Il grande patrimonio artistico francese è una delle prime attrative del turismo estero, perché non approfittarne per trarne maggiori benefici economici? Sono partiti da questa domanda i due economisti francesi, Francoise Benhamou, specializzata in economia della cultura, e David Thesmar, professore presso l’Hec (Hautes elude commerciales) e membro del CAE (Council of Economic Analysis) per individuare delle possibili soluzioni per rimpinguare le casse dei musei svuotate dalla crisi e dal taglio del sostegno pubblico. I due studiosi non hanno dubbi in merito all’importanza del patrimonio artistico della Francia per il sistema economico. Ma la domanda che si pongono – su richiesta al Ministro della cultura francese - è come sia possibile valorizzare maggiormente questa entità economica e far sì che possa beneficiare di ulteriori risorse che non siano solo quelle pubbliche.
I due autori, nella loro relazione al Ministro francese, sostengono che una pluralità di settori beneficiano della presenza sul territorio dei beni artistici, ma è tuttavia l’industria del turismo la più favorita. Nel 2007 il giro d’affari in Francia del settore turismo è stato pari a 89 miliardi di euro e sulla base di un sondaggio recentemente effettuato dalla Commissione europea (nel 2010) circa il 25% dei turisti europei ha dichiarato che la scelta della destinazione turistica viene effettuata sulla base del patrimonio artistico, che è quindi uno degli aspetti più importanti.
Per questo motivo i due autori sostengono che l'industria del turismo dovrebbe contribuire maggiormente al mantenimento del patrimonio artistico di una nazione, in questo caso della Francia. Cosa propongono?
Le proposte appaiono un po’ discutibili in merito all’efficacia. Due i provvedimenti di carattere economico suggeriti per garantire nuovi finanziamenti: un aumento delle imposte pagate dai turisti (dal 2% al 6% la tassa di soggiorno a notte) e aumento delle tariffe d’ingresso nei musei applicato solo agli stranieri. Il ricavato derivante dall’aumento della tassa di soggiorno, che potrebbe generare risorse per circa 1 miliardo di euro, dovrebbe essere indirizzato alle spese di ristrutturazione dei monumenti storici.
In merito al diverso prezzo d’ingresso nei musei tra i visitatori francesi e stranieri extraUE i due autori sostengono che non hanno proposto nulla di nuovo e per niente discriminante in quanto oltre a essere già praticato in altri paesi non va applicato ai residenti nella UE.
Il prezzo del biglietto per un museo, proseguono i due autori, è in realtà una piccola parte del budget di spesa dei turisti, mentre la parte più onerosa è rappresentata dal costo del viaggio e dal pernottamento. Inoltre, il teorema di Ramsey-Boiteux ci insegna che per lo Stato è più efficace tassare i comportamenti relativamente meno elastici in quanto colpiscono meno.
Dal punto di vista dell'efficienza economica, è più efficiente tassare in misura maggiore i visitatori stranieri, attraverso un biglietto più caro, in quanto si riduce di poco la loro propensione alla spesa. Un esempio: il Louvre nel 2008 ha registrato circa 8,5 milioni di visitatori, tra cui circa 2,5 milioni provenienti dall’ Asia e dall’America. Supponendo che l'elasticità al prezzo da parte di questi visitatori (asiatici e americani) sia pari a zero: in questo caso, il raddoppio del prezzo d’ingresso (da 9,5 € ai 18 €) per il museo potrebbe generare un surplus di fatturato di quasi 25 milioni, l'equivalente di ciò che il museo ha ricevuto nel 2008 in forma di mecenatismo.
Costo biglietto d’ingresso principali musei nel 2010
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