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Calano i furti, boom di falsari

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Calano i furti, boom di falsari

Valgono 165.446.330 euro i beni culturali recuperati o sequestrati nel 2009 dal Comando Carabinieri tutela patrimonio culturale (Tpc) con oltre 19mila pezzi recuperati (+59,4%), oltre a quasi 40mila reperti archeologici (-10,4%) e 15mila beni di natura paleontologica (+350%), altri 17 milioni di altri beni sequestrati, mentre ammonta a 33.842.660 euro il valore dei falsi sequestrati. L'attività operativa, presentata giovedì 14 gennaio a Roma, registra un calo del 14,5% dei furti d'arte in Italia e, nel dettaglio, del 15,3% presso privati, del 29% presso i musei e del 11,5% nelle chiese. Ma il business legato ai traffici illegali di oggetti d'arte e di archeologia fa gola, ladri e tombaroli si organizzano sempre di più in batterie, aumentano falsi e falsari, e la criminalità organizzata vi trova un settore dove ripulire denari da attività illecita.
Al top delle regioni più bersagliate rimane il Lazio, seguito dalla Toscana (nel 2008 era terza anticipata dalla Lombardia) e poi dalla Lombardia e dal Piemonte. Crollano addirittura gli scavi clandestini accertati (-76%): solo 58 nel 2009 a fronte dei 238 del 2008, i 207 del 2007, i 216 del 2006. Purtroppo però è aumentato il numero delle denunce ai danni di tombaroli, anche organizzati tra loro. La maglia nera degli scavi clandestini va alla Sicilia, seguita dalla Campania e ancora una volta dal Lazio.
Sempre fiorente il settore dei falsi – tendenza ormai consolidata – che registra un aumento esponenziale delle persone denunciate (+424% rispetto al 2008) a fronte di un calo dei sequestri (da 2.328 nel 2008 a 1.483 del 2009 pari a -36%). Tra tante tendenze consolidate, si affaccia una novità: la crescita esponenziale del mercato illecito di beni culturali via web. Nel biennio 2008-2009, ha racconta il generale Gianni Nistri, il monitoraggio sui siti fatto dai Carabinieri dei beni culturali ha portato al sequestro di oltre 42mila beni di vario tipo. In gran parte si tratta di monete, libri, documenti d'archivio, ma anche reperti archeologici. Ma la vera particolarità, sottolinea il generale, è che per il 78% le persone coinvolte in questi traffici sono liberi professionisti, accompagnati da un 9% di impiegati, «non criminali incalliti, quindi, bensì colletti bianchi, se non ignari quantomeno incuranti» dei riflessi penali di quest'attività. «Servirebbero interventi, accordi con le principali piattaforme», indica Nistri, per pensare magari ad un "pop up" che metta in guardia il cliente.
Marilena Pirrelli
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