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Picasso, spunti d'investimento su carta e scultura

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Picasso, spunti d'investimento su carta e scultura

  • –Di Silvia Anna Barrilà

Si può parlare di un mercato di Picasso partendo dalle sue fasi di produzione o dalle tecniche?
Bisogna fare una premessa: è molto difficile generalizzare per l'opera di Picasso (1881-1973) perché è stato una personalità artistica multiforme. Ha attraversato quasi un secolo cambiando se stesso, il suo stile e le tecniche, intersecando tali stili e tecniche e dimostrando padronanza e sperimentazione al tempo stesso. All'interno di ogni fase ci sono poi diverse momenti che moltiplicano le possibilità di acquisto.

Possiamo dire che i prezzi seguono la cronologia; e le opere più antiche sono le più care?
Certamente è un discorso valido in generale, e anche nel caso di Picasso. Le opere delle prime fasi, del periodo blu, rosa e cubista, sono più rare sul mercato, anche perché sono state fasi produttive più brevi, e sono in gran parte già musealizzate. Sono pochissimi i capolavori attualmente in mani private. Molto richieste e molto rare sono anche le opere degli anni '30, gli anni di Marie-Thérèse e Dora Maar. Le opere dagli anni '50 in poi sono attualmente molto in auge per via di una serie di congiunture che hanno portato alla riscoperta del tardo Picasso, sia dal punto di vista storico-artistico che del mercato. È il periodo in cui Picasso si sente invecchiare, in cui è più vicino all'opera di Matisse, dell'esplosione del colore.

Di quali congiunture si tratta?
Sono vari fattori. Negli ultimi anni abbiamo assistito all'espansione del mercato a livello globale che ha avuto come conseguenza l'iniezione di nuovi compratori tra cui, per esempio, la clientela russa educata all'avanguardia e legata ad una determinata valenza cromatica. Poi gli anni 2004-05 hanno registrato l'esplosione del mercato dell'arte contemporanea. Molto compratori del contemporaneo che si sono rivolti al passato hanno riconosciuto nel tardo Picasso quel flirt con l'arte Pop, con Warhol negli anni '60. E, infine, c'è un maggior numero di opere disponibili sul mercato, anche in ottimo stato di conservazione perché entrate nelle collezioni sono pochi decenni fa.

E le mostre recenti?
Ci sono state alcune mostre che hanno sicuramente influenzato molto il mercato. È un dialogo affascinante che avviene con l'attività espositiva dei musei: i prezzi salgono, cresce l'attenzione, aumentano il capitale e i sostegni per le mostre museali, che a loro volta portano alla crescita dei prezzi. In tempi recenti una mostra fondamentale in questo contesto è stata quella al Grand Palais di Parigi (8 ottobre 2008- 2 febbraio 2009) che ha messo a confronto Picasso con i grandi maestri come Goya e Manet. L'ultima sala della mostra è stata un'epifania per i collezionisti: di fronte a tale confronto hanno avuto la conferma del fatto che Picasso è stato un maestro fino alla fine. La mostra è stata poi esposta anche a Londra. Importante è stata anche l'esposizione "Mosqueteros" di Gagosian a New York (26 marzo – 6 giugno 2009), curata da John Richardson, il biografo di Picasso, che ha raccolto un centinaio di moschettieri, motivo importante nell'ultima fase di vita di Picasso, tema che ha avuto poi successo in asta nel maggio 2009. Per fare un esempio, nel 2005 abbiamo venduto a Londra un moschettiere degli anni '60 per circa 2,7 milioni di sterline. Tale opera è stata rivenduta tre anni dopo per 5,8 milioni di £, raddoppiando il suo valore.

E dal punto di vista tecnico, qual è il segmento su cui investire?
Personalmente sono un'appassionata della carta, per anni ho diretto il dipartimento di opere su carta all'interno del dipartimento impressionisti e arte moderna. Sicuramente questo è un ambito in cui Picasso si è rivelato ancora una volta un maestro per la forza d'innovazione tecnica: qui si possono comprare anche per poche migliaia di dollari delle litografie significative. Guardando anche alle opere uniche, ci sono lavori che partono da 10mila $ fino ad arrivare a milioni di $. Un disegno preparatorio per "Les Demoiselles d'Avignon" vale intorno ai 5-6 milioni di $. Si possono fare degli investimenti straordinari, sensati e accessibili, è una curva che è salita in modo solido.

E le sculture?
Anche in questo ambito Picasso è stato rivoluzionario, ma meno prolifico e quindi le opere sono più rare. È un comparto ancora riservato agli specialisti, ma il mercato della scultura è in questo momento molto in auge, soprattutto dopo la crisi, perché percepito come un investimento solido. Particolarmente significative sono le sculture del periodo cubista, che rappresentano la sperimentazione per definizione e vanno da 1 a 10 milioni di $, ma vengono scambiate per lo più in trattative private, e le sculture degli anni '50, più ludiche e giocose, quasi dei ready made come la capra composta da una corda, un cesto e un tavolo e la scimmia con il suo piccolo, fatta con una macchinina del figlio.

Il mercato di Picasso è stato colpito dalla crisi?
No, è stato assolutamente immune alla crisi. Quando abbiamo un Picasso, lo vendiamo subito. La richiesta è solida perché è un linguaggio universale. Oggi grazie alla globalizzazione ci sono comunque molti compratori rispetto alla caduta del mercato del 1999. In generale il volume delle aste è sceso, ma già dai risultati della scorsa settimana ci sono stati segni di ripresa. Alla prossima asta del 3 novembre a New York metteremo in vendita un pezzo importante, una "Dora Maar" del ‘43, un pezzo significativo sia dal punto di vista storico-artistico che del mercato.

E com'è stato l'andamento del mercato di Picasso in generale?
In ascesa costante. Ho osservato personalmente negli ultimi dieci anni che chi ha comprato un'opera per esempio nel 1998-99 ha visto i prezzi salire 4, 5 o 6 volte fino a oggi. È un mercato che ha seguito una curva solida. I picchi sono stati nel 1997 con la vendita della Collezione Ganz che ha ottenuto risultati straordinari, nel 2004 con la vendita di "Garcon a La Pipe" e nel 2006 con "Dora Maar au Chat".

Come ha gestito Picasso il suo mercato quando era ancora in vita?
È stato un genio del suo mercato. È stato molto attento, affidandolo a pochi mercanti. All'inizio ci sono stati anche collezionisti che hanno acquistato direttamente da lui, ma per gran parte della sua vita Daniel-Henry Kahnweiler (1884-1979) è stato il suo mercante esclusivo, e questi ha documentato in modo quotidiano e puntuale l'attività e le vendite. Quando Kahnweiler non ha potuto agire in Francia per via della guerra, il mercato è stato affidato alla galleria Louis Leiris, ma dietro agiva sempre Kahnweiler. Berggruen riuscì ad avere accesso in modo privilegiato ad alcune opere e anche lui fu importante nel mercato di Picasso.

E chi sono i mercanti di Picasso oggi?
A livello internazionale i più importanti sono Acquavella a New York e Helly Nahmad a Londra. È in queste due città che si svolge principalmente il mercato del maestro spagnolo. In Francia c'è Wildenstein e Alain Tarica. Gagosian sta attualmente investendo molto sull'ultimo Picasso in un'operazione importante per affermarsi in questo mercato. Anche Jan Krugier è un nome significativo.

In che modo viene gestito il lascito da parte degli eredi?
Tutti i figli di Picasso lavorano molto sul lavoro del padre. Picasso è un artista molto ben controllato dalla famiglia, il che è una garanzia per chi acquista. Il catalogo di riferimento per Picasso è lo Zervos, 33 volumi di catalogo ragionato con il 70% delle opere note. È il punto di riferimento per il mercato di Picasso. I figli di Picasso operano un attento controllo delle opere sul mercato, e lo fanno gratuitamente, per proteggere l'opera del padre. Tutte le opere immesse sul mercato devono essere inviate fisicamente a Parigi da Maia Widmaier Picasso, figlia di Marie-Thérèse, e Claude Picasso, figlio di Françoise, per la certificazione. Insieme a Matisse è tra gli artisti meglio gestiti dagli eredi.

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