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ArtBasel, scambi in volo sulle opere da museo

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ArtBasel, scambi in volo sulle opere da museo

Solida e liquida: Art42Basel sin dalla sua apertura ha mostrato la sua forza nell'offerta di opere di altissima qualità degli anni 1960 e 70 e negli scambi, subito molto vivaci. Basilea si conferma la fiera d'arte moderna e contemporanea più importante del mondo con il suo zoccolo duro di galleristi, veri gatekeeper del sistema dell'arte. Così sin dalle prime ore di martedì, preview ad inviti, hanno sfilato i grandi collezionisti dai Broad ai Rubell, Christian Boros, Peter Brant, Nicholas Serota e Simon de Pury. Ma anche le new entry da Dasha Zhukova, fondatrice dello spazio del Garage Center for Contemporary Culture di Mosca, agli eredi dell'emiro del Quatar. Per loro un parterre di oltre 2.500 artisti in più di 300 gallerie provenienti da 35 paesi. Il valore totale delle opere assicurate quest'anno è stato di circa 1,75 miliardi dollari, ha dichiarato da Robert Read di Hiscox Ltd, un 15% in più rispetto allo scorso anno, con le 10 opere più costose che totalizzano un miliardo di dollari.
In questa settimana gli stati generali dell'arte contemporanea – galleristi, collezionisti, direttori di musei e curatori – si sono trasferiti nella città svizzera dall'America, dalla recente Art HK di Hong Kong (più di 50 espositori sono corsi da una fiera all'altra) e dalla Biennale di Venezia, appena inaugurata. Ma che cosa si sta comprando?
Le star sono Warhol, Bacon, Rothko e Kapoor. La sensazione è che i ricchi della terra qui cerchino capolavori esclusivi per coprirsi dalla recessione. Qualche milione qui si può spendere come un vero investimento. Qualche esempio? Un Mark Rothko del 1959 venduto da L&M a un collezionista americano per circa 5 milioni di $ e «Untitled (Cycle 1990)» di Sigmar Polke per circa 1,3 milioni di $ da Acquavella. A gran richiesta anche l'arte italiana post-war da Fontana a Boetti da Manzoni, Marini e Melotti a Burri e Castellani. Quest'anno le gallerie internazionali hanno il meglio dell'arte italiana: nello stand di Helly Nahmad un vero trionfo con al centro un bronzo dipinto a mano di Marino Marini, «L'idea del cavaliere» del 1955 da 10 milioni di $, e poi due nature morte di Morandi da 2,3 e 2,5 milioni di $, un «Concetto spaziale» di Fontana da 1,3 milioni di $, «Les Constructeures de Trophees» di de Chirico e «Rosso plastico» di Burri accanto a opere di Picasso, Magritte e Mirò. Sono soprattutto gli americani che in questo momento stanno scoprendo gli italiani.
Da Barbara Mathes di New York ci sono due Castellani da 325mila e 495mila $ e una terracotta di Fontana da 160mila. Luhring Augustine di New York ha in vendita un Pistoletto per 300mila $. «È la grande spallata contro l'indifferenza del passato verso gli italiani – è convinto Gian Enzo Sperone –, allora non sono stati capiti, ricordo mostre in cui non ho venduto niente, ma ora è ben diverso». La sua galleria ha già venduto «Lavoro postale» di Boetti del 1973. Oltre a Fontana e Burri, in mostra c'è «Rosso scuro» di Carla Accardi per 250mila $ e una tela di Merz senza titolo del 1992. «Merz è ancora sottovalutato – afferma Sperone –, ma è in corso una rivalutazione». Una sua grande installazione è in mostra all'Art Unlimited e qui è già stata venduta a Dasha Zhukova per poco meno di 1 milione di $ l'installazione «My Medinah: In pursuit of my ermitage» di Jason Rhoades, presentata da Hauser & Wirth e David Zwirner.
Gli intensi scambi confermano che Art Basel è la piattaforma commerciale per il post-war e il contemporaneo più forte degli ultimi anni, come rilevato dallo studio dell'Ask Research Centre dell'Università Bocconi di Milano, presentato proprio oggi in fiera nelle Conversation. Incrociando dal 2005 al 2010 le presenze di gallerie e artisti ad ArtBasel si scopre che lo zoccolo duro è formato dalle gallerie a stelle e strisce accanto a quelle inglesi e tedesche, che riescono non solo a imporre i loro artisti internazionali, in primis quelli statunitensi, ma anche quelli più giovani nati dopo il 1970. La loro posizione d'incontrastato potere sulla scena globale, rappresentata da ArtBasel, influenza anche gli altri sistemi commerciali e i relativi artisti selezionati. La Svizzera si ritaglia un ruolo di crocevia degli scambi internazionali.
E l'Italia? «Importa giovani talenti internazionali, mentre è debole nell'esportare i proprio artisti, soprattutto, quelli nati dopo gli anni 1970. Mentre conserva la capacità di difendere gli artisti storicizzati» conclude Stefano Baia Curioni, autore della ricerca e vicepresidente Ask Bocconi. Certo incentivare l'arrivo in Italia delle grandi gallerie straniere – come ipotizzato dal ministro dei beni culturali Giancarlo Galan – potrebbe illuminare la scena artistica italiana. Ancor di più farebbe portare l'Iva dal 20 al 2% non solo «per il mecenatismo straniero sui beni culturali» come ha dichiarato il ministro. Per ora solo paesi come Cina, Brasile, Sud Africa e India sembrano in grado d'intermediare i loro giovani artisti e sviluppare piattaforme nazionali.
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