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Chi sostiene gli artisti sudamericani

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Chi sostiene gli artisti sudamericani

  • –di Irina Zucca Alessandrelli

Al MoMA si avverte una presenza sempre più costante di artisti sudamericani. L'anno scorso è stata organizzata New Perspectives in Latin American Art:1930-2006, una grossa mostra su due piani che, come un manuale di storia dell'arte moderna vista dal Sud presentava foto, disegni, scultura e pittura dalle collezioni del MoMA. Già Abby Aldrich Rockefeller co-fondatore del MoMA, insieme al mitico direttore Alfred Barr aveva donato disegni e dipinti di importanti artisti latinoamericani come Diego Rivera e Josè Clemente Orozco. Poi, nel corso del secolo scorso Nelson e David Rockefeller avevano continuato queste donazioni. Nell'ultimo decennio, altre 500 opere di arte latino americana e caraibica sono entrate nella collezione grazie a fondi di privati come Patricia Phelps de Cisneros e Agnes Gund. L'inverno scorso, l'artista Vik Muniz (nato in Brasile nel 1961), era stato invitato a presentare i pezzi preferiti dalla collezione di arte e design del MoMA, sotto forma di rebus- percorso che lo spettatore doveva decifrare. Ad aprile 2009, una ricca retrospettiva di León Ferrari (nato in Argentina nel 1920) e Mira Schendel (brasiliana, nata in Svizzera,1919–1988) aveva fatto luce sull'arte del Sud America della seconda metà del Novecento.

Il 13 dicembre si inaugura una grande mostra di Gabriel Orozco, un grande classico degli anni Novanta (1962, Messico).
Perché il museo più importante degli Stati Uniti, dove niente accade per caso, dedica tutta quest'attenzione al Sudamerica? Chi c'è dietro queste mostre?
Di certo la parte del leone la fanno Estrellita Brodsky, moglie del superguru immobiliarista Daniel Brodsky e il neo curatore di arte latinoamericana (non esisteva la carica fino al 2006) Luis Perez Orama. Estrellita Brodsky, distinta signora di 57 anni dell'Upper East di origini venezuelane, è la finanziatrice permanente di questa nuova carica curatoriale al MoMA. Per avere un'idea dell'ordine di grandezza delle donazioni Brodsky, 500mila dollari all'anno sono destinati solo ai finanziamenti minori, divisi tra la New York University, il Metropolitan, il Museo di Storia Naturale,il New York City Ballet e altre istituzioni. Madame Brodsky, Esty per gli amici,oltre ad avere finanziato la carica di curatore di Arte latino americana per due anni alla Tate, è anche collezionista di arte sudamericana, oltre che chairwoman d'onore della fiera Pinta di New York (solo per l'arte sudamericana). Come studiosa della materia presso la New York University, ha da poco terminato la sua tesi sulla Parigi del secondo dopoguerra, dove gli artisti Jesús Rafael Soto (Venezuela, 1923-2005) e Julio Le Parc (Argentina, 1928) si relazionarono alle avanguardie europee.

Quanto si sa negli Stati Uniti dell'arte sudamericana?
Di sicuro gli artisti che sono da decenni notissimi in Sudamerica, sono ancora pochissimo conosciuti in America e mediamente conosciuti in Europa, proprio per gli scambi che sono avvenuti a Parigi dal dopoguerra agli anni Sessanta. Ultimamente, ci sono state molte persone, per lo più collezionisti, che hanno incoraggiato i musei a comprare gli artisti sudamericani per le loro collezioni. Questo in Europa è successo alla Tate Modern e al Centre Pompidou, in America al MoMA, al Museum of Fine Arts di Houston, al LACMA di Los Angeles. In generale, negli Stati Uniti oggi c'è un grande interesse per l'arte latinoamericana e non si assiste più ad una separazione dell'arte dal suo contesto originario. La generazione contemporanea di artisti sudamericani, grazie alle fiere e alla facilità di viaggiare, sta avendo molta più attenzione di quelle precedenti attraverso un mercato dell'arte globale.

Qual è il suo ruolo di promotrice d'arte sudamericana al MoMA.
Al MoMA,dove la divisione dei dipartimenti è basata sui media, non sulle aree geografiche, il Dipartimento di Arte latino americana è piuttosto un'eccezione. In un mondo ideale non ci dovrebbe essere bisogno di un curatore di Arte latino americana perché ogni curatore dovrebbe tenere presente le diverse zone di produzione artistica nel mondo. Questa è la mia speranza per il futuro, ma oggi non si è ancora compresa l'importanza delle figure artistiche del Sud America, ecco perché ho voluto dare un aiuto. Luis Perez Orama è bravissimo perché riesce a occuparsi dell'arte ‘locale' in relazione ai grandi movimenti artistici nei diversi stati del Sud America.

Glenn Lowry, il direttore del MoMA l'ha definita sul New York Times una donatrice "esigente nella migliore accezione del termine". Quale è il suo ruolo all'interno della programmazione di mostre?
Sì, ho tradotto la definizione di Glenn come "è una rompiscatole", detto nel più carino dei modi. In ogni caso, al MoMA sono stati molto flessibili, io posso proporre degli artisti e loro possono accettarli o no, ma sono molto aperti al dialogo. La creazione di un dipartimento di arte latino americana significa che il museo prende l'argomento in grande considerazione. Il fatto che, la mostra su Gabriel Orozco sia curata da Ann Tempkin del Dipartimento di Pittura e Scultura e, non dal curatore di arte latino americana, è un'ulteriore conferma di questo interesse. Il dipartimento che ho finanziato è stato accolto con molto entusiasmo, dagli artisti e dai collezionisti. Riguardo alle acquisizioni e le donazioni di nuovi pezzi, si passa dal comitato delle acquisizioni, ma c'è molta apertura alle mie proposte.

E' stata anche madrina d'onore della fiera Pinta, tenutasi a novembre qui a New York e ha avuto un ruolo chiave nel fundraising per il Museo del Barrio di arte Latino Americana e Caraibica (il galà ha fruttato circa 500mila dollari). Che cosa resta da fare per promuovere gli artisti del Sud America?
C'è un estremo bisogno di incoraggiare il sistema delle gallerie nel Sud America, perché per promuovere gli artisti, non basta il supporto al singolo. Spesso le gallerie sudamericane non hanno accesso al mondo dell'arte internazionale e lavorano su un piano molto locale. Per esempio, ho visto a Pinta giovani artisti del Perù che non conoscevo assolutamente. Sono anche molto legata al Museo del Barrio, perché credo nel loro programma specifico sull'arte sudamericana e dei Caraibi. E' fondamentale non solo includere quest'arte in un contesto globale, ma anche concentrarsi sulle peculiarità di quest'arte, e dei movimenti nei diversi stati del Sudamerica.

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