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«Ho lavorato per questo ruolo, uscirò dal business»

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«Ho lavorato per questo ruolo, uscirò dal business»

È Jeffrey Deitch, classe 1950, il gallerista-advisor-curatore newyorkese, il nuovo direttore del Moca, Museum of Contemporary Art di Los Angeles, con mandato di cinque anni a partire dal 1° giugno. Votato all'unanimità dal comitato di ricerca – 10 membri del board del museo, tra cui l'influente collezionista Eli Broad, e il presidente della Andy Warhol Foundation Joel Wachs –, Deitch integra sensibilità artistica e intuito imprenditoriale, lui che ha curato mostre di rottura come «Post Human» (1992) e fondato il settore dell'art advisory in Citibank (1979), dopo un Mba tra i banchi dell'Harvard Business School.
Se l'aspettava?
Mi sono preparato molto, ho lavorato tutta la mia carriera per questo ruolo.
Quali gli obiettivi per il 2010?
L'espansione della collezione e il rafforzamento del museo, supportando lo staff curatoriale affinché possa continuare a sviluppare ottime mostre storiche.
Maria Arena Bell, presidente del board del Moca, ci ha parlato del suo progetto visionario per il museo, 40 pagine con cui ha sbaragliato i 12 candidati giunti alle ultime battute, tra cui Lisa Phillips, direttrice del New Museum di New York. Quali sono i suoi assi nella manica per il compito più arduo: attrarre donazioni finanziarie e collezioni importanti?
Farò leva su due elementi: anzitutto, la reputazione internazionale del Moca e il prestigio della sua collezione (6mila opere), un'eredità formidabile. Quindi, l'eccitazione che provano le persone di fronte a progetti nuovi e proiettati al futuro. Ho molte idee e attingerò dalla mia estesa cerchia di amici – artisti, curatori, designers, stilisti – per innescare un dialogo internazionale e realizzare progetti entusiasmanti, che saranno anche fuori dalle mura museali, nella comunità di Los Angeles o all'estero.
Chiuderà la galleria Deitch Projects, aperta nel 1996 con la performance di Vanessa Beecroft, oggi con tre spazi espositivi. Ha già affrontato il tema con gli artisti?
Con alcuni. Una dozzina di loro sono stipendiati o hanno in corso progetti specifici da me finanziati e dalla prossima settimana sarò a New York per incontrare personalmente tutti e gestire al meglio questi mesi di transizione.
Si dice che passerà la gestione della galleria ai suoi assistenti...
Sono aperto a tutte le opzioni possibili: magari qualcuno di loro vorrà continuare il programma della galleria, o invece saranno amici a mostrare interesse ad intervenire.
Come risolve il conflitto di interessi con la sua attività commerciale di art advisor?
Non lavorerò più nel business dell'arte contemporanea, nè rappresenterò artisti.
Sara Dolfi Agostini
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LE REAZIONI
Feedback a caldo dal mondo dell'arte
«Condivido la scelta del Board del Moca di uscire fuori dagli schemi per la ricerca. Jeffrey è molto esperto e intelligente, non ultimo ha indossato molti "cappelli" nel mondo dell'arte. Con il suo ampio bagaglio di competenze, penso che sarà capace di gestire questo compito al meglio e non vedo l'ora di averlo come collega». Così commenta l'annuncio Ann Philbin, direttore Hammer Museum, Los Angeles. Francesco Vezzoli, artista e protagonista della «one night only», performance con Lady Gaga e il balletto del Bolshoi al 30° Gala Annuale del Moca, che ha contribuito a raccogliere per il museo 4 milioni di dollari a novembre afferma: «La sua mostra "Post Human" ha fortemente influenzato la mia visione dell'arte contemporanea, pertanto non posso che reagire con piacere alla sua nomina, la trovo una scelta inaspettata, coraggiosa e soprattutto non ipocrita». La gallerista Emi Fontana, fondatrice del progetto no profit West of Rome a Los Angeles, confessa: «La notizia circolava clandestinamente già dal 7 gennaio, ma il nome di Deitch non era nelle shortlists e si pensava ad uno scherzo. Poi la conferma e lo shock iniziale non solo mio, ma anche di molti curatori come Hans Ulrich Obrist che si trovava a Los Angeles in quei giorni. L'evento ha dei precedenti storici come Walter Hopps, che era gallerista prima di diventare direttore del Pasadena Art Museum e curare la prima mostra retrospettiva di Duchamp nel 1963. Eppure, in un sistema dell'arte "corporate" come quello di oggi, in cui i ruoli si sono codificati sulla spinta del boom economico degli ultimi dieci anni, la nomina di Deitch è emblematica del cambiamento dei tempi e lui si configura come un perfetto "game player". Il problema del conflitto di interessi c'è, ma alla fine è la persona che conta, le sue qualità e la sua onestà, su cui Eli Broad (membro del Board del Moca, ndr) penso possa mettere la mano sul fuoco visto che ha comprato da lui molte opere della sua collezione. Il fatto che possa chiamare artisti che sono passati dalla sua galleria è, invece, un falso problema perché ormai gli artisti che passano nei musei sono gli stessi che hanno successo commerciale. L'unico rischio spunterebbe se volesse togliere potere al dipartimento curatoriale, vero punto di forza del museo». (S.D.A.)

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