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Il Mediterraneo finisce sul tappeto

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Il Mediterraneo finisce sul tappeto

Continuiamo a definirli eventi collaterali, ma ormai, nell'ambito della Biennale di Venezia, costituiscono un elemento imprescindibile, oltre che un fenomeno di vera e propria ipertrofìa.
Sono numerosissimi, rilevanti, in parte si svolgono sotto l'egida della Biennale, in altri casi sono completamente indipendenti. Occupano molti degli spazi prestigiosi della città. Da Pinault a Punta della Dogana, alla Fondazione Prada (con lo splendido allestimento di Palazzo Corner alla Regina), da Kiefer presso la Fondazione Vedova ai Magazzini del Sale a Schnabel al Museo Correr. Durante la Biennale, a Venezia, ci sono tutti.
Oltre a questi eventi, che hanno già fatto parlare di sé, ce ne sono altri che meritano di essere visitati. Come la mostra The Mediterranean Approach che si svolge, a cura di Adelina von Fürstenberg e Thierry Ollat, nel settecentesco Palazzo Zenobio. Il bacino del Mediterraneo è da sempre un'area geopolitica cruciale: culla di diverse civiltà, attraversato da ondate migratorie, composto da Paesi accomunati da usi e costumi, ma divisi da conflitti talvolta strenui. La mostra si inserisce in questa riflessione attraverso le opere di tredici artisti provenienti da altrettanti Paesi affacciati su questo mare, artisti che non esitano a raccontare il proprio tempo con impegno, senza però rinunciare a un linguaggio poetico. Sono Ghada Amer, Ziad Antar, Marie Bovo, David Casini, Hüseyin Karabey, Ange Leccia, Adrian Paci, Maria Papadimitriou, Khalil Rabah, Zineb Sedira, Gal Weinstein e Peter Wüthrich. A ognuno di loro è dedicata una sala, e ogni sala riserva una sorpresa per l'intensità delle opere che incontriamo. Così, dentro campane di vetro stanno le cinque preziose sculture di un artista italiano, David Casini, originate dalla disincantata osservazione di un fenomeno presente in molti Paesi affacciati sul Mediterraneo, quello dell'abusivismo edilizio e della conseguente endemica presenza, nel paesaggio, di architetture incompiute. Architetture iniziate, ma non finite a causa dell'esplosione della guerra civile, abbandonate per sempre allo stato di scheletri derelitti, sono anche quelle fotografate da Ziad Antar a Beirut. La guerra torna in No darkness will make us forget, poetica videoanimazione di Hüseyin Karabey, che prende spunto dal discorso di pace e di tolleranza della vedova di un giornalista armeno ucciso nel 2007 a Istanbul da un estremista. Ed è sullo sfondo dell'opera dell'israeliano Gal Weistein, che realizza una pavimentazione rappresentante una vallata verde, coltivata con cura: una metafora del desiderio di stabilità e di radicamento. All'opera fa eco un disegno che raffigura Petra, simbolo del luogo irragiungibile, del confine che fino a pochi anni fa agli israeliani era proibito varcare: nell'accostamento tra le due opere emergono tensioni, nodi, contraddizioni e la discrepanza tra il desiderio e il suo compimento. Ed è ancora nel lavoro di Khalil Rabah, palestinese, simboleggiata dal muro che divide i territori occupati da Israele. Intorno a quel muro ogni cosa inaridisce e rischia di venire annullata; tanto che Rabah organizza una paradossale asta di materiali provenienti dal-
l'area intorno al muro per raccogliere fondi destinati a realizzare una mostra riguardante le forme di vita in via di estinzione della zona.
Altre mostre offerte a Venezia raccontano aree in fase di trasformazione. The Future of a Promise consiste in una panoramica di opere dell'area Panarabica. La curatrice Lina Lazaar si interroga su come gli artisti, provenienti da diverse regioni di un'area geografica frammentata, possano rispondere alle promesse, spesso contraddittorie, del presente. Le opere sono numerose, forse troppo, ma pertinenti, talvolta graffianti e ironicamente critiche nei confronti delle limitazioni che una cultura basata sulla separazione impone, come quelle di Ahmed Mater, talaltra dolenti, come nel caso di Emily Jacir, o graffianti, come quella di Taysir Batniji.
Nei giorni scorsi ha inaugurato anche la Fondazione Querini Stampalia: nelle sue sale settecentesche è esposta una serie di lavori recenti di Marisa Merz. Si tratta di opere esili, intime, visionarie, come lo è quest'artista oggi ottantenne: sculturine di filo di rame o di nylon rappresentanti piccole scarpette che solo la minuta Marisa Merz potrebbe portare; testine di argilla cruda dipinta che mantengono la dimensione e l'impronta della mano che le ha create; e disegni tracciati a grafite su tela o a pastello e cera su carta e compensato, in uno stile sintetico e a volte evanescente.
Ultimo consiglio. Da non perdere, presso la Fondazione Giorgio Cini sull'Isola di San Giorgio Maggiore è la mostra di arazzi, ricami e tappeti antichi e contemporanei Penelope's Labour: Weaving Words and Images. Davvero una vera meraviglia.
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premi Leoni, Enel e UniCredit: ecco tutti i prescelti
I due Leoni d'oro alla carriera per la 54ª Esposizione Internazionale d'Arte sono stati attribuiti all'artista americana Sturtevant (1930, Lakewood - Usa) e all'artista austriaco Franz West (1947, Vienna). La giuria composta da Hassan Khan (Egitto), Carol Yinghua Lu (Cina), Letizia Ragaglia (Italia), Christine Macel (Francia), John Waters (Stati Uniti d'America), ha poi assegnato i seguenti premi ufficiali: Leone d'oro per la migliore partecipazione nazionale alla Germania con il padiglione alla memoria di Christoph Schlingensief (1960-2010); Leone d'oro per il miglior artista di ILLUMInazioni a Christian Marclay (1955, USA) con l'opera The Clock; Leone d'argento per un promettente giovane in mostra a Haroon Mirza (1977, GB). La giuria ha inoltre assegnato due menzioni speciali: al padiglione della Lituania, con l'opera concettuale di Darius Miksys, e a Klara Lidén con l'installazione di bidoni dell'immondizia all'Arsenale.
In questi giorni a Venezia sono stati assegnati anche l'Enel Contemporanea Award 2011, al belga Carsten Höller (1961) con l'opera Double Carousel with Zöllner Stripes, che sarà realizzata in autunno al Macro di Roma e l'UniCredit Venice Award, grazie al quale l'opera dell'artista serbo Dragoljub Raša Todosijevicv (1945) sarà ceduta in comodato d'uso gratuito a un importante Museo di arte contemporanea della Serbia.

biennale in tasca La kermesse per iPad e iPhone
L'applicazione ufficiale della Biennale di Venezia disponibile per iPad e iPhone e realizzata in partnership con LOG607 e Marsilio Editori si aggiorna con una grafica rinnovata e nuove funzioni. Dopo il successo ottenuto nel corso della 12esima Mostra Internazionale di Architettura, sarà possibile scaricare su iTunes Store la versione 2011 che contiene il catalogo della 54esima Esposizione Internazionale d'Arte, diretta da Bice Curiger e intitolata ILLUMInazioni. Con l'applicazione l'utente può fruire di saggi, foto, video, rotazioni virtuali, informazioni di georeferenziazione, mappe concettuali.
L'applicazione e tutte le informazioni e i dettagli sulla nuova versione di iBiennale sono disponibili su http://itunes.apple.com/it/app/ibiennale/id387333827?mt=8.

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