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Galleristi in prima fila nel finanziare le nazioni

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Galleristi in prima fila nel finanziare le nazioni

Dietro alla produzione dei padiglioni nazionali alla Biennale non ci sono solo i ministeri degli esteri e della cultura dei rispettivi paesi. C'è anche il contributo dei galleristi degli artisti selezionati. A volte vengono chiamati per semplici prestiti, come nel caso di David Zwirner, che ha mandato due disegni di R. Crump al Padiglione danese (opere non ancora vendute, ma l'artista ha un mercato costante con un price range da 5mila a 200mila $), e di Hauser&Wirth, intervenuti nel Padiglione tedesco come amministratori del lascito di Christoph Schlingensief (scomparso l'anno scorso e sostenuto da collezionisti come Harald Falckenberg e Francesca von Habsburg). Altre volte la galleria viene coinvolta nella produzione vera e propria delle opere. È il caso del Padiglione giapponese, i cui fondi sono stati dirottati per far fronte alle emergenze della nazione. Pur avendo il sostegno della multinazionale della tecnologia Nec, che ha donato 18 proiettori, il padiglione è dovuto ricorrere all'aiuto di istituzioni, collezionisti e delle gallerie dell'artista Tabaimo, James Cohan di New York e Koyanagi di Tokyo. I costi di produzione ammontano a 100mila $; l'opera è una grande installazione site-specific e per ora non si parla di vendite (vedi scheda a pag 24).
Il Padiglione danese (finanziato con 428mila € dalla commissione internazionale del Danish Arts Council e 161mila € dalla commissione nazionale) ha fatto largo ricorso ai galleristi degli artisti selezionati da Katerina Gregos. Ben 12 le gallerie coinvolte tra cui Gagosian, Lombard-Freid, Almine Rech, Christian Nagel e The Breeder. Klaus Andersen di Andersen's Contemporary, che rappresenta l'artista danese Fos, ci dice: «La Biennale è la migliore vetrina che si possa avere, ma a volte i padiglioni e i curatori ne approfittano per far pagare la galleria». Per questo Andersen ha insistito che fosse il consiglio nazionale a pagare, ma ha poi contribuito di tasca propria e attraverso la ricerca di sponsor, tra cui anche due collezionisti danesi. «L'opera è invendibile, quindi lo considero un investimento nel futuro». La partecipazione di Fos in Biennale è stata finanziata anche da Max Wigram di Londra, che ha sostenuto pure i progetti di Pavel Büchler e Slater Bradley per una mostra parallela. Pilar Corrias ha prestato al padiglione danese un'opera dell'iraniana Tala Madani proveniente da una nuova serie in mostra in galleria a Londra. «L'opera è stata già venduta a un privato» ci dicono dalla galleria. «Abbiamo venduto quasi tutta la mostra e ci sono richieste da vari musei inglesi». Inoltre ha aiutato nella realizzazione dei progetti di Philippe Parreno e Shahzia Sikander. Simili testimonianze giungono dalla giovane galleria EB&Flow di Londra, impegnata nel finanziamento e ricerca di fondi per il progetto di Alessandro Librio al Padiglione italiano. La produzione è costata 10-15mila £, le installazioni dell'artista quotano tra 500 e 4mila £.
Tra i padiglioni che invece non hanno coinvolto le gallerie ci sono quello svizzero (costato 160mila €), quello olandese (circa 500mila €), finlandese (circa 150mila € per la produzione e 30mila per l'affitto del padiglione), serbo (90mila € di cui 32mila per la produzione delle opere), belga e Usa (tra i più cari, costato più di 1 milione di $ e sostenuto anche dai collezionisti di Porto Rico Diana e Moisés Berezdivin e Christina e Carlos Trápaga). Silvia Anna Barrilà
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