ArtEconomy24

Artissima 16, un bilancio tra luci e ombre

  • Abbonati
  • Accedi
In Primo Piano

Artissima 16, un bilancio tra luci e ombre

  • –di Sara Dolfi Agostini


Niente Jeff Koons o Damien Hirst per Artissima 16, la kermesse torinese dedicata all'arte contemporanea cutting edge, in scena al Lingotto dal 6 al 8 novembre. Qualità a prezzi contenuti il segreto per combattere la crisi, con iniziative vincenti come "The Store", una mostra-negozio curata da Adam Carr con multipli d'artista per tutte le tasche, sold out con ricavi di 8mila euro, e opere d'arte agli stand a prezzi medi di 50 mila €. Una scelta validata tanto per artisti affermati, come il tedesco John Bock (Gribbohm, 1965), di cui sono state vendute sculture da Klosterfelde per 10–12mila €, che per i più giovani come Tessa Manon Den Uyl (Utrecht, 1973), alla Galleria Lia Rumma con le sue grandi fotografie da 3-12mila €, entrate nell'orbita di acquisto di un'importante collezione bancaria lussemburghese. L'offerta galleristica quest'anno era una vera e propria dream list con 127 nomi d'avanguardia - il 50% stranieri e ospiti della fiera (cinque notti in albergo per una persona) - divisi tra Main section (stand da 210 € al mq) e New entries (stand da 160 € al mq). Visitatori fermi a 45 mila presenze, in aumento invece i collezionisti privati partecipanti al vip program, 250 e quasi tutti stranieri, con molte nuove adesioni tra cui i coniugi newyorkesi Joel e Zoe Dictrow e il londinese Charles Asprey.

Tra gli stand, voci entusiaste dai soliti noti Massimo De Carlo e Galleria Continua, ma anche dalla new entry Paolo Maria Deanesi di Rovereto, sold out con l'installazione "Giardino tropicale" (2009) del cubano Diango Hernández (Sancti Spiritus, 1970) andata ad un collezionista lombardo per una cifra intorno ai 50mila €.
In generale, le transazioni sono state lente per molte gallerie italiane e straniere, tra cui la parigina Gb Agency, entusiasta comunque per il pubblico internazionale di curatori e direttori di museo, ben rappresentati nei comitati scientifici per gli acquisti della Fondazione CRT per l'arte contemporanea – che compra per Castello di Rivoli e GAM di Torino - e del FRAC della Regione Piemonte, che hanno speso in fiera rispettivamente 300mila e 150mila €. Si è confermata, invece, un ottimo punto di attrazione la piattaforma curatoriale "Constellations" dedicata alle grandi installazioni, in pole position all'ingresso della fiera, che ha richiamato numerosi collezionisti sul piccolo disegno dell'italiano Seb Patane (Catania, 1970) allo stand della galleria londinese Maureen Pauley, subito venduto per 3mila € il giorno dell'inaugurazione. Meno fortunati i partecipanti della sezione Present Future, 16 gallerie emergenti invitate con un artista da un team internazionale di quattro curatori per un fee forfaittario di 3.300 €. I titolari di Croy Nielsen sono tornati a Berlino senza vendere nulla di Nina Baier e Marie Lund (opere da circa 2mila €), due artiste giovani ma già note al mercato, e anche il gallerista napoletano Umberto di Marino, presente con l'artista Luca Francesconi (Mantova, 1976; opere da 2mila € in su) vincitore del premio Illy Present Future - 10mila € e la progettazione della nuova tazzina della Illy Art Collection – ha registrato grande interesse, ma poche vendite. Colpa forse di un allestimento un po' costrittivo che ha pregiudicato l'appeal commerciale dell'iniziativa, privilegiando la vicinanza allo stand dello sponsor a discapito di aree più strategiche come la vip room, al lato opposto della fiera e adiacente all'entrata.

Inevitabile non accontentare tutti i galleristi in piena crisi economica, secondo Andrea Bellini, direttore della fiera dal 2007, soddisfatto di essere riuscito nell'obiettivo di trasformare Artissima in un "festival dell'arte", capace di creare mercato e indotto economico per la città, ma anche statements culturali inediti come il progetto "Accecare l'Ascolto", che ha portato 15 artisti di calibro internazionale – tra cui Cao Fei e Jim Shaw - in cinque prestigiosi teatri torinesi, totalizzando 7mila presenze.
Il raggiungimento dell'obiettivo è confermato dai dati di gestione della fiera, promossa dalla Fondazione Torino Musei - in rappresentanza di Regione, Provincia e Comune - e costata 500mila €, una somma irrisoria rispetto al modello delle Biennali, diffuso a tappeto a partire dagli anni ‘90 spesso senza alcuna carica innovativa. A Torino il resto dei fondi, 1,5 milioni di €, sono arrivati da sponsorizzazioni tecniche e monetarie di soggetti privati come Grey Goose, Nova Investimenti Immobiliari e Unicredit, intervenuta con 160mila €. "Il segreto è nei contenuti e nella percezione diffusa che Artissima sia un brand che agisce positivamente sull'immagine internazionale della città" ha sottolineato Andrea Bellini, già in trattativa con nuovi sponsor per il futuro della manifestazione.
Anche il pomo della discordia di questa edizione è frutto di una sponsorizzazione: il progetto editoriale "Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sui galleristi e non avete mai osato chiedere", una serie di interviste a galleristi - anche non intervenuti a Torino - curata da Andrea Bellini e finanziata da Nationale Suisse per 35mila €. Il libro, distribuito a breve da JP Ringier in libreria, è stato allegato gratuitamente al catalogo della fiera in 3mila copie che hanno raggiunto vip, addetti stampa e galleristi, suscitando l'ira di 20 gallerie presenti ad Artissima ma non coinvolte nel progetto. Tra i firmatari di una lettera (disponibile sul web) sull'argomento indirizzata alla direzione, il gallerista napoletano Alfonso Artiaco, che pur riconoscendo un clima di ripresa rispetto all'anno precedente e vendite da 3mila a 110mila € per tutti gli artisti portati in fiera, dichiara: "Non è scontato il mio ritorno l'anno prossimo" e aggiunge "attendo chiarimenti su défiances organizzative per capire se la strategia della fiera corrisponda alla politica della galleria". Un impiccio che non smentisce l'elevata qualità di Artissima, ma fa riflettere su un approccio "curatoriale" da valutare sempre rispetto all' intento di una fiera, che è e resta una piattaforma orizzontale di incontro tra domanda e offerta di opere d'arte.

© Riproduzione riservata