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Il Museo del Duomo raddoppia

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In Primo Piano

Il Museo del Duomo raddoppia

di Marco Carminati
Mentre i progetti dei Grandi Uffizi e della Grande Brera vanno mortalmente a rilento o continuano ad aleggiare nell'empireo delle buone intenzioni, a Firenze sta per partire sul serio il progetto di raddoppio di una delle collezioni d'arte più antiche e importanti della città: il Museo dell'Opera del Duomo.
Posta alle spalle della cattedrale fiorentina e qui presente da ben sette secoli, quest'istituzione è un autentico scrigno di capolavori. La Pietà che Michelangelo aveva pensato di collocare sulla sua tomba si trova qui, in compagnia delle spettacolari Cantorie scolpite da Donatello e da Luca della Robbia per il Duomo presenti in tutti i libri di storia dell'arte. Le quali sono, a loro volta, esposte insieme alle sculture di Arnolfo di Cambio modellate per l'antica facciata del Duomo, insieme a quelle modellate da Andrea Pisano per il campanile di Giotto, insieme alla Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti, colossale manufatto di bronzo dorato proveniente dal Battistero e qui ricoverato dopo i danni dell'alluvione del 1966. E, come se non bastasse, il tutto è arricchito da ulteriori capolavori di scultura (ad esempio i Profeti e la Maddalena di Donatello), da rari dipinti su fondo oro (Bernardo Daddi, Giovanni del Biondo), da strepitose oreficerie in oro, argento e pietre preziose, da spettacolari paramenti sacri (alcuni ricamati su disegno di Annibale Carracci), da molti, bellissimi, modelli lignei originali, legati soprattutto ai progetti per la cupola e la facciata della cattedrale.
Frutto di un secolare deposito di opere d'arte provenienti dal Duomo, dal Battistero e dal Campanile di Firenze, qui ricoverate per ragioni di tutela e conservazione ma anche a causa dei mutamenti dei gusti artistici o dei rinnovamenti legati a nuove liturgie, questo museo ha cominciato negli ultimi decenni a farsi davvero stretto.
L'occasione d'oro si è presentata nel 1998, quando l'Opera del Duomo è stata in grado di acquisire l'ex Teatro degli Intrepidi, un edificio collocato alle spalle del museo che era stato chiuso al pubblico nel 1914, e successivamente degradato a deposito e a garage. Ebbene, l'acquisto di quest'enorme teatro-garage proprio dietro il Museo dell'Opera ha aperto la concreta possibilità non di un semplice ampliamento ma dell'esatto raddoppio del museo.
In questi anni, Anna Mitrano (presidente dell'Opera di Santa Maria del Fiore) e Timothy Verdon (consulente del museo) hanno lavorato silenziosamente all'impresa, definendo nei dettagli il progetto museografico del raddoppio e assicurandogli la necessaria copertura finanziaria.
E ora, in occasione dell'avvio dei lavori, lo presentano ufficialmente al pubblico. Il progetto architettonico e di allestimento del Nuovo Museo dell'Opera del Duomo di Firenze è stato affidato a un pool di architetti formato da Adolfo Natalini, Piero Guicciardini e Marco Magni, i quali opereranno su una superficie di 5.250 metri quadrati, di cui 2.400 saranno quelli destinati alle esposizioni delle opere, mentre i restanti saranno destinati ad aree di accoglienza e ad ambienti tecnici. I costi previsti per la realizzazione sono stati stimati in 25 milioni di euro, interamente finanziati dall'Opera di Santa Maria del Fiore e si prevede che i lavori finiranno tra sei anni, nel 2016. Un arco di tempo piuttosto lungo, giustificato dal fatto che l'Opera ha deciso di non chiudere il museo al pubblico, preferendo procedere più lentamente e dividendo il lavoro in lotti.
L'orgoglio dei protagonisti si tocca con mano: «Per l'Opera questo è un momento storico, una tappa significativa nella vita di oltre sette secoli della nostra istituzione – ha dichiarato la presidente Anna Mitrano –. Siamo infatti consapevoli di costruire qualcosa che trasmetterà la nostra storia alle generazioni future». E sulla stessa linea d'onda si trova anche Timothy Verdon, autore del progetto museografico: «Questa espansione costituirà una svolta storica, dal momento che il nuovo grande Museo dell'Opera potrà per la prima volta esporre l'intera collezione nonché ospitare le opere monumentali che avranno bisogno di essere musealizzate negli anni a venire. E permetterà soprattutto un allestimento razionale dei vari nuclei espositivi, un obbiettivo finora irraggiungibile a causa della ristrettezza degli spazi del vecchio museo».
Ma vediamo di capire come si presenterà il nuovo Museo dell'Opera. Il progetto steso da Natalizi, Guicciardini e Magni appare razionale e spettacolare al tempo stesso. Razionale perché, finalmente, le collezioni verranno nettamente divise in due grandi sezioni: le opere d'arte provenienti dall'esterno del Duomo e quelle realizzate per il suo interno. Oggi, per esempio, non è così: le Cantorie di Donatello e Luca della Robbia sono esposte insieme alle formelle del Campanile di Giotto, generando nel visitatore non poca confusione. Nel nuovo progetto, invece, le Cantorie verranno più opportunamente esposte assieme ai corali miniati, ai leggii lignei, agli apparati liturgici.
Ma, a lasciare a bocca aperta il pubblico, sarà senza dubbio l'immenso ambiente dell'ex Teatro-Garage (lungo 28 metri e alto 8) denominato Sala dell'Antica Facciata. Qui verrà ricostruita in scala 1:1 l'antica facciata della Cattedrale (ideata da Arnolfo di Cambio e poi smantellata nel Cinquecento) con esposte alla base tutte le sculture originali provenienti dalla fronte del Duomo. Sulla parete dirimpetto, proprio come nella realtà, troverà collocazione invece la porta del Battistero del Ghiberti. Una sala sarà riservata al Campanile di Giotto, un'altra alla cupola del Brunelleschi (che potremo anche ammirare in originale uscendo su una apposita terrazza in cima al museo).
A levare il fiato sarà anche la nuova collocazione della Pietà di Michelangelo: sola, in una grande stanza, come un volume puro illuminato dall'alto, la scultura sarà collocata su un basamento di pietra serena simile a un altare, per sottolineare la natura squisitamente religiosa dell'opera che il Maestro, s'è detto, pensò come proprio monumento funebre. La poesia dell'allestimento non lascerà trapelare nulla delle avveniristiche tecnologie in dotazione al museo. Ad esempio, proprio il basamento della Pietà celerà un potente elevatore a scomparsa in grado di sollevare velocemente il gruppo in caso l'Arno decidesse ancora di combinare guai come nel '66.
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Il progetto di ampliamento del Museo dell'Opera del Duomo verrà presentato mercoledì 8 settembre alle ore 11,30 nella sede dell'Opa di Firenze (Piazza San Giovanni 7). Intervengono: Anna Mitrano, Timothy Verdon, Adolfo Natalini e Marco Magni.

Le tappe storiche 1296
La Repubblica di Firenze fonda l'«Opera di Santa Maria del Fiore» per sovrintendere alla costruzione della nuova cattedrale. Alle spalle dell'attuale Duomo sorgono botteghe di scalpellini, depositi di legname (proveniente dalle foreste del Casentino di proprietà dell'Opera), casolari e orti.
1432
L'Opera di Santa Maria del Fiore incarica Filippo Brunelleschi di costruire la nuova sede della Fabbrica, con cortile e tettoia dove scultori e scalpellini possono lavorare.
1436
La cupola del Brunelleschi è finita e la cattedrale viene consacrata. Compito dell'Opera diventa quello di conservare le opere d'arte del Duomo, del Campanile e del Battistero.
1504
Nella sede della Fabbrica (sotto la tettoia di Brunelleschi) Michelangelo scolpisce il «David».
1587
Viene demolita la facciata trecentesca della cattedrale, moltissime statue di Arnolfo di Cambio sono disperse: Quelle superstiti vengono portate nei locali dell'Opera.
1688
In occasione del matrimonio tra Ferdinando de' Medici e Violante di Baviera vengono smontate le Cantorie di Donatello e di Luca della Robbia.
1891
Nasce il Museo dell'Opera di Santa Maria in Fiore negli edifici della fabbrica opportunamente ristrutturati.
1966
Le Porte del Paradiso del Ghiberti, dannaggiate dall'alluvione vengono ricoverate nel Museo dell'Opera
1998
L'Opera dei Santa Maria del Fiore acquista l'ex Teatro degli Intrepidi, attiguo al museo. L'acquisto rende fattibile l'ampliamento e il raddoppio.
2000
In occasione del Giubileo gli architetti Luigi Zangheri e David Paltener, ristrutturano alcune sale del museo.

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