACIA. Ma anche il dispendioso trend privato italiano della costituzione di fondazioni, che allontana dal mercato per alcuni anni – il tempo di ammortizzare le spese – i protagonisti dell'impresa. "Istituzionalizzare è un passo interessante" - prosegue Cristina Raviolo - "quando non solo si mette al sicuro la collezione da un punto di vista fiscale, ma si organizzano mostre con team curatoriali, come nel caso di Stefano e Raffaella Sciarretta, collezionisti che hanno lanciato nel 2008 il progetto della Nomas Foundation a Roma".

A Frieze a livello di vendite si confermano trend conservativi con la riscoperta dei "grandi vecchi" come effetto traino della retrospettiva alla Tate Modern di John Baldessari ( "National City ", 1931; opera a Frieze venduta per 400mila $), a cui si aggiungono nomi come Peter Halley (New York, 1953), star delle piazze di scambio nei ruggenti anni 80 con i suoi grandi dipinti geometrici, e Wallace Berman (Staten Island, 1926 – Topanga, 1976), curiosamente rappresentato dalla giovane galleria Frank Elbaz di Parigi. Prezzi competitivi rispetto a quelli dei giovani e middle career artists sopravvissuti alla crisi finanziaria, come Ugo Rondinone (Brunnen, Svizzera 1963), la cui scultura "A Day Like This Made of Nothing and Nothing Else" (2009) è stata venduta dalla gallerista Eva Presenhuber per 270mila € a Helga de Alvear. La collezionista e gallerista tedesca di nascita e madrileña di adozione è in procinto di celebrare il trentennale della sua attività nel mondo dell'arte: aprirà nel giugno 2010 uno spazio d'arte a Cáceres che accoglierà la Fondazione de Alvear e la rispettiva collezione di 2mila opere d 'arte contemporanea dagli anni 60 fino ad oggi. Sulla scia dei nomi consolidati e con un certo interesse verso l'est, anche la Signora Goetz dell'omonima fondazione di Berlino ha scelto i polacchi Pawel Althamer (Varsavia, 1967; opere da 40–120mila €) e Paulina Olowska (Gdansk, 1976; dipinti da 9-30mila €), Tal R (Israele, 1967; dipinti da 15–80mila €) e Markus Schinwald (Salisburgo, 1973; stampe da 7mila € e installazioni da 40mila €).

Interessato all'altrettanto affermato George Condo (Concord, USA 1957), lo stilista e imprenditore napoletano Ernesto Esposito ha optato, invece, per il canale dell'asta per acquistare due dipinti dell'artista, pagati in totale 130mila £ - buyer's premium inclusi - da Sotheby's e Christie's "al 50 % del prezzo richiesto per le stesse opere dalle gallerie". Collezionista affermato e proprietario di oltre 900 opere d'arte, non disdegna le aste e anzi le definisce un ottimo canale per "snellire il deposito e concentrasi nel tempo su pezzi più grandi e importanti" aggiungendo che "oggi è un po' come essere nel gioco del mercante in fiera, si fanno spesso scambi nell'attività collezionistica". Esposito, acquistando i dipinti di George Condo, ha deciso di liberarsi di opere più piccole comprate molto tempo fa, che oggi valgono 10-15mila € e possono essere per un giovane collezionista un ottimo punto di partenza. Senza che ciò, come era stato nella crisi degli anni 90 che fece seguito al boom e all'internazionalizzazione del mercato dell'arte, pregiudichi l'acquisto in galleria. Lo stesso Esposito ha, infatti, comprato l 'opera "Knock Youself Out" (2007) di Agathe Snow (Corsica, 1976) per 22.500 $ presso lo stand di Peres Project a Frieze.

Sul fronte giovani artisti l'attenzione si è spostata da Zoo Art Fair alla nuova sezione "Frame" di Frieze, che presentava 29 gallerie con one man show e meno di sei anni alle spalle di attività. Bene le rappresentanti dell'East London, con Limoncello che ha venduto a 10mila £ l'opera Emily, Callum, John, Grace, Elizabeth, Paul (2009) di Jack Strange, classe 1984: un'installazione in edizione di 10 con sei laptop che mandavano in loop gli archivi fotografici dei sei ragazzi citati del titolo. L'acquirente era la collezionista londinese e fondatrice del Project Space 176 Anita Zabludowicz. Ottimi risultati anche per Seventeen, che ha fatto il sold out per le nove opere di Susan Collis (UK, 1957) con prezzi da 6 a 35mila £, quasi tutte andate a collezionisti newyokesi. L'italiana Monitor è, invece, in trattativa con un'importante collezione tedesca per la video installazione in 16 mm dell'artista Ursula Mayer (Vienna, 1970) dal titolo "Theatrical Personalities after Mary Wigman and Madame d'Ora" (2008), edizione di 5 e costo 20mila £.

Tra le gallerie giovani habituée di Frieze, si è distinta Zero. Per uno strano gioco del destino è tornata subito a casa l'unica opera scelta dal titolare della galleria milanese Paolo Zani per affrontare il mercato internazionale a Frieze. Il lavoro in questione, un piccolo dipinto di Victor Man (Cluj, Romania, 1974) dal titolo "Aspen" (2009) è stato subito venduto per 25mila € ad una collezione privata milanese. Una strategia un po' troppo prudente o un'idea astuta per cavalcare l'onda dei progetti espositivi in ambito commerciale, ormai un must do di gallerie e direzioni fieristiche eletto a strumento per combattere la crisi accattivando i collezionisti - non più speculatori - rimasti nelle piazze internazionali?

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