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Un Medardo con il marchio

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Un Medardo con il marchio

Riscoperto dalla critica a partire dal 2004 con le grandi mostre al Mart di Rovereto e alla Gam di Torino, seguite da quella alla Fondazione Guggenheim di Venezia (2007) e dalla pubblicazione del catalogo ragionato della scultura a cura di Paola Mola e Fabio Vitucci (2009), Medardo Rosso (1858-1928) è ora al centro di un'operazione coraggiosa, voluta dall'ultima discendente. Danila Marsure Rosso è la proprietaria del Museo Medardo Rosso di Barzio e dell'Archivio di famiglia e sta mettendo ordine, con gli autori del catalogo ragionato, tra le fusioni direttamente controllate da Medardo (suo bisnonno), quelle realizzate postume da Francesco Rosso (suo nonno) che aveva ereditato i gessi e quelle non autorizzate. La confusione tra pezzi unici, repliche autografe e altro non favorisce la trasparenza degli scambi e neppure l'incremento delle quotazioni, che in asta sono pressoché stabili dal 1992. In quell'anno, infatti, la cera "L'età dell'oro" (1886) passò da Sotheby's New York per 412mila dollari; riproposta a Londra il 9 febbraio 2005, venne aggiudicata sempre da Sotheby's per 471.985 dollari (top price dell'artista ancora imbattuto), con un incremento del 14% in tredici anni. È perciò doppiamente importante e degna di nota la mostra di sei opere scelte di Medardo Rosso a cura di Paola Mola (catalogo Skira) proposta in questi giorni dalla galleria milanese di Amedeo Porro (corso Monforte 23) e aperta fino al 29 luglio. Anzitutto perché è dal 1946 che a Milano non si organizzava un'antologica dell'artista torinese in uno spazio privato, poi perché è l'occasione per ammirare un nucleo di straordinarie opere realizzate dallo scultore tra il 1887 e il 1927: alcune da poco ritrovate, altre provenienti da importanti collezioni private, tutte pubblicate nel catalogo ragionato e senza dubbio beni rifugio. Le stime? Vanno da un minimo di 150mila euro per il "Sacrestano" (conosciuto anche come Lo Scaccino o Se la fuss grapa), un gesso che l'artista usò come strumento di lavoro, dunque un po' rovinato, che fu donato all'amico veneziano e avvocato penalista Mario Vianello Chiodo, fino alla richiesta massima di un milione di euro per "Femme à la voilette", capolavoro fuso in cera nel 1919-1923 da un modello del 1895, già nella collezione Luigi Bergamo. Della rarissima opera esistono solo sei copie, tre delle quali nei musei di Brera di Milano, Cà Pesaro di Venezia e Gnam di Roma. Di grandissimo valore anche il ritrovamento dell'unico esemplare conosciuto in bronzo della "Petite Rieuse". La scultura, esposta una sola volta nel 1902 al Museum der Bildenden Kunste di Lipsia, si riteneva perduta. Riapparsa all'asta da Ketterer Kunst di Monaco il 12 dicembre 2009 e aggiudicata per 75.640 euro, è ora in vendita da Amedeo Porro per 400mila euro: un incremento teorico del 428% in due anni!
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