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Fiera con «conversations»

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Fiera con «conversations»

di Pia Capelli
Art Basel Miami Beach, la fiera d'arte contemporanea che ogni anno a dicembre porta in Florida i patiti di installazioni sgargianti e mondanità a bordo piscina, è da sempre un'esperienza coinvolgente. Ma quest'anno promette di diventare, come si dice di alcuni musei, ancora più "diffusa", allargando le sue allegre spire all'intera South Beach. Sarà che deve riempire i vuoti lasciati dalle mille fierine satellite proliferate dentro hotel e negozi prima della crisi, sarà che ha bisogno di un'annata felice per bilanciare l'annus horribilis della città, sovrastata da cento grattacieli abbandonati a metà strada. Fatto sta che non si è mai vista un'edizione come questa: 250 gallerie da 33 paesi di cinque continenti (da quelle parti l'America Latina fa numero a sé), più di 2.000 artisti che espongono dipinti, disegni, sculture, installazioni, foto, edizioni d'arte e video. Con prezzi che variano da poche centinaia di dollari (ma ci vuole occhio per scovarli) a parecchi milioni. Nei suoi otto anni di vita infatti Basel Miami ha attirato un collezionismo prevalentemente sudamericano e statunitense che punta su pezzi riconoscibili e nomi noti: si venderanno certamente bene i grandi nidi dell'argentino Thomas Saraceno che sono piaciuti in Biennale, le installazioni pensili del brasiliano Ernesto Neto, gli alberi-scultura del messicano Gabriel Orozco. Il Novecento qui porta le firme di Miró, Matisse, Picasso, Giacometti, Warhol, Calder, si va sul sicuro.
Ma ci sono anche molte novità. Da giovedì 3 a domenica 6, chi sbarca a South Beach (40mila i visitatori attesi) non si limiterà più a fare la spola tra il Convention Center e Collins Park, ma avrà a disposizione un'area ben più ampia. Sul cosiddetto Oceanfront, dove gli anni scorsi si faceva la fila per entrare nei container di arte giovane di Art Positions, per l'ottava edizione è stata creata dall'artista californiana Pae White una piccola metropoli colorata che di giorno ospita le Conversations, cui prendono parte artisti e critici come Ai Weiwei e Hans-Ulrich Obrist, e di notte diventa invece il punto di ritrovo rock. Si parte con i concerti di Art Loves Music, si prosegue con i festival di performance, film d'arte e video. Tutta la zona tra la spiaggia e la fiera sarà costellata dagli Art Projects, allestiti all'aperto come progetti d'arte pubblica, di Santiago Sierra, Rirkrit Tiravanija, Franz West.
Le gallerie italiane presenti a Miami sono ben 13, tra cui 4 new entries (Artiaco, Cortese, Prometeogallery e Lia Rumma), segno di una rinnovata vivacità di mercato capace di muovere i dealer di casa nostra, reduci dalla maratona Artissima-Fiac-Paris Photo.
La fiera però apre tardino, a mezzogiorno. Che si fa prima? Ci si intrufola nella Miami dei collezionisti: le famiglie Margulies, Rubell, Cisneros, de la Cruz, aprono ai comuni mortali le porte di magioni miliardarie e musei privati, offrendo il breakfast in spazi espositivi che competono con quelli pubblici. Oppure si va per musei: Guillermo Kuitca al Miami Art Museum, William Kentridge al Norton, Raymond Pettibon e Sylvie Fleury al World Class Boxing. In contemporanea, il Design District ospita la quinta edizione di Design Miami, dall'1 al 5 dicembre, con relativi vernissage, feste all'aperto e cene esclusive, anche se i budget sono più stringati di un tempo e non si vedranno più piovere salmone e champagne all'hotel Delano. Ma i pendolari dell'arte non se ne curano: hanno già fatto le valigie estive per la vip preview di mercoledì. Non resta che sperare nel meteo.
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