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Art Dubai, bilancio positivo per la prima fiera di Antonia Carver

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Art Dubai, bilancio positivo per la prima fiera di Antonia Carver

  • –di Riccarda Mandrini

La quinta edizione di Art Dubai si è chiusa il 19 marzo. Un opening di quattro giorni con celebrazioni contenute, per rispetto alla tragedia del Giappone, che non ha ignorato le tensioni sociali in Oman e in Bahrein.
All'incertezza che aleggia inevitabilmente su questa edizione si è contrapposta l'eloquente partecipazione delle gallerie rispetto alle edizioni precedenti: nel 2007 40 gallerie da 18 paesi; nel 2010 erano 72 da 30 paesi e quest’anno 83 gallerie da 34 paesi. Nell'ultimo triennio Dubai è diventata il motore dell'arte contemporanea dell'intera area dell'Unione Emirati Arabi (UAE), in crescita le fondazioni e gli spazi no profit, ma soprattutto le gallerie private, ormai più di 40: moltissime aperte negli ultimi due anni nell'area industriale di Al Quoz, tra cui Lawrie Shabibi, che ha inaugurato questo mese. Mentre The Pavillion Down Town Dubai ha aperto lo scorso febbraio. Molti i galleristi ormai affermati e considerati un punto di approdo del collezionismo dell'area MENASA (Middle East, North Africa e South Asia) quali Mojo, Portfolio e Carbon 12 e Green Art Gallery che guarda con attenzione alla produzione artistica dell'are del Maghreb.
Due le presenze italiane in fiera: Cardi Black Box da Milano e la sempre più internazionale Galleria Continua, che ha proposto una selezione di lavori dell'autrice libanese Mona Hatoum e dell'artista egiziano Moataz Nasr. Sold out al secondo giorno da Cardi Black Box, che presentava un stand monografico dedicato al lavoro dell'artista iraniana Shirana Shahbazi, il cui range di prezzi oscilla tra i 9.500 ai 13mila euro. «Tutti i lavori sono stati venduti a collezionisti mediorientali e orientali» conferma Nicolò Cardi, per la seconda volta in fiera. Quest'anno la fiera è ancora migliorata», nonostante la crisi.
«Siamo presenti ad Art Dubai dalla prima edizione del 2007 – afferma Mario Cristiani di Galleria Continua – oggi è una fiera completamente cambiata, l'abbiamo vista crescere. All'inizio era determinante la presenza di artisti mediorientali, oggi i gusti sono cambiati e i collezionisti sono sempre più internazionali». Da Continua c’è stato molto interesse sul lavoro di Loris Cecchini, con diverse contrattazioni in atto. Sold out per le opere di Moatz Nasr (Alessandria d'Egitto 1961). «Il Museo di Doha ha acquistato un'installazione composta da sette torri, come le sette principali religioni, che rappresentano altrettante architetture religiosi, intitolata «Tower of Love» – prosegue Cristiani –. Le opere di grandi dimensioni di Nasr variano tra i 120 e i 180mila euro, anche se i prezzi per i musei non sono quelli del mercato. Le opere più piccole della serie degli «Oxymoron», sono state acquistate da un collezionista saudita con una trattativa riservata» conclude.
Della nuova edizione di Art Dubai, ne abbiamo parlato con il direttore Antonia Carver, al suo primo mandato.

Come direttore lei eredita una fiera in buona salute, ci sono stati spazi per migliorarla?

Art Dubai è diventata in poco tempo la fiera dell'arte contemporanea più importante della Regione MENASA e ha ancora potenzialità sia come presenza in fiera, sia nella regione. Il nostro ruolo però è anche quello di sostenere dal punto di vista del mercato la progettualità degli artisti della regione.

Lei vanta una ottima conoscenza dell'ambito della produzione artistica dell'area Medio Orientale, come è stato il suo approccio con il mercato e con le gallerie?

Conosco bene l'ambito culturale grazie ad anni di collaborazione con Bidoun, un associazione no profit molto attiva a Dubai, ma come giornalista ho operato a contatto con le gallerie e con il mercato. Dubai è uno tra i capoluoghi più multietnici al mondo, per decenni è stato l'hub commerciale di paesi quali India, Pakistan e numerosi stati africani, qui moltissimi artisti hanno trovato un terreno fertile, grazie al sostegno delle istituzioni, per lo sviluppo dei loro progetti.

Chi sono gli investitori istituzionali di Art Dubai? Quanto costa uno stand?

Art Dubai è prodotta dalla joint venture Dubai International Financial Centre (DIFCT) Il costo degli stand per metro quadro era di 550 dollari.

Gli Emirati Arabi Uniti sono sempre dinamici in ambito culturale, nei prossimi anni nel distretto di Saadiyat Island, ad Abu Dhabi, è prevista l'apertura di cinque grandi musei. I musei, le collezioni pubbliche e private comprano ad Art Dubai?

C'è un grande dinamismo. I piani di sviluppo culturale riguardano sì Abu Dhabi, ma anche Doha e il Bahrein e diverse parti dell'area del Golfo (Gulf Cooperation Council, GCC Region) come Sharjah Biennale, dove gran parte dei lavori sono prodotti dalla Biennale stessa. In Dubai e Sharjah sono presenti un importante numero di fondazioni e musei istituiti dai collezionisti, come Fajam Collection, Farook Foundation e Barjeel Foundation, tutte nate negli ultimi tre, quattro anni. E Art Dubai in pochi anni è diventata un enclave privilegiato dove si incontrano i proprietari e direttori delle Fondazioni di una vasta parte dell'area della regione MENASA e del Sud Est Asiatico. All'inizio i collezionisti in fiera compravano i lavori di artisti pachistani, indiani, iraniani o dell'area mediorientale che conoscevano meglio, questa tendenza è cambiata grazie alla presenza di gallerie e collezionisti internazionali.

Chi sono i collezionisti che visitano Art Dubai?

La fiera è stata visitata da persone che veniva da oltre 200 differenti paesi e in questo senso riflette l'internazionalismo della città. I nostri collezionisti vengono dalle regioni MENASA, dalla Russia, da varie parti dell'Asia e anche dall'Europa.

Un po' ovunque in Occidente ha pagato e in parte sta ancora pagando, un alto tributo alla crisi economica del triennio scorso, come è la situazione nella UAE?

La UAE come in altri paesi ha sofferto, ma si è ripreso anche molto velocemente, come mostrano i risultati delle ultime aste, numerose gallerie hanno fatto il pieno di vendite ad ogni show durante l'inverno 2010-11.

Tra i collezionisti più affezionati di Art Dubai c'è la famiglia reale. Spesso in Occidente i grandi collezionisti danno in comodato d'uso le loro opere ai musei è lo stesso qui?

Sì, tra i collezionisti della fiera ci sono le famiglie reali che arrivano da diversi paesi del Golfo. Abbiamo il privilegio di avere il supporto di sua maestà lo Sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, governatore di Dubai, di sua figlia Sheikha Manal, che ha anche un interessante progetto titolato «Ladies' Day» rivolto alle donne, per far loro conoscere l'arte contemporanea. E quello dello Sceicco Sultan Al Qassemi, la cui fondazione Barjeel Foundation è molto attiva nell'ambito del comodato d'uso con i musei e altre istituzioni.

Dubai è tax free, questo incoraggia sicuramente le vendite?

Assolutamente sì e vale per ogni tipo d'arte non solo per i lavori prodotti da artisti della UAE.

Gli highlights della fiera?

Personalmente non avrei perso le mostre negli stand di Chemould Prescott Road/Chatterjee che hanno presentato alcune inedite opere di Rashid Rana; e poi Cardi Black Box con un solo show dedicato all'artista iraniana Shirana Shahbazi, e la gallerista Marianne Boesky che ha proposto i lavori di Diana Hadid. E poi che altro…New Marker una sezione curata da Nav Haq, organizzata attorno a cinque stand sperimentali.





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