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Ritratto d'Italia in una piccola Babele

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Ritratto d'Italia in una piccola Babele

di Ada Masoero
C'è un solo over quaranta nella mostra «2121. 21 artisti per il 21° secolo». È Alberto Garutti, classe 1948, scelto come apripista per la mostra che inaugura il 25 marzo alla Fondazione Sandretto di Torino. Maestro di molti dei giovani artisti presenti, tramite tra presente e futuro, Garutti intreccia in modo esemplare nel suo lavoro la tecnologia più sofisticata e un'intensa componente di poesia. Lo fa anche in Temporali, l'opera esposta, con il cui progetto ha vinto il Premio Terna: un imponente lampadario con oltre mille lampadine, collegato online al Cesi, il Centro elettrotecnico sperimentale italiano, che si illumina violentemente ogni volta che un fulmine (accade centinaia di volte al giorno) cade sul territorio italiano. Dopo di lui tocca ai 21 giovani (tutti tra i 25 e i 40 anni), riuniti in un percorso che, spiega Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, «è un laboratorio di sperimentazione. Qui convivono molti differenti linguaggi: alcuni sono dialetti, ancora incomprensibili, altri sono suoni più armoniosi. Ma forse al momento questa Babele è il vero ritratto dell'Italia. In comune hanno una sensibilità particolare per il "tempo", ma il loro rapporto con il passato non è mai nostalgico: se guardano al passato è per comprendere meglio le dinamiche del presente e, su queste basi, procedere verso il futuro con maggiore consapevolezza».
Così c'è chi, come Alterazioni Video, Luca Francesconi, Ian Tweedy, Santo Tolone, Giulio Squillacciotti e Rossella Biscotti guarda al mondo di oggi con occhi da antropologo; chi, come Micol Assaël o Meris Angioletti, fa dialogare arte e scienza; chi, come Rosa Barba, attraverso la tecnologia chiama in causa lo spettatore; chi, come Paola Pivi, Roberto Cuoghi, Giuseppe Gabellone, Martino Gamper, Ludovica Carbotta e Riccardo Previdi mette in gioco i meccanismi percettivi. Altri (Diego Perrone, Alberto Tadiello, Elia Cantori) lavorano sulla sinestesia, altri esplorano il rapporto individuo-ambiente (Patrick Tuttofuoco, Matteo Rubbi). E, all'esterno, la duplice stele di Patrizio di Massimo, che affonda nel terreno tanto quanto si alza verso il cielo, è il simbolo esemplare di questo percorso in cui la tradizione sposa l'innovazione.
La mostra è nata da un progetto di Alessandro Laterza, che guida la Commissione cultura di Confindustria, e di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, che della commissione fa parte: insieme a Francesco Bonami, che l'ha curata, i due ideatori hanno voluto evidenziare la relazione che corre tra cultura e arte da un lato e cultura d'impresa dall'altro. Il terreno comune è stato individuato nel binomio innovazione-tradizione, alla base da sempre della competitività delle nostre imprese e sotteso anche al lavoro di tutti i giovani artisti prescelti.
Che la mostra si tenga a Torino non è certo un caso, e non solo perché è qui che cento anni fa nasceva Confindustria: a Torino ha sede la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, punta d'eccellenza del nostro sistema dell'arte. Ed è Patrizia Sandretto Re Rebaudengo a guidarci nella visita in anteprima della mostra, ancora in allestimento negli spazi immacolati della fondazione che presiede, con la quale da 15 anni promuove e diffonde l'arte contemporanea: «Sono convinta che in questo momento storico sia compito degli imprenditori proseguire sulla strada del mecenatismo e della committenza: il 70 per cento dei lavori esposti in questa mostra è stato prodotto da Confindustria e dalla Fondazione.
Certo, si tratta di una scommessa, in cui Confindustria ha creduto: investire sull'arte contemporanea significa infatti puntare coraggiosamente sul futuro, senza avere la certezza che ciò che viene anticipato oggi troverà un'effettiva conferma domani, perché il contemporaneo non ha dalla sua parte il sostegno della storia, l'interpretazione del tempo. Ma credo che investire nella produzione di arte contemporanea sia molto vicino all'investimento di un'impresa nel settore ricerca e sviluppo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«2121. 21 artisti per il 21° secolo», Torino, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, dal 25 marzo al 31 agosto. Catalogo Press Sandretto Re Rebaudengo-Sipi Spa.

I protagonistiAlterazioni Video
Collettivo nato a Milano nel 2004. Composto da P. Barbieri Marchi, Roma, 1974; A. Masu, Cremona, 1970; A. Caffarelli, Milano, 1978; G. Porfiri, Milano, 1982; M. Erenbourg, Milano, 1982. Vivono e lavorano tra Milano e New York
Meris Angioletti
Bergamo, 1977. Vive e lavora tra Milano e Parigi

Micol Assaël
Roma, 1979. Vive a Roma e Mosca
Rosa Barba
Agrigento, 1972. Vive e lavora a Berlino
Rossella Biscotti
Molfetta, 1978. Vive e lavora a Rotterdam
Elia Cantori
Ancona, 1984. Vive e lavora a Londra
Ludovica Carbotta
Torino, 1982. Vive e lavora a Torino
Roberto Cuoghi
Modena, 1973. Vive e lavora a Milano
Luca Francesconi
Mantova, 1979. Vive e lavora a Parigi
Giuseppe Gabellone
Brindisi, 1973. Vive e lavora a Milano
Martino Gamper
Merano, 1971. Vive e lavora a Milano
Patrizio di Massimo
Jesi, 1983. Vive e lavora tra Milano e Londra
Diego Perrone
Asti, 1970. Vive e lavora tra Asti e Milano
Paola Pivi
Milano, 1971. Vive e lavora tra Milano e Anchorage, Alaska
Riccardo Previdi
Milano, 1974. Vive e lavora tra Milano e Berlino
Matteo Rubbi
Seriate, 1980. Vive e lavora a Milano
Giulio Squillacciotti
Roma, 1982. Vive e lavora a Venezia
Alberto Tadiello
Montecchio Maggiore, 1983. Vive e lavora a Venezia
Santo Tolone
Como, 1979. Vive e lavora a Milano
Patrick Tuttofuoco
Milano, 1974. Vive e lavora a Milano
Ian Tweedy
Hahn, Germania, 1982. Vive e lavora a Milano

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