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Der große Preis. Kunst zwischen Markt und Celebrity Kultur (Il grande prezzo. Arte tra mercato e cultura della celebrità)

  • –di Silvia Anna Barrilà

Fino a poco tempo fa il successo economico di un artista rappresentava un ostacolo alla sua credibilità. Un personaggio come Julian Schnabel negli anni '80 provocava l'indignazione della critica con le sue apparizioni sulle riviste di life-style e i record ottenuti in asta. Oggi, al contrario, il successo sul mercato è diventato metro di giudizio critico delle opere d'arte – si vedano casi quali Andreas Gursky e John Currin. È da questa premessa che partono le riflessioni di Isabelle Graw, critica d'arte con base a Berlino, editrice della rivista Texte zur Kunst e docente di storia e teoria dell'arte alla Städelschule di Francoforte. Già nelle prime pagine emerge con chiarezza la sua posizione rispetto all'evoluzione del rapporto tra arte e mercato: nonostante la crescente influenza del valore di mercato nel giudizio critico, il valore simbolico di un'opera rimane determinante nella definizione del suo valore complessivo. Inoltre, sebbene l'orientamento generale sia rivolto al mercato, il critico d'arte continua ad avere un ruolo fondamentale nella la nostra società basata sul sapere, in quanto è colui che produce quel valore simbolico a cui gli attori del mercato stessi fanno riferimento per giustificare il valore delle opere. È così che si spiega la scelta di Gagosian di pubblicare un catalogo di legittimazione in occasione della mostra di John Currin (alla cui opera manca secondo l'autrice un forte valore simbolico) con testi di uno storico dell'arte quale Norman Bryson.

Quest'inno alla critica d'arte percorre tutto il libro fino all'ultimo capitolo. Tuttavia l'autrice dichiara di non voler mettere in atto un lamento culturale. Il suo scopo è di esporre i fatti, ordinarli in un sistema teorico e dimostrarli sulla base di esempi dedotti dall'osservazione della scena artistica attuale. L'autrice asserisce di rifiutare sia la posizione mercato-euforica che quella mercato-fobica, anche se tale atteggiamento super partes è spesso contraddetto da giudizi negativi rispetto alle aste e alle fiere.

Graw costruisce un ampio discorso che tocca varie tematiche basandosi sul continuo riferimento a filosofi quali Pierre Bourdieu, Karl Marx, Walter Benjamin, Theodor W. Adorno, Michel Foucalt, Paolo Virno e Antonio Negri. Tale abbondanza di citazioni, insieme alla scelta di un vocabolario particolarmente complesso e alla regolare ripetizione di assunti e concetti, rivela la volontà di ascriversi in una tradizione critica consolidata.

E partendo dal riferimento a Bourdieu l'autrice spiega il rapporto tra arte e mercato, definito come la relazione di due elementi polari che si attraggono e si respingono allo stesso tempo influenzandosi l'un l'altro. Il caso di Gustave Courbet, rifiutato dal Salon di Parigi nel 1847, ma apprezzato da critici quali Champfleury, Baudelaire e Castagnary, esemplifica l'evoluzione di tale rapporto: mentre Bourdieu leggeva nel caso di Courbet la profonda divisione tra valore di mercato e valore simbolico, Graw sostiene che sia proprio il rifiuto del Salon a far crescere la credibilità simbolica. Alla relativa autonomia dell'arte rispetto all'economia promulgata da Bourdieu, Graw contrappone la cosiddetta relativa eteronomia dell'arte, dovuta alla dominanza del sistema economico nella società. Anche l'espansione del sistema neoliberale nella vita e il controllo della sfera privata da parte del potere si riflettono nell'arte: l'artista è considerato un fornitore di vita eccezionale, in quanto arte e vita sono strettamente connesse, e il suo ruolo va a somigliare sempre più a quello delle celebrità del mondo dello spettacolo, il cui prodotto coincide con la persona. In questo contesto l'atteggiamento che l'artista deve assumere è quello di uno scambio costruttivo con il mercato attraverso quello che l'autrice definisce un "gesto mercato-riflessivo", esemplificato nella persona e nell'opera di Andy Warhol.

Il saggio di Isabelle Graw è stato ispirato dal boom dell'arte contemporanea, ma la fine della sua redazione è coincisa con la fine del boom stesso. È quindi con una previsione sugli esiti della crisi che l'autrice conclude il suo discorso: il valore di mercato e il valore simbolico si comportano come vasi comunicanti e per questo si può affermare che la crisi non porterà alla completa rottura del mercato dell'arte, bensì alla crescita del significato del valore simbolico, che di conseguenza renderà possibile la crescita dei prezzi in alcuni segmenti.

Intervista all'autrice Isabelle Graw



Autrice: Isabelle Graw
Titolo: "High Price. Art Between the Market and Celebrity Culture"
(Il grande prezzo. Arte tra mercato e cultura della celebrità)
Anno di pubblicazione: 14 novembre 2008
Casa editrice: Dumont Buchverlag
Pagine: 256
Lingua: Tedesco
Prezzo di copertina: € 19,90
ISBN: 978-3-8321-9007-1
"High Price. Art Between the Market and Celebrity Culture" tradotto dal tedesco da Nicholas Grindell Sternberg Press Gennaio 2010, Inglese 13.8 x 21.4 cm, 248 pp., 23 illustrazioni in bianco e nero, copertina morbida, ISBN 978-1-933128-79-5

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