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Valeria Napoleone: l'arte delle donne ha prezzi diversi

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Valeria Napoleone: l'arte delle donne ha prezzi diversi

  • –di Margherita Remotti

Punta sulle donne da sempre, con una visione pionieristica dell'arte che l'ha guidata verso una raccolta eclettica, attenta e appassionata, proprio come lei. Valeria Napoleone, italiana naturalizzata a Londra da diversi anni, inizia a collezionare a New York alla fine degli anni '90, dopo un Master in "Art and Gallery Administration" al Fashion Institute of Technology. È qui che comincia il suo entusiasmante viaggio nel mondo dell'arte contemporanea, che la porterà sempre di più a stringere amicizie con le artiste, fil rouge del suo lavoro di promoter per l'arte contemporanea: è presente anche con attività di fund-raising in numerose istituzioni di Londra, tra cui Studio Voltaire e Chisenhale Gallery, ed è Committee Member, tra gli altri, della Whitechapel Gallery e del Camden Arts Centre.

Come è nata la decisione di focalizzare la sua intera collezione sul lavoro delle donne?
Ho acquistato il primo lavoro nel '98, una foto in bianco e nero di Carol Shafford, pagandolo 500 dollari. È stata un decisione spontanea, presa d'impulso. Non c'è un vero e proprio ragionamento dietro alla decisione di collezionare donne. Sono sempre stata naturalmente attratta dal lavoro delle artiste. Negli anni '90 a New York, c'erano artiste che hanno aperto strade completamente nuove nell'arte contemporanea, mostrando punti di vista diversi dell'ambiente domestico, come Barbara Krueger, Cindy Sherman o Sarah Sze. L'arte deve colpire, sorprendere, e il loro lavoro mi ha sorpreso. Così mi sono detta: 'finché non esaurisco la lista delle donne da collezionare continuo a farlo'. Ce ne sono talmente tante che non ho smesso neanche dopo 12 anni!

In generale, a quali artiste guarda di più?
Sono sempre molto attenta alle giovani emergenti, perché voglio dare supporto a chi non ha ancora grandi risorse. Anche qui la capacità di sorprendere gioca un ruolo fondamentale, come anche i linguaggi, che ora variano in maniera incredibile. Per questo amo come l'arte interagisce con le case, con il vissuto quotidiano. Trovo molto più stimolante vedere le opere in un ambiente domestico piuttosto che nel classico 'white cube'.

A quali opere di artiste della sua collezione è maggiormente legata?
Personalmente ed emotivamente sono molto legata al primo dipinto che ho acquistato: Ghad Amer, "Colour Blanche", pagato 5.200 sterline nel '97. È stato proprio il rapporto che ho creato con lei, la nostra amicizia, a fare in modo che tutte le mie scelte future si orientassero in questo senso. È una donna e un'artista straordinaria e in tutti questi anni siamo cresciute insieme, ognuna nel proprio ambito. Sono molto fedele alle mie artiste, le supporto nei loro progetti con il mio lavoro, oltre a comprare le loro opere.

Crede che il lavoro delle donne si differenzi da quello degli uomini nell'arte?
Dipende molto dagli artisti. Ghada Amer, ad esempio ha un linguaggio molto specifico, che ha dato la direzione a tutta la mia collezione, assieme a Shirin Neshat (pagata 3.500 dollari nel '98), Margherita Manzelli (3mila sterline nel '99), Lisa Yuskavage (15mila dollari nel '99) e Andrea Zittel (della quale un'installazione a muro è stata pagata 18mila dollari nel '99). Le artiste donne hanno un bagaglio molto preciso e ho deciso di dare supporto a una realtà che nel passato ha sofferto di discriminazione nelle gallerie e nei musei, e che ancora ne soffre.

Rispetto agli ultimi periodi di crisi, in che modo ne ha risentito il mercato dell'arte al femminile?
Il mercato non ha guardato tanto al femminile o al maschile. Hanno perso tutti gli artisti che non avevano solidità alle spalle, così come certi galleristi, mentre gli altri sono sopravvissuti. La vera arte infatti sopravvive sempre alle crisi, perché in questo caso la produzione non ha a che fare col mercato. Ovviamente gli uomini hanno sempre prezzi più alti delle donne. C'è ancora molta paura ad investire sulle donne, c'è il terrore, ad esempio, che se diventano madri possano rallentare la produzione, essere meno concentrate sulla loro arte, etc… Guardiamo John Currin e Lisa Yuskavage: il loro lavoro ha aspetti molto simili, ma lui ha prezzi ben diversi! C'è ancora molto da fare per parificare la situazione.

Ha un limite di spesa o continua ad acquistare anche quando i prezzi salgono?
Ho un mio price-point che va dai 3mila a un massimo di 30mila euro, che ho raggiunto poche volte e raramente superato. L'importante è la qualità e non mi interessa avere un'opera qualsiasi pur di avere un certo nome in collezione. L'arte è la mia passione, non un investimento e se i prezzi si fanno troppo alti non fanno più per me. Per me collezionare non è soltanto avere delle belle opere, è un processo: leggo tutto sull'artista, parlo con il gallerista, conosco l'artista, ci parlo, mi informo e da qui possono nascere bellissimi percorsi che mi permettono di seguirla per anni, di stringere amicizie, come anche invece sfociare nella decisione di non comprare niente. È come un innamoramento. Amo l'arte contemporanea proprio perché mi permette di avere questo dialogo. Ciò che conta di più in questo mondo è il talento e io mi sento privilegiata nell'essere a contatto con tanti talenti.

E il suo talento qual è?
Il mio è più intellettuale: è l'energia di curare la mia collezione e di fare da tramite per creare nuovi incontri che sfocino in nuove situazioni a favore dell'arte contemporanea.

A quali artiste guarda maggiormente in questo momento e a quali prezzi?
Consigliere di stare tra i 5 e i 15mila euro per opere importanti di artiste ancora giovani, ma non del tutto alle prime armi. Il lavoro deve avere già una certa consistenza, con almeno una o due personali in galleria. Per questa fascia di prezzo, si possono acquistare opere di Ellen Gronemeyer, giovane artista tedesca, Rebecca Morris di Los Angeles, Manuela Leinhoß, sempre tedesca e di una giovane e promettente filmaker come Lucille Desamory di Berlino, che ha maturato molta esperienza con la più celebre Lucy McKenzie.

Qual è il suo acquisto più recente?
Nina Kanell, una giovane svedese di cui ho acquistato due bellissime installazioni con luce al neon (rispettivamente per 8mila e 16mila sterline) e Frances Uprichard, di cui ho preso un'importante scultura pagata 10mila sterline.

Quali sono le piazze più aperte al mercato dell'arte al femminile dal suo punto di vista?
Credo che a Londra, ancora più che a New York o Los Angeles, ci sia la più grande comunità di donne artiste provenienti da ogni parte del mondo: tutte mie amiche, che vengono regolarmente a casa mia e si trovano a cenare con dietro le loro opere! Sempre a Londra, la comunità femminile dell'arte è notevolmente aumentata anche tra le curatrici, le direttrici di musei, le galleriste, eccetera. E poi c'è anche Berlino, una città che negli ultimi anni ha permesso, soprattutto agli artisti più giovani, di vivere e affittare spazi a prezzi molto più vantaggiosi di Londra.





Andrea Zittel, "a-z time trials", installazione acquistata per 18mila dollari nel 99












Ghada Amer, "colour blanche", il primo dipinto acquistato dalla collezionista per 5200 sterlien nel '97











Mai-Thu Perret, "white sand", installazione acquistata per 45mila dollari nel 2008


















Nicole Eisenman, "Brooklyn biergarten II", dipinto acquistato per 30mila dollari nel 2008















Margherita Manzelli, "neobros", dipinto acquistato per 3mila sterline nel 98

















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