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Esempi d'architettura bella & bellica

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Esempi d'architettura bella & bellica

Una guerra si combatte anche seduti al tavolo da disegno. Specie la Seconda guerra mondiale, che promuovendo un approccio totalmente meccanizzato alla distruzione del nemico (e alla salvaguardia della patria) favorì sperimentazioni inimmaginabili in tempo di pace, parallelamente alla scomparsa dei consueti confini tra prima linea e retrovie.
Nell'attesa che la fanteria liberasse il campo di battaglia per procedere alla ricostruzione di città sparse nei diversi continenti, architetti, urbanisti e designer hanno saputo riciclarsi dall'architettura civile a quella militare affrontando molteplici sfide progettuali, che un'insolita mostra al Centre Canadien d'Architecture di Montréal si propone di illustrare.
Opere faraoniche, come la realizzazione del Muro Atlantico voluto da Hitler – con i suoi 15mila bunker segna ancora oggi le coste tra il nord della Norvegia e i Paesi Baschi – o la costruzione del Pentagono nei pressi di Washington, ciclopico "fortino" eretto in fretta e furia tra il 1941 e il 1943. E poi le migliaia di fabbriche destinate alla produzione di armi, che generarono inediti paesaggi industriali nei quali si distinguono capolavori modernisti come l'impianto per la produzione di carri armati della Chrysler nei sobborghi di Detroit e il Ford Motor Bomber Plant, entrambi disegnati da Albert Kahn.
Temi da risolvere con schietto pragmatismo e con spirito ben diverso da quello che animava le pulsioni interventiste delle avanguardie di inizio secolo, quando la guerra era sognata come processo necessario di purificazione materiale e culturale. Ma che nel fervore tecnologico stimolato dagli eventi bellici lasciarono aperti non pochi spiragli a ricerche bollate solo qualche anno prima come visionarie e ora estremamente attuali, donando agli architetti un ruolo strategicamente analogo a quello di ingegneri e scienziati. Esemplari sono gli studi sulla trasportabilità di unità abitative e servizi connessi: Le Corbusier, che nel 1938 aveva pubblicato un volume dal titolo Cannoni? Munizioni? No grazie! Abitazioni, per favore..., studiò insieme a Jean Prouvé progetti per "scuole volanti" a struttura metallica in grado di viaggiare su di un aereo, concettualmente simili alla Dymaxion Deployment Unit di Buckminster Fuller, modulo prefabbricato usato dalle truppe americane nel Golfo Persico. Su questa linea il successo più grande lo ottenne il «Quonset Hut», un rifugio modulare da spedire via nave: ne furono prodotti 170mila esemplari, e dopo la guerra l'esercito decise di vendere alla popolazione civile quelli inutilizzati (al prezzo di 1.000 dollari), che servirono spesso come abitazioni temporanee per i senza tetto. Molte delle invenzioni partorite in questi anni raggiunsero infatti il loro massimo impiego nei decenni successivi, grazie alla riconversione di brevetti e studi sperimentali nella vita di tutti i giorni: gli alloggi da campo diventeranno case d'emergenza, le ricerche di Charles e Ray Eames su nuovi tipi di arredo a basso costo influenzeranno il design del dopoguerra, e personaggi come Bruno Zevi attingeranno largamente al know-how militare per indirizzare il tortuoso cammino della ricostruzione.
La mostra canadese, ideata da Jean-Louis Cohen all'interno di un più vasto programma del Cca volto a indagare una zona grigia della storiografia architettonica – si parla quasi sempre di un "prima" e di un "dopo" – salta da un fronte all'altro raccontando anche i progetti di Oak Ridge (la città segreta del Tennessee progettata dallo studio Som dove fu sviluppata la bomba atomica) e i piani per il campo di concentramento di Auschwitz, studiati con agghiacciante razionalità in funzione di una gestione industrializzata del genocidio. Meno noti i finti villaggi tedeschi e giapponesi ricostruiti con tanto di arredo da figure del calibro di Mendelsohn, Wachsmann e Raymond negli Stati Uniti al fine di saggiare la potenza dei bombardamenti al napalm, come pure le ricerche sul camouflage sviluppate da architetti, paesaggisti e scenografi di Hollywood per nascondere ai piloti degli aerei nemici gli obiettivi sensibili.
Se ne esce con la certezza di non poter ragionare per compartimenti stagni risolvendo la questione additando l'una o l'altra parte, un'ideologia o una categoria professionale: piuttosto con l'inquietudine di vedere così saldamente intrecciati presente e passato, architettura e società, costruzione e distruzione.
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architecture in uniform. designing and building for the second world war

Montréal, Centre Canadien d'Architecture fino al 18 settembre

www.cca.qc.ca

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