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«Siamo il fanalino d'Europa»

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«Siamo il fanalino d'Europa»

L'Associazione nazionale case d'asta (A.N.C.A.) con 17 associate, aderisce alla Confcommercio e alla Federazione delle Case d'Aste della Comunità Europea (EFA). Il presidente Sonia Farsetti è al suo al terzo mandato.
Come si chiude il 2010 per le case d'asta italiane?
Dopo un difficile 2009, una ripresa c'è stata, ma senza ritornare ai fatturati precedenti al 2008. Il mercato non è fermo, tutte le associate ci hanno confermato che hanno proseguito con qualità nelle aste.
Quali le difficoltà?
Nei periodi di crisi è difficile vendere e trovare opere e oggetti di qualità da proporre in catalogo, in particolare per l'arte moderna e contemporanea più che per l'antiquariato che ha un bacino maggiore, ma fattori di gusto più selettivi.
Il contemporaneo in Italia ha subito un arresto?
No, si è solo un po' ridimensionato.
Ma chi lavora con l'arte ce la farà a superare la crisi?
Ai nostri operatori andrebbe data una medaglia. Gli altri paesi dell'Unione europea e la Gran Bretagna, ognuno con le proprie varianti, hanno un mercato strutturato e riconosciuto. Lì l'arte è un valore e una risorsa: quando c'è crisi ci si preoccupa di sostenerla perché gallerie, case d'asta e mediatori sviluppano un indotto terziario importante per il tessuto economico. In Italia, viceversa, ci si preoccupa solo delle principali attività produttive a maggiore visibiltà. Non c'è mai stato un osservatorio o un progetto pubblico sul mercato dell'arte. Gli operatori sono sempre stati lasciati soli e oggi sono in grosse difficoltà.
I limiti del nostro sistema?
In un mondo dove gli scambi sono globalizzati, nella Comunità europea per vendere ad uno straniero opere con più di 50 anni, indipendentemente dal loro valore, bisogna portarle in Sovrintendenza e attendere 40 giorni per avere il certificato di libera circolazione (che può essere anche negato). Le nostre aste sul '900 sono sempre più gremite da stranieri, ma spesso il battitore è costretto a rifiutare le loro offerte, in quanto a volte gli stranieri subordinano il pagamento dell'opera al rilascio dell'attestato di libera circolazione. E se per un Canaletto può essere ragionevole, è più difficile accettarlo ad esempio per Wilfredo Lam. È ovvio che il cliente va poi a comprare artisti come Fontana, Burri, Boetti e Manzoni in altri paesi. Abbiamo il sistema più arretrato della Comunità.
Che cosa suggerite?
La revisione della legge del 1939 (sulla tutela del patrimonio artistico, ndr), per velocizzare i tempi almeno per l'arte moderna e contemporanea ed essere concorrenziali con l'Europa, altrimenti continuiamo ad essere tagliati fuori.
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