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Tesori di carta dal Correr

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Tesori di carta dal Correr

di Fernando Mazzocca
Con un lodevole colpo di mano, in controtendenza rispetto al l'invadenza delle rassegne blockbuster e che riporta il concetto di mostra al suo significato più alto di riscoperta e dunque di sorpresa, Giandomenico Romanelli, validamente coadiuvato da Andrea Bellieni e Filippo Petrocco, ha spalancato gli armadi del Museo Correr. Da quella, che è una delle più strepitose raccolte di grafica esistenti – percorsa negli anni da legioni di studiosi provenienti da tutto il mondo –, ha tirato fuori un tesoro inatteso. Quello che sino a oggi era considerato un patrimonio "minore", oscurato dalla legittima ma troppo esclusiva celebrità dei materiali settecenteschi (Tiepolo, Longhi, Guardi, Carlevarijs ...), si rivela ora, con commossa meraviglia, al nostro sguardo finalmente disponibile a capirne l'inattesa bellezza. Delle migliaia di fogli ottocenteschi conservati ne sono stati selezionati, come sottolinea giocando efficacemente sul numero il titolo della mostra, addirittura 800. Ma niente paura, la qualità e l'intelligenza delle scelte rendono questo viaggio per immagini, tra la caduta della Serenissima e l'annessione del Veneto all'Italia, un'esperienza coinvolgente e indimenticabile, non solo per ottocentisti incalliti – come è il caso di chi scrive – ma anche per chi è stufo dei soliti stereotipi lagunari ed è disponibile a riscoprire una Venezia inattesa, sempre e ancora una volta meravigliosa.
Quando il percorso espositivo, che si articola come di consueto nelle sale al secondo piano del museo, era ormai messo a punto e si stava predisponendo l'allestimento sono emersi 80 disegni a matita, su foglietti di carta sottile incollati su cartoncino e tutti delicatamente bordati con un filo di stagnola dorata, per rilegarli in un volume appartenuto a una famiglia aristocratica del centro Europa venuta a Venezia nei tempi della dominazione asburgica. Firmati uno per uno Giacomo Favretto (1849-1887), rappresentano, come in ripresa diretta, una serie di scene sorprese dall'artista probabilmente tra il 1875 e il 1880 nei caffè, alcuni ancora attivi come i Quadri e il Florian altri scomparsi, che erano allora il centro della vita sociale della città. Favretto, che attende ancora un'adeguata valorizzazione, si rivela uno straordinario pittore della vita moderna. Le immagini fermate in ogni dettaglio, con angolazioni originalissime da un obiettivo che si sposta continuamente sorprendendo l'attimo, lo confermano sullo stesso piano dei più acclamati Boldini, Zandomeneghi, Tissot, e perfino Degas.
Dopo questa inattesa sorpresa che, destinata al salone da ballo, fa da spettacolare introduzione alla mostra (o è già una mostra a sé), gli 800 disegni, intervallati in alcuni casi ai dipinti dei pittori considerati, ci riportano a un altro mondo, quello particolarissimo della Venezia, desolata e struggente, negli anni della Restaurazione che ha avuto nel Visconti di Senso l'ultimo interprete. A partire da Giacomo Guardi, già liquidato come il «figlio degenere di Francesco», inizia un lungo excursus attraverso una produzione vedutistica che, grazie a un esercito di artisti locali e stranieri come Luigi Querena, François Vervloet, Ippolito Caffi, Giovanni Pividor, non ha niente a che invidiare con quanto era stato realizzato nei secoli precedenti. Queste immagini mai viste compongono un eccezionale atlante della Venezia che cambia, sino a essere ricongiunta con la ferrovia alla terraferma, ma che rimane sempre la stessa, e della sua storia, con particolare rilievo agli eventi collegati alla caduta della Repubblica, come l'erezione dell'albero della libertà in una Piazza San Marco ingombrata da parati effimeri o l'ingresso di Napoleone attraverso il Canal Grande con tanto di Arco Trionfale galleggiante, e alla sua temporanea resurrezione tra 1848 e '49, che trovò in Querena e Caffi degli eccezionali reporter. Ma forse la vera e propria rivelazione della mostra è quella del belga Vervloet, artista internazionale attivo tra Roma, Napoli e Parigi, che, rimasto a Venezia gli ultimi dodici anni della sua vita, ha lasciato in 200 splendidi fogli e quaderni manoscritti un ritratto straordinario della città, indagata nei suoi luoghi più nascosti, come le sacrestie delle chiese, i mercati, nelle sue feste, come il Redentore e l'Ostensione del tesoro di San Rocco, nelle imbarcazioni riprese dall'alto, sino alla commovente immagine dell'interno di una gondola quella che nella sua versione chiusa ormai scomparsa era una sorta di carrozza d'acqua.
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1 «800 disegni inediti dell'Ottocento Veneziano». Venezia, Museo Correr sino all' 11 aprile. Catalogo Fondazione Musei Civici di Venezia.

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