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Volta, Scope e Solo Project, troppe fiere a Basilea

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Volta, Scope e Solo Project, troppe fiere a Basilea

  • –di Irina Zucca Alessandrelli

Chi è andato a Basilea, ha visto prima la fiera principale, Art Basel, sviluppata su due piani, poi, probabilmente il giorno dopo Liste, la fiera selezionata delle gallerie giovani. Contando che, chi va a vedere la fiera di Basilea si ferma mediamente due o tre notti al massimo, sarebbero bastate già ArtBasel Fair e Liste in tutte le loro declinazioni Art Unlimited, Art Statement, Art a fare una grande scorpacciata di arte di qualità che necessita di una notevole digestione.
A chi questo non fosse bastato, poteva andare a vedere Volta, la fiera nata a New York, alla settima edizione, situata in un capannone lontano da Messeplatz. Poi c'erano ancora Scope e Solo Project, che hanno cercato di portare per il mondo le gallerie che hanno aderito alla prima edizione, oltre alle nuove. Negli anni, spesso succede che la priorità da parte dell'organizzazione di queste fiere sia raggiungere un numero di gallerie sufficienti per far partire la fiera, più della qualità delle proposte. E questo si è visto a Volta e Scope, anche se dei lavori interessanti ci sono stati. A Volta, penalizzata dalla lontananza dal centro pulsante dell'arte, martedì 14 giugno, dopo l'apertura di ArtBasel, c'erano solo galleristi annoiati, mentre il pubblico era alla fiera principale. Per Leon Benrimon di Benrimon Contemprary di New York, per la prima volta qui, il pubblico è stato scarsissimo. Per la città di carta costruita dall'artista Amanda Burnham, da lui venduta a 12mila $, avrebbe sperato molta più visibilità. Mentre Federico Luger di Milano, è stato abbastanza contento delle vendite, tra cui spiccava un acrilico su tela dell'americano Franklin Evans da 11mila $, il cui lavoro è stato scelto per decorare la linea di borse su tela del MoMA, prodotta dal brand UNIQLO.
Grandi assenti i curatori, snodo fondamentale per la carriera di un artista nel passaggio dalla galleria al museo, decretando poi di riflesso il successo del mercante. Da Kavi Gupta di Chicago e Berlino si potevano vedere le foto modificate con candeggina di Curtis Mann, a 2mila $ l'una, e 20mila per un'installazione di varie dimensioni.
Scope, invece, situata a 10 minuti a piedi dalla fiera principale, è diventata il punto di riferimento per i collezionisti asiatici, con varie gallerie di Seoul, Taiwan, Taipei. Si sentiva il bisogno di colmare un vuoto nella presentazione di artisti dell'Asia a Basilea e così l'organizzazione di Scope, partner di Art Asia dal 2008, ha aperto ad un gruppo di gallerie asiatiche, tanto che in certi punti sembrava di essere ad Art Hong Kong. Il pubblico e i galleristi hanno lodato l'ordine che regnava nella fiera (a differenza di edizioni passate più caotiche) e Massimo Carasi di The Flat (Milano) è stato soddisfatto dell'organizzazione della fiera, che ha aperto il mercoledì 15, dando così modo ai visitatori di vedere prima la fiera principale. Carasi ha sottolineato l'interesse manifestato verso alcuni suoi artisti e la vendita di alcuni ritratti di Greta Frau a 3mila euro l'uno.
La fiera di 50 gallerie The Solo Project, relegata nello stadio di Basilea, è stata un grande fallimento: il penultimo giorno non solo non c'era pubblico, ma neanche un terzo dei galleristi, perché sapevano, dai giorni precedenti che i visitatori non sarebbero venuti.
Una riflessione su queste operazioni fieristiche è obbligatoria: fanno perdere soldi e tempo ai galleristi che dovrebbero essere più accorti nel selezionarle. Quest'ultima poi non era affatto pubblicizzata e solo pochissimi ne conoscevano l'esistenza e chi è andato è rimasto molto deluso.
Fin dove si potrà spingere l'idea della fiera satellite?
In questo caso, satellite del satellite, visto che a Basilea c'è già Liste. Sono stati veramente pochissimi quelli che hanno pensato di vedere anche queste tre fiere a Basilea, ancora meno quelli che le hanno viste veramente.





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