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Bellezza perversa

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In Primo Piano

Bellezza perversa

di Anna Detheridge
I miti pagani e le narrazioni bibliche nella testa delle donne e degli uomini della nostra epoca si confondono, ma non scompaiono, anzi guadagnano nuova linfa, continuamente riproposti nel mondo della moda e della pubblicità, dando espressione ai desideri più reconditi. E così un racconto fondante per la cultura occidentale quale Adamo ed Eva pian piano si evolve: Adamo scompare dall'equazione diventando nel Novecento lo spettatore stesso, mentre Eva nel suo corpo a corpo con il serpente assume le fattezze di una celebrità quale Nastassja Kinski fotografata da Richard Avedon.
Le celebrità, afferma in sintesi Guillermo Solana, curatore della mostra «Le lacrime di Eros» appena inaugurata al Museo Thyssen Bornemisza di Madrid si comportano come le figure mitologiche dell'Antichità, che non avevano particolari meriti se non quello di assomigliarci in tutte le nostre devianze. E nella mostra che raccoglie e divide per temi circa 120 opere provenienti da tutta la storia dell'arte occidentale, vediamo diverse reincarnazioni di icone antiche quanto il mondo: la modella inglese Kate Moss trasformata in sfinge contorsionista nella scultura in marmo bianco dedicatale da Marc Quinn, oppure il video del calciatore David Beckham di Sam Taylor Wood dove appare quale un novello Endimione, spiato mentre dorme.
Le figure mitologiche attraversano la storia, si trasformano, ma in fondo sono sempre uguali. Studiarle potrebbe aiutarci a comprendere qualcosa di più di noi stessi e delle nostre pulsioni, ma chi ha voluto addentrarsi in questa selva lo ha fatto sempre da solo a proprio rischio. Tra i primi oltre a Freud, è Aby Warburg, ripudiato dai suoi stessi epigoni che più prudentemente si sono limitati alla sfera ben documentata della storia dell'iconologia evitando ogni slittamento fuori dal recinto. Ma le vie trasversali del desiderio che la trasgressione fa salire di grado restano la forza propulsiva del nostro vivere e non possono essere ignorate.
Tra i pochi a contemplare il tema dell'eros è stato Georges Bataille contemporaneo dei surrealisti, con le sue teorie antieconomiche della dépense, compagno di strada dei primi tempi di André Breton con cui condivideva la volontà di esplorare il lato oscuro del desiderio, la sua relazione intima con la morte, la violenza e il sacro. Il nesso tra la mostra e le teorie di Bataille è dichiarato nel titolo che riprende quello del suo testo, Le lacrime di Eros.
In questa coltivazione del desiderio, l'occhio ha sicuramente una parte preponderante che con il passare dei secoli ha elaborato una serie di convenzioni che incanalano e catalizzano il desiderio attraverso il tabù e la trasgressione. Prevedibilmente le estasi, i martiri, le scene di bondage, le morti dolci dei vari santi si sprecano attraverso una quantità di capolavori che comprendono un San Sebastiano del Bronzino, una piccola statuetta in marmo del Bernini della collezione privata dei Thyssen, un magnifico Courbet, le figure languide dei simbolisti. Nella sala intitolata The Kiss dedicata al l'ambiguità della coppia si passa dagli amplessi passionali di Théodore Géricault all'abbraccio vampiresco di Edvard Munch all'orrore di un cannibalismo dipendente nel bronzo di Maria Martins.
Se per la storia dell'arte si intende la somma delle visioni dei grandi artisti allora una mostra come questa allestita per temi non può che appiattire il significato profondo delle opere. Tuttavia ciò che emerge di interessante sono anche i limiti e le ossessioni della cultura occidentale letta attraverso lo sguardo desiderante, che in passato è stato esclusivamente maschile. Il nesso che Bataille traccia tra arte, erotismo, violenza e morte interpreta un linguaggio a partire da una sessualità maschile, dominata dalla propria "piccola morte" nell'orgasmo, che continua a dominare anche l'immaginario delle femmine. Ma se c'è una sfera, forse l'unica rimasta, che contraddistingue il maschio e la femmina, è quella sessuale del desiderio, che forgia i rapporti che intratteniamo con il mondo. Desiderio e morte sono un binomio necessario nel passaggio dalla natura alla cultura o sono forse soltanto una consuetudine culturale che viene da lontano? Il momento della piccola morte maschile è anche quello della raccolta e della fecondazione femminile, evento che prepara il futuro e la continuazione della specie. Un diverso immaginario, sicuramente meno lugubre, potrebbe cominciare da una visione meno fatale legato al destino dell'individuo, come ad esempio la Pietà della Marina Abramovic dove una madonna energica tiene in braccio un Cristo vestito ed esausto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
1 «Le lacrime di Eros», Madrid, Museo
Thyssen Bornemisza, fino al
31 gennaio 2010.

www.museothyssen.org

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