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L'arte ora ruba la scena a Hollywood

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L'arte ora ruba la scena a Hollywood

L'immagine culturale della California è da sempre dominata dal cinema, eppure negli ultimi anni mostre come «Los Angeles 1955-1985: nascita di una capitale artistica» al Pompidou nel 2006 o la sezione «Focus LA» all'ultima edizione di ARCO Madrid hanno messo in luce l'importanza del l'area per l'arte. I musei di Los Angeles stanno preparando una serie di mostre per l'autunno 2011 per illustrarne l'evoluzione dagli anni '50, quando l'assenza di tradizioni accademiche favorì la sperimentazione e la nascita di forme nuove come l'arte concettuale, l'happening e l'installazione. Oggi la vitalità dell'arte si riflette sul panorama in continua trasformazione delle gallerie: tra i nomi "top" spiccano ACE Gallery, Matthew Marks (la galleria newyorkese ha aperto qui di recente) e Gagosian, il cui spazio è appena stato ampliato da Richard Meier. Il fenomeno più rilevante degli ultimi anni è lo sviluppo di Culver City con la Cienega Boulevard, quartiere dove hanno sede diversi studi cinematografici e tv che si è trasformato in una sorta di Chelsea della West Coast. Tra le gallerie qui presenti ci sono Honor Fraser, Susanne Vielmetter (con sede anche a Berlino), David Kordansky, LA Contemporary e Cherry & Martin. Altri player importanti sono Blum & Poe, Marc Foxx (vicino al LACMA) e Regen Projects e Margo Leavin a West Hollywood. In controtendenza Peres Projects il 26 giugno ha chiuso con una mostra di Dorothy Iannone: Javier Peres (intervista su www.arteconomy24.ilsole24ore.com) ha deciso di aprire un seconda sede a Berlino nel quartiere Mitte. Tornando alle emergenti a Los Angeles si raccolgono tra Chinatown e la Bergamot Station a Santa Monica. Anche le fiere aumentano ogni anno, concentrandosi a gennaio: nel 2010 si è aggiunta Art Los Angeles Contemporary, che ha avuto un responso positivo oscurando l'altra fiera per il contemporaneo, Art LA, che è stata disdetta.
Il fulcro dell'arte negli anni '50 era la Ferus Gallery dove Edward Kienholz (1927-1994) diede vita all'assemblaggio. L'importanza di tale momento si riflette nell'attenzione rivolta dal mercato attuale: la Stephan Freeman Gallery di Los Angeles ha ricostruito di recente la storica galleria, mentre David Zwirner a New York ha riallestito «Roxys», il primo tableau di Kienholz che evidenziava il grottesco nella società anticipando la nascita dell'installazione. Negli anni '60 si è sviluppato il filone Pop della West Coast, caratterizzato da un interesse per il paesaggio urbano e rappresentato da Ed Ruscha (1937): Christie's ha appena battuto a Londra «Review It Look It Over And What Ever» per 1.049.250 £. Alla fine del decennio si è affermata la corrente minimalista detta Finish Fetish per il modo di rifinire le superfici derivato dal Surf, dalla Car Culture e dalle nuove tecnologie, basta pensare alle sculture di John McCracken (1934) che da David Zwirner arrivano a 500mila $, e il movimento Light & Space ispirato dalla luce della California e sviluppato da Robert Irwin (1928) e Maria Nordman (1943). Fondamentale per l'area è l'arte concettuale, affermatasi negli anni '70 con John Baldessari (i dipinti su foto quotano in media 300mila $, ma arrivano anche a 900mila $ all'asta; all'ultima edizione di ArtBasel è stato tra gli artisti più rappresentati con 11 stand). Inizialmente legato alla Pop Art, soprattutto con una serie di lavori in cui associava fotografie di paesaggi urbani e testo, si è rivolto poi alla Conceptual Art trasferendo le foto su tela. Da non dimenticare Michael Asher (1943) per il filone noto come Institutional Critique.
L'arte locale è stata segnata anche dalla Performance Art a partire dagli happenings di Allan Kaprow (la scheda è su www.arteconomy24.ilsole24ore.com) negli anni '60 e poi con le azioni auto-distruttive di Chris Burden (1946), con Paul McCarthy (1945) e Mike Kelley (1954), che hanno infranto ogni tabù sociale. Influenzati anche da Kienholz, oggi sono star del mercato: McCarthy, a cui la Fondazione Trussardi ha dedicato a Milano una mostra che si conclude in questi giorni, è rappresentato da Hauser & Wirth (che ha venduto a Basilea un set di cinque nani della serie «White Snow» per 3 milioni di $) e Mike Kelley (installazioni da 400mila al milione di $) da Gagosian.
A metà degli anni '80 sono emersi Jim Shaw (1952) e Raymond Pettibon (1957), segnati dalla scena punk rock e critici nei confronti della società del consumo. Phillips de Pury ha appena venduto a Londra tre opere di Pettibon per 5mila, 6mila e 8,750 £ (entro le stime o al di sotto). Nel decennio seguente si sono affermati video artisti come Diana Thater (1962) e Doug Aitken (1968) – la videoinstallazione «Frontier», in cui recita Ed Ruscha, è stata esposta all'ArtUnlimited a Basilea con un prezzo di 450mila $, un'edizione è in collezione al Macro – e artisti che si confrontano con le problematiche sociali come Catherine Opie (1961), Sterling Ruby (1972) – le sue opere quotano da 30mila a 500mila $ da SprüthMagers, a Basilea Pace Gallery ha venduto il recente dipinto «SP110» per 80mila $ –, e Sam Durant (1961) in mostra alla Biennale di Carrara appena inaugurata.

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