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Le forchette dell'imperatore

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Le forchette dell'imperatore

di Marina Mojana
Sono i disegni antichi del Rinascimento e del Manierismo italiano a suscitare, in questi giorni, il gradimento di critica e mercato. Dopo il sorprendente record di 32,3 milioni di dollari totalizzato da un foglio di Raffaello, messo in asta da Christie's dagli eredi di Norman Colville e acquistato da un anonimo offerente (secondo rumors è il finanziere americano Leon Black), ora è il Metropolitan di New York a inaugurare una grande mostra di 60 disegni di Agnolo Bronzino (1503-1572), l'artista fiorentino che ebbe tra i suoi patroni il Gran Duca di Toscana Cosimo I de' Medici. Per vederla c'è tempo fino al 18 aprile (www.metmuseum.org), ma le ore sono contate per chi volesse investire su questo comparto degli scambi, solido e in costante crescita, seppur di nicchia. Sempre a New York, infatti, mercoledì 27 gennaio alle ore 10, viene esitato da Sotheby's (1334 York Avenue; www.sothebys.com) nell'asta di "Old Master Drawings", un raro nucleo di 20 disegni del secondo Cinquecento; sono fogli non più grandi di cm 30 x 40, quotati da 15mila a 35mila dollari a esemplare (9mila-25mila euro). Un tempo attribuiti a Benvenuto Cellini, famoso argentiere e scultore fiorentino, i disegni sono ora ricondotti alla mano del l'orafo mantovano Jacopo Strada (1515-1588) e illustrano stravaganti servizi da tavola degni di un imperatore.
Già esposti da Serge Sorokko Gallery di San Francisco nel 2007, costituiscono un'importante documentazione del gusto in auge nelle corti del nord Europa e rivelano quanto lo Strada fosse molto più che un designer "ante litteram". Allievo di Giulio Romano, da cui impara a conoscere l'antichità classica (e alla cui morte acquista dal figlio l'intera raccolta di disegni), abile nel cesellare i metalli preziosi, gestisce bottega e carriera diventando ben presto uno scaltro mercante d'arte antica e il manager degli artisti più affermati del momento come Tiziano Vecellio. È proprio il pittore cadorino a lasciarci il suo ritratto più vivo, dipinto tra il 1567 e il 1568 e oggi conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna: sguardo avido e acuto, l'eleganza di un ambasciatore, veloce nel riconoscere un bronzetto romano da un'imitazione, collezionista di monete e di libri antichi (ne possiede circa tremila). Tiziano lo ritrae in cambio di un favore: vuole essere introdotto dallo Strada nella cerchia dell'imperatore Massimiliano II d'Asburgo, da poco succeduto al padre Ferdinando I. Non gli bastano gli ottimi rapporti con il re di Spagna, né la familiarità con papa Pio V e Alessandro Farnese. L'abboccamento con Veit von Dornberg, incaricato del l'imperatore, avviene nel 1567 nello studio del l'artista, a Venezia, dove lo Strada sta trattando, per conto di Alberto V di Baviera, l'acquisto della collezione di Gabriele Vendramin.
Il pittore e l'orafo sono fatti dello stesso impasto, metà artisti, metà affaristi. Lo Strada, in special modo, è uomo di mondo; proviene da una famiglia di origini olandesi, nato a Mantova morirà a Vienna. Nel 1540 si trova ad Asburgo, in contatto con i Fugger, i banchieri più potenti del tempo; per loro lavora a lungo come consulente, ma torna spesso in Italia in cerca di opere d'arte e di oggetti d'antiquariato, che acquista per sé e per i kunstkabinet (le stanze delle meraviglie) dei suoi clienti come i Grollier e i Duchoul. Nel 1546 si trasferisce a Norimberga con la giovane moglie Ottilie Schenk von Rasberg e lavora per Wenzel Jamnitzer, l'orafo più celebre del nord Europa. Documentato a Vienna dal 1558, sotto l'impero di Rodolfo II diventa Antiquario di Corte (ruolo che nel 1581 passa al figlio Ottavio Strada).
Cacciatore di tendenze, mediatore tra la cultura elaborata nei palazzi della penisola italiana e i regni del nord dove pittori, architetti, sarti, orafi, alchimisti, musicisti, in gran parte italiani, portano le ultime novità nel campo dell'arte e della moda, Jacopo Strada disegna tutto quello che acquista prima di rivenderlo, ottenendone materiale illustrativo per le sue pubblicazioni antiquarie e per il suo museo di carta. I fogli in asta a New York ne sono una testimonianza preziosa; disegnati a penna e ombreggiati con tocchi di inchiostro color seppia raffigurano gli argenti con cui adornare la mensa del re: alzatine con figure allegoriche sbalzate a tutto tondo; bacini lava mani con cesellate le Metamorfosi di Ovidio; tazze, cucchiai, fiaschette e reggi candele con Bacco e puttini; saliere con Poseidone che regge il tridente; una salsiera con il coperchio a foggia di leone; un elaborato piatto da parata con al centro Zeus e Crono; la cornice di uno specchio con l'allegoria della Prudenza e una forchetta per nobili fauci.

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New York in galleria

A partire dal 27 gennaio inizia nella Grande Mela una settimana di incanti dedicati agli Old Master, durante i quali le principali case d'aste si daranno battaglia a suon di capolavori dalle stime a sei zeri, ma la concorrenza non sta a guardare: negli stessi giorni anche le più importanti gallerie antiquarie esibiscono i loro tesori di famiglia in raffinate mostre a tema.

25-35mila $
Studio per saliera, candeliere e forchetta Il foglio fa parte di una serie di venti disegni realizzati da Jacopo Strada, orafo degli Asburgo, in vendita da Sotheby's a New York
New York in galleria
350mila $
«L'Adorazione dei Magi» di Battista Dossi L'opera, eseguita dal figlio di Dosso Dossi, è esposta nella mostra «Dalla tradizione gotica al primo Rinascimento» da Moretti Fine Art di New York (24 East 80th Street; www.morettigallery.com).
4 milioni $
«Ritratto della contessa Tolstoya» di E. L. Vigée Le Brun Eseguita a San Pietroburgo nel 1796, la tela ritrae un'antenata del celebre romanziere. In mostra da Robilant + Voena presso Van de Weghe Fine Art di New York (1018 Madison Avenue)
4.400mila $
«Ritratto di dama come Flora» di Gian Battista Tiepolo Eseguito verso il 1762 e ritrovato in un castello in Francia, è passato in asta da Christie's di Londra nel 2008. In vendita da C. Hobbs e J. L. Baroni a New York (60 East 93rd Street; www.carltonhobbs.com)

Gli argentieri-artisti italiani di oggiSono rimasti in pochi in Italia, ma la tradizione degli argentieri-artisti, capaci di unire creatività ed esecuzione perfetta non si è del tutto perduta. Ed è sempre più ricercata. A Milano un luogo cult è l'argenteria Dabbene, fondata da Marco Dabbene nel 1938: qui si disegnano oggetti d'argento e li si realizza nel laboratorio alle spalle del negozio, ma si trovano anche magnifici pezzi antichi, scelti da Roberto Dabbene, che con il fratello Armando e con la terza generazione prosegue la tradizione di famiglia. Sempre a Milano San Lorenzo produce raffinati argenti progettati da designer (fra i suoi creativi Tobia Scarpa, Albini-Helg, Antonio Piva, Gillo Dorfles, Patricia Urquiola), al pari di De Vecchi (Rodolfo Dordoni, Tom Dixon, Matali Crasset, Michele De Lucchi) e Mario Buccellati continua una tradizione quasi secolare, che ha visto il fondatore creare oggetti e gioielli esclusivi per Gabriele d'Annunzio. Classica, ma sempre su disegno, la produzione di Cesa di Alessandria, mentre a Firenze i figli del celebre Brandimarte proseguono nel solco tracciato dal padre, che con i suoi argenti dai festoni di frutta, rinascimentali, voleva blandire occhi e tatto, e a Lecce Pietro Paolo evoca nei suoi argenti i motivi architettonici del barocco leccese.

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