di Marco Carminati
Solo fino a cinque anni fa la Galleria nazionale di Palazzo Barberini poteva vantare un singolare primato: quello di essere la pinacoteca più profumata d'Italia. Attenzione, non profumata di fiori o d'essenze, ma impregnata di un sano odore di cucina, un mix di bucatini all'amatriciana, mozzarelle in carrozza e carciofi alla giudìa provenienti dalle cucine del Circolo ufficiali, acquartierato sin dal 1949 al pian terreno dell'augusto palazzo berniniano.
L'ingombrante presenza – non solo olfattiva – del Circolo ufficiali in Palazzo Barberini ha alimentato per decenni un tipico tormentone all'italiana: perché i militari banchettano, fumano e giocano a biliardo in un museo dello Stato? Perché non comprendono che con la loro presenza impediscono al museo di espandersi e al palazzo di rifulgere, unitario, in tutta la sua spettacolare bellezza? Perché non cercano un'altra sede?
Abbiamo trascorso anni e anni a leggere e a scrivere le stesse cose, convinti sotto sotto che nulla sarebbe mutato. E invece, in un magico giorno di dicembre del 2006, il Circolo ufficiali ha lasciato per sempre Palazzo Barberini mettendo fine alle lunghe e rocambolesche vicissitudini "condominiali" del palazzo romano. Nel 1949 il principe Enrico Barberini – sopraffatto dai costi di gestione dell'immobile e distrutto per la morte di un figlio – aveva venduto la reggia di famiglia allo Stato italiano perché ne facesse la sede della Galleria nazionale di arte antica di Roma, fondata nel 1895 e sino a quel momento ospitata a Palazzo Corsini. All'atto dell'acquisto, però, Palazzo Barberini pullulava di illustri inquilini che occupavano numerosi ambienti: c'era l'Ente Premi Roma, l'Ambasciata di Spagna, il marchese Casati, il conte Giannuzzi Savelli, la principessa Maria Barberini e, come s'è visto, il Circolo ufficiali delle Forze Armate italiane.
Uno dopo l'altro gli inquilini se ne sono andati, e quando anche gli Ufficiali hanno consegnato le chiavi, il ministero per i Beni e le attività culturali non ha voluto più perdere un minuto di tempo. Dopo sessant'anni di lungaggini, ha pensato bene di mettere le macchine "avanti tutta" e di rendere pienamente operativo il progetto di recupero architettonico del palazzo, di ripristino dei suoi ambienti più monumentali, di ampliamento delle sale e radicale ammodernamento dei servizi d'accoglienza. In quattro anni di intenso lavoro – che hanno visti coinvolti direttori, soprintendenti e architetti del Ministero (M. Lolli Ghetti, F. Galloni. R. Vodret, M.C. Pierdominici, A. Lo Bianco e L.C. Cherubini), nonché 50 restauratori, 40 operai e 20 impiantisti – il grandioso Palazzo Barberini si ripresenta oggi al pubblico in veste notevolmente rinnovata.
Nella loro sinteticità, i numeri parlano chiaro: chi verrà a visitare il Palazzo a partire del 19 settembre potrà ammirare per la prima volta le 9 sale al pian terreno (quelle dell'ex Circolo ufficiali) allestite coi capolavori della pittura rinascimentale. E potrà usufruire di comodi servizi d'accoglienza come una grande biglietteria, un book shop, una sala di sosta e una sala multimediale, tutte nuove di zecca. Al piano nobile vedrà invece recuperate cinque nuove sale rispetto alle dieci già aperte al pubblico. In termini di metri quadri, è stato fatto un bel balzo in avanti: dai 650 di ieri siamo passati a 2100 di oggi. Di conseguenza, sono più che raddoppiate anche le opere d'arte esposte: contro le 120 di prima, adesso possiamo ammirarne 300.
Al visitatore più attento non potranno inoltre sfuggire i dettagli del recupero architettonico di questo spettacolare capolavoro dell'arte barocca, fondato da Carlo Maderno e terminato da Gian Lorenzo Bernini e da Francesco Borromini, per ospitare la famiglia di Maffeo Barberini, pontefice massimo con il nome di Urbano VIII dal 1623 al 1644. Il restauro ha ripristinato, ad esempio, la spettacolare scenografia del portico berniniano al pian terreno con le giuste intonazioni degli stucchi e il caldo colore del travertino originale. Poi, è stato rimosso l'ascensore infilato nelle tromba della celebre scala di Bernini, un marchingegno che deturpava e rendeva illeggibili i bellissimi dettagli architettonici (i nuovi ascensori scorrono ora invisibili in alcune intercapedini della Cappella del palazzo).
Il fulcro della Galleria Barberini è sempre stato e sarà sempre il grandioso salone con l'immensa volta affrescata da Pietro da Cortona. Il soggetto dell'affresco è smaccatamente autocelebrativo: è dedicato al trionfo della Divina Provvidenza che compie i suoi fini sotto il pontificato di Urbano VIII. Cuore dell'affresco sono le api araldiche dei Barberini che si librano e allineano nel cielo a formare lo stemma del Papa. Adesso chi entrerà nel salone, oltre ad essere abbagliato dall'affresco di Pietro da Cortona (che si vede meglio stendendosi sul pavimento), verrà certamente colpito dai sontuosi damaschi posti alle pareti della sala, riproposti qui seguendo alla lettera le indicazioni degli antichi inventari di Casa Barberini che documentano la presenza nelle sale di rappresentanza di preziosissime stoffe sui muri.
Lo spettacolo barocco, credete, è assicurato. E a ben vedere (e a ben annusare) la Galleria di Palazzo Barberini continua ad essere un museo "profumato". In questi giorni si sente odore di stucchi e di intonaci, di cere e di vernici, di colle e di stoffe. Un mix corroborante di fresco, di nuovo e di pulito.
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Appuntamenti
1 Giovedì 16 settembre alle ore 11,30 il ministro Sandro Bondi presenterà il restauro di Palazzo Barberini e il nuovo allestimento della Galleria Nazionale d'Arte Antica di Roma. Presenti alla cerimonia F.M. Giro, R. Cecchi, M. Lolli Ghetti, M. Resca, F. Galloni e R. Vodret. Il 19 settembre la Galleria potrà essere visitata gratuitamente dalle 19 alle 24.
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