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Il tavolino del Duca d'Urbino

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Il tavolino del Duca d'Urbino

di Marco Carminati
Il mobile più caro di tutti i tempi se lo è aggiudicato il principe del Liechtenstein Hans Adam II nell'asta Christie's di Londra del 9 dicembre 2004: per un monumentale stipo in pietre dure detto «Badminton Cabinet», realizzato a Firenze da Girolamo Ticciati nel 1730, il sovrano del minuscolo principato ha sborsato qualcosa come 19 milioni di sterline.
Il 6 luglio è in programma nella sede londinese di Sotheby's un'asta intitolata «Treasure» che propone rari oggetti d'arredo provenienti da prestigiosissime collezioni nobiliari europee: si va dal duca di Devonshire a Maria Antonietta, dalla famiglia Rothschild alla famiglia imperiale di Russia, ai duchi di Macclesfield. Ma il lotto di maggior richiamo ci riporterà in Italia, e più precisamente nella piccola corte dei duchi Della Rovere, ultimi signori di Urbino.
Stiamo parlando di un tavolo, un tavolo molto speciale. Di forme semplici e di dimensioni non certo imponenti (siamo nei normali standard di una moderna scrivania), questo tavolo da centro in ebano e intarsi d'avorio è un pezzo unico e preziosissimo in virtù della sua eccezionale fattura e soprattutto della sua incredibile storia.
A raccontarla è Alvar González-Palacios, principe dei conoscitori e massimo esperto vivente di mobili europei. Nel saggio che accompagna il catalogo, lo studioso ci guida per gradi alla scoperta del tavolo. Prima ci illustra l'origine araba della lavorazione d'intarsio d'avorio su ebano. Poi ci spiega il ruolo delle maestranze nordiche specializzate in tali lavori attive nelle città italiane e in particolare a Napoli. Quindi entra nel tema, offrendo una dotta disamina dei mobili superstiti appartenuti al duca di Urbino Francesco Maria II Della Rovere (1549-1631).
In questo punto la storia si fa appassionante. Il duca era davvero un patito di mobili, lo si evince da molti passi del suo Diario personale. Nel 1586 annota soddisfatto d'aver ottenuto in dono dal duca di Baviera «quadretti intagliati in legno e un calamaro intarsiato d'avolio». Nel 1603 riceve con gioia dalle Fiandre «uno scrittoio con calamaro». In altre pagine, invece, lo sentiamo dolersi per la morte di un celebre fabbricante di orologi. Leggendo questi documenti non stupisce il fatto che alla corte di Urbino si potessero fabbricare stipi in ebano e avorio come quello ora conservato nella Galleria Nazionale delle Marche, oppure tavoli come questo in vendita a Londra. Lo stipo della Galleria e il tavolo di Sotheby's sono accomunati da alcuni dettagli fondamentali come la presenza in entrambi dello stemma di Francesco Maria II e della decorazione eburnea a ghiande e rami di quercia, chiaramente allusiva al nome Della Rovere.
Confrontando i mobili e compulsando le carte d'archivio, González-Palacios è riuscito a riconoscere i probabili autori del tavolo e dello stipo: sarebbero il Maestro Giorgio Tedesco coadiuvato da Giulio Lupi. Per l'anno d'esecuzione si ipotizza il 1596-1597.
Non meno affascinante risulta la storia successiva del tavolo. Alla morte del duca (1631) si stilano gli inventari dei suoi beni, compresi quelli conservati nel Palazzo di Casteldurante (l'attuale Urbania). Qui, è citato con somma precisione il «tavolino d'ebano intarsiato d'avorio, con fogliami, ghiande e tronconi di cerqua et con l'Arme di sua Altezza».
Il mobile passa in eredità a Vittoria Della Rovere, nipote di Francesco Maria, ultima esponente della casata e sposa a Firenze del granduca Ferdinando II de' Medici. Il Guardaroba Mediceo registra il tavolino intarsiato nelle sale di Palazzo Pitti fino alla morte di Vittoria, avvenuta nel 1694. In quella circostanza il tavolo passa a un cardinale di casa Medici di nome Francesco Maria. Costui, però, nel 1709 getta la porpora alle ortiche e convola a nozze nel disperato tentativo di dare un discendente maschio al casato mediceo in serio pericolo d'estinzione. Il matrimonio sarà un disastro: la giovane sposa Eleonora Gonzaga di Guastalla rifiuterà caparbiamente di congiungersi carnalmente con l'obeso, vecchio e malato ex porporato. Così, la famiglia si disfa e in quel disfacimento si perdono le tracce del nostro tavolo. Solo una ventina d'anni fa, González-Palacios è riuscito a rintracciare il mobile in una vendita Christie's di Londra (23 novembre 1989): il catalogo dell'incanto dichiarava che il mobile era appartenuto al collezionista inglese Charles Butler (1823-1910), noto per aver posseduto sommi capolavori come la tela con Tarquinio e Lucrezia di Tiziano (ora nel Fitzwilliam Museum di Cambridge) e altri dipinti di Rubens, Bellini e Vivarini.
La stima per il tavolo Della Rovere è di 500mila - 1 milione di sterline. Cifra comprensibile, visto il suo pedigree.
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