Erano senza stipendio da luglio i sei dipendenti della Fondazione DonnaRegina cui fa capo il Madre di Napoli, nato nel dicembre 2005. Da quest'estate servizi ridotti per i visitatori, tagli delle mostre prodotte dal museo di arte contemporanea (si va avanti solo con quelle prodotte e finanziate dall'esterno) e dal 14 ottobre il museo potrebbe chiudere alle 14, invece che alle 19. L'artista Mimmo Paladino il 2 ottobre ha coperto con un drappo nero la sua opera «Prova d'orchestra» nel cortile di Palazzo Reale: in lutto per una cultura "tagliata". Di ossigeno per il Madre ce n'è fino a fine anno, poi chissà. Oggi sono già in cassa integrazione a rotazione i 60 ragazzi della Pierreci-Codess Coopcultura, che gestisce i servizi aggiuntivi (biglietteria, didattica, caffetteria, ecc). La Regione pur avendo rendicontato 8 milioni nel 2009 per il museo dagli 11 del 2008, concede i soldi con il contagocce (gli ultimi 299mila euro per pagare la luce e gli stipendi a fine settembre), impossibile una normale gestione e programmazione. La Scabec, società di gestione, in attesa dei fondi regionali ha anticipato le spese maturando un credito verso la Fondazione di 10 milioni. La Regione ha promesso 700mila euro per dicembre e il museo attende un tavolo di concertazione.
Il caso del Madre è diverso da molti altri musei pubblici, ma il taglio dei finanziamenti degli enti locali è un problema per tutti. L'allarme lo ha lanciato Gabriella Belli, presidente di Amaci (Associazione dei musei d'arte contemporanea italiani) che oggi con la 6ª giornata del contemporaneo apre gratuitamente 1.035 spazi. «La manifestazione risponde alla crescente richiesta di contemporaneo in Italia e sottolinea l'importante ruolo che la filiera dell'arte svolge nello sviluppo culturale, sociale ed economico del paese». I 26 i musei associati ad Amaci registrano una situazione difficile con tagli dei contributi pubblici in media del 30% sui loro già risicati budget: «Si tratta di una situazione pericolosa, che mette a rischio la programmazione scientifica e culturale dei nostri musei e, in alcuni casi, anche la loro sopravvivenza» conclude Belli. E mentre il ministro Bondi promette che per i musei statali sarà presto varata una «riforma epocale che separerà il ruolo dei soprintendenti da quello dei professionisti della gestione e della valorizzazione», ArtEconomy24 in un'inchiesta ha verificato con mano il difficile stato di salute dei musei italiani. Il malato è grave: per qualche istituzione ci sono pochissime speranze se non vengono rivisti o meglio cancellati i pesanti tagli. È il caso del MaMbo: il comune di Bologna commissariato ha ridotto il contributo da un milione a 471mila euro. Essenziali per la vita del museo comunale i contributi delle fondazioni bancarie: la Fondazione Carisbo dal 2006 ha concesso una media di oltre 500mila euro l'anno e quella del Monte un costante contributo di 300mila. Il museo ha una gestione virtuosa: neanche un euro di debito e 1,2 milioni tra ricavi autoprodotti e sponsor: che fare?
Allarme anche dalla Fondazione Torino Musei: «Se nel prossimo futuro continuerà l'attuale trend negativo non sarà possibile progettare un piano di attività adeguato all'autorevolezza del museo» affermano. «I problemi maggiori li destano gli enti pubblici, la Città di Torino e la Regione Piemonte, che oltre ad aver ridotto i contributi da qualche anno non erogano puntualmente i finanziamenti, in più l'apporto dei privati è limitato. Fortuna che le Fondazioni bancarie hanno rispettato gli impegni assunti, unica certezza in una situazione di indeterminatezza». Il Maxxi è in attesa di un finanziamento dalla Regione Lazio e il Museion di Bolzano, vera eccezione, non ha subito negli ultimi tre anni tagli: 2,5 milioni all'anno dalla Provincia Autonoma di Bolzano. Per il futuro? Marion Piffer Damiani, presidente della Fondazione Museion, è tranquilla: «dopo i colloqui con i vertici provinciali, siamo fiduciosi di poter ottenere lo stesso contributo degli anni passati, nonostante il taglio del 6% annunciato al bilancio provinciale 2011». Il Mart, il museo di Rovereto, negli ultimi anni ha beneficiato di 9 milioni di contributi pubblici, ma dal 2011 è prevista una riduzione del 5-7%. In riduzione anche le disponibilità private che, dopo il taglio del 2009, potranno essere minori del 5-7%, in compenso le attività proprie del Mart sono in crescita grazie a un aumento del pubblico pagante e alle entrate da biglietteria e da bookshop del 44%.
Gestione diretta e «in economia» da parte del Comune di Verona della Galleria d'Arte Moderna Palazzo Forti con costi annuali intorno al milione – poco meno della metà per i 12 dipendenti – un altro 25% per le spese di gestione e un altro 25% per l'attività culturale ed espositiva. Fondamentale il ruolo della Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno ed Ancona, che versa un terzo delle risorse dedicate all'attività culturale. Di certo afferma l'assessore alla Cultura del Comune, Erminia Perbellini: «la situazione economica e della finanza pubblica non fanno pensare ad un futuro prossimo espansivo per la Galleria, che ha un introito tra biglietteria e bookshop di oltre 60mila euro».
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