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Arrampicatevi sugli affreschi

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Arrampicatevi sugli affreschi

Quella che per un anno da ora si presenta ai visitatori della basilica francescana di Santa Croce a Firenze è un'autentica opportunità da «una volta nella vita». Perché con un ascensore si può accedere fino all'ultimo dei nove livelli del ponteggio installato dal 2005 nella cappella maggiore e nel transetto che annovera altre cappelle con favolosi affreschi di Giotto e Maso di Banco. Quel che si vede bene dai ponteggi sono 850 metri quadrati di pittura, ovvero il ciclo con la Leggenda della Vera Croce di Agnolo Gaddi, "nipote" in senso professionale di Giotto, poiché suo padre Taddeo ne era stato il più stretto seguace.
Il cantiere odierno – che viene ora reso agibile a lavori ultimati – è servito per una campagna di indagini e per un intervento di restauro nel periodo 2005-2010. Straordinaria l'origine dell'impresa, che risale a un atto di puro mecenatismo da parte di un uomo d'affari giapponese, il signor Tetsuya Kuroda. Questo generoso donatore ha messo a disposizione una somma davvero rilevante per restaurare una pittura murale eseguita entro i primi del Cinquecento da scegliere ovunque in Italia a una sola condizione: che del restauro fosse responsabile il settore Pitture Murali dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze. La volontà del signor Kuroda è nata dopo la visione di un documentario sull'arte e il restauro italiani curato da Takaharu Miyashita, docente nell'università di Kanazawa e per anni frequentatore di Firenze e conoscitore delle sue eccellenze. La stima di Miyashita per l'antico Opificio fiorentino e per il suo ruolo attuale nel restauro e nella ricerca, ha indirizzato in modo decisivo il programma sottoscritto nel 2004 dopo due anni di trattative, programma cui hanno contribuito l'Opificio (e quindi il ministero Beni Culturali), l'Università di Kanazawa e, non appena individuato il ciclo gaddiano, l'Opera di Santa Croce che lo ha sostenuto anche finanziariamente.
Restauratori, storici dell'arte, esperti scientifici dell'Opificio e di altri istituti (con l'aggiunta del Getty Conservation Institute per un progetto specifico) hanno portato a termine in cinque anni quello che è certo destinato a entrare nella storia del restauro come un intervento impegnativo, costellato di sfide ma ricco di risultati, primo tra i quali la messa in sicurezza delle superfici dipinte, anche nelle zone più fragili e compromesse.
Fin dalle prime analisi, infatti, si era visto che gli affreschi tendevano a "spolverare", per la presenza di gesso originato dall'umidità e dall'inquinamento. Altri danni (lesioni, infiltrazioni, cadute di colori applicati a secco) avevano aggravato la situazione. Alla fine del consolidamento, della riadesione e della pulitura della pellicola pittorica, e dopo una fase finale di sensibile e prudente integrazione cromatica delle parti abrase e stuccate, colpisce per la sua freschezza pittorica il ciclo che è rimasto finora, in un certo senso, un grande "sconosciuto" all'interno di una chiesa notissima qual è Santa Croce.
Re e regine, ma anche artigiani e contadini, sono i protagonisti di una leggenda che tocca i luoghi più santi del mondo e attraversa i secoli, sulle tracce del Sacro Legno che diede il titolo alla chiesa francescana. In una sequenza che va da destra a sinistra e dall'alto in basso, vediamo l'Albero della Vita trapiantato nel cadavere di Adamo, la regina di Saba che ne riconosce il legno nella trave di un ponte, Salomone che la fa sotterrare per preservarla, il suo ritrovamento nella "Probatica Piscina" che guariva gli ammalati, la costruzione della Croce di Gesù, e poi la ricerca della Croce da parte della regina Elena, madre di Costantino. Elena ritrova tutte e tre le croci del Golgota, e riconosce quella di Cristo dalle capacità miracolose. Sulla parete opposta Elena riporta la croce in Gerusalemme. In seguito il re persiano Cosroe II invade la città e trafuga, tra le reliquie, anche la Vera Croce. Sfidato da Eraclio, l'imperatore bizantino che ha sognato la croce col motto «In hoc signo vinces», è da lui vinto a duello sul ponte Milvio. Eraclio riporta la Vera Croce a Gerusalemme, ma per potervi entrare deve spogliarsi delle insegne regali.
La narrazione è considerata un modello per il ciclo di Piero della Francesca ad Arezzo, dove però chi sogna è Costantino, non Eraclio. Qui in Santa Croce, Agnolo Gaddi, interprete dell'arte gotica cordiale e raffinata del Trecento avanzato, alterna alle figure degli episodi principali – come le due regine, di Saba ed Elena, belle ed elegantissime secondo la moda del tempo – animate scene di vita quotidiana. Un ospedale affollato di malati, una falegnameria in piena attività, un cortile con cani e oche, una comunità di monaci affaccendati in campagna, soldati esotici ingaggiati in una battaglia cruenta. Vividi ritratti, del pittore, degli Alberti (patroni della cappella), di assistenti e forse di amici s'intromettono nelle scene e nei particolari decorativi.
Lo splendido sistema informatico integrato Modus Operandi consente la gestione e l'archiviazione di una mole sterminata di immagini e dati. Ma ora servirebbe un libro, un tradizionale libro cartaceo che porti nelle biblioteche pubbliche e domestiche il racconto della grande impresa, dal Gaddi a noi. Chissà che non si proponga per questo un altro mecenate, pronto a entrare, attraverso quest'impresa nella dimensione della storia.
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per la visita

Santa Croce è una basilica francescana aperta al culto e visitata ogni anno da centinaia di migliaia di persone. In passato, alla conservazione e al restauro del suo patrimonio contribuivano la comunità cittadina, le grandi famiglie fiorentine e singoli privati, con lasciti e donazioni. Oggi, la generosità dei privati resta ancora fondamentale ma non sufficiente a coprire le spese per la conservazione di un complesso di questa vastità. Il biglietto di ingresso è quindi un contributo che fa del turista il nuovo mecenate (biglietti da 3, 5, 8 euro coi quali si può accedere a tutto il complesso monumentale: basilica, chiostri, museo e Cappella Pazzi). Santa Croce è aperta ai turisti da lunedì a sabato, ore 9.30-17.00, domenica e festività, ore 13.00-17.00. Dal 12 maggio, e solo su prenotazione, il pubblico potrà anche accedere al cantiere della Cappella Maggiore e ammirare da vicino le pitture di Agnolo Gaddi, raffiguranti le storie della «Vera Croce». La visita a gruppi di 15 persone all'ora (tre gruppi al mattino e tre al pomeriggio) dal lunedì al venerdì. Il costo del biglietto è di 13 euro.
Per prenotare: telefonare 055.2466105, oppure scrivere a booking@santacroceopera.it.

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