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Vendesi ultimo Gauguin

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Vendesi ultimo Gauguin

di Marina Mojana
Le opere che aprono o che chiudono il percorso di un artista sono sempre le più apprezzate dal mercato e le più richieste dai collezionisti. Non stupisce quindi che a Maastricht, cittadina nel sud dell'Olanda dove dal 12 al 21 marzo aprirà i battenti la ventitreesima edizione del «Tefaf (The european fine art fair) – considerata la fiera d'arte e d'antiquariato più influente del mondo – la sfida tra operatori si giochi sulla rarità, oltre che sulla qualità dell'offerta.
Si distingue perciò Deux Femmes, forse l'ultimo olio su tela (cm 74 x 64,5) di Paul Gauguin ancora sul mercato, dipinto nel 1902, un anno prima di morire, e in vendita nello stand di Dickinson, leader internazionale nel settore Impressionisti e Arte Moderna, con sedi a Londra e a New York. La tela era stata acquistata in asta da Sotheby's dall'attuale proprietario, che se la aggiudicò il 7 febbraio 2006 a Londra per 12.328.000 sterline (21.935943 dollari). La richiesta attuale è di 18 milioni di euro (26 milioni di dollari), che corrispondono a un incremento di un milione di dollari all'anno, una cifra importante, ma quasi la metà del top price di 40.336.000 dollari battuti da Christie's New York, l'8 novembre 2006, per la tela L'homme è la hache (1891).
Perché metterla già in vendita? Il tempo minimo di possesso di un'opera – per non bruciarla scambiandola su piazza dopo pochi mesi – sono proprio cinque anni; dunque questo ricomparire a orologeria delle Deux Femmes (o La chevelure fleurie) di Gauguin suscita qualche sospetto. Forse l'attuale proprietario è uno speculatore? Oppure un collezionista costretto a vendere? James Roundell, uno dei direttori di Dickinson, dichiara: «Il proprietario ha deciso di focalizzare la sua attenzione su opere del tardo Ventesimo secolo e per questa ragione, sebbene sia entusiasta del dipinto, ritiene che l'opera di Gauguin risulterebbe fuori posto nella nuova collezione».
Fuori posto l'opera, ma fuori dal mondo e un po' fuori di testa anche il suo autore. Marinaio, agente di cambio, pittore autodidatta con i primi Impressionisti, Paul Guaguin – all'epoca in cui dipinge le Deux femmes – aveva lasciato da una decina d'anni la Francia e la famiglia per vivere in Polinesia, nell'arcipelago delle Isole Marchesi. Cercava il paradiso perduto, ma quattro anni prima aveva tentato di suicidarsi ingerendo arsenico, attanagliato dai debiti e dalla depressione. Poi nel 1899 inizia una collaborazione con il settimanale satirico di «Papeete Les guëpes» (Le vespe), su cui pubblica articoli e vignette contro l'amministrazione coloniale francese, accusata di opprimere gli abitanti indigeni; in agosto edita a sua spese un altro giornale satirico, «Le Sourire» (Il sorriso), sempre in polemica con l'autorità. Per tutto il 1900 sembra non dipingere una sola tela: è certo che la sua salute è malferma e trascorre due mesi in ospedale. Ne esce nel febbraio 1901; vende la sua casa, lascia anche la famiglia tahitiana e il 16 settembre approda a Hiva Oa, un'isola remota a 740 miglia da Tahiti e si stabilisce nel villaggio di Atuana.
È la sua ultima tappa terrena e forse lo sa. Qui nel 1902 dipinge la tela, in un atelier accanto alla nuova casa di 60 metri quadrati, ritta su pali di due metri e mezzo e costruita su un terreno comprato dal vescovo Martin.
Deux Femmes apparve per la prima volta nella collezione di Marie Paul Voûte (1882-1955), parente del celebre mercante d'arte olandese, accanto a due dipinti di Vincent Van Gogh ed è quasi commovente vedere i due vecchi amici ancora insieme, oltre la morte. In questi giorni anche il Museo Van Gogh di Amsterdam omaggia Gauguin con una mostra dedicata alle sue zincografie: una serie di stampe – conosciute come le Volpini Suite – che l'artista aveva realizzato nel 1889 e che presentò all'Esposizione Mondiale di Parigi spinto da Theo Van Gogh.
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18milioni €
Le due donne di Paul «Deux Femmes» di Paul Gauguin, tela, 1902, al Tefaf nello stand di Dickinson

160mila €
Koppitz in movimento «Movement Study» di Rudolf Koppitz, 1925, al Tefaf da Galerie Johannes Faber (Vienna)

3,7milioni €
De Kooning del 1982 Senza titolo XVI, (1982) di de Kooning, al Tefaf da L&M Arts (New York)

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