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Arles, laboratorio di nuovi fotografi

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Arles, laboratorio di nuovi fotografi

Come ogni estate e fino al 18 settembre il mondo della fotografia contemporanea si ritrova a «les Rencontres d'Arles», il maggiore festival internazionale per professionisti e appassionati. Fondato negli anni 70 da un gruppo di fotografi militanti con l'obiettivo di far riconoscere il ruolo della fotografia nella rappresentazione della società, oggi richiama oltre 10mila visitatori nella sola settimana d'inaugurazione, a inizio luglio. La proposta espositiva di quest'anno, 43 mostre curate dalle 20 maggiori voci critiche internazionali selezionate ad hoc dal direttore François Hébel, include un focus sulla fotografia messicana – dalle tragedie scattate dall'obiettivo sempre pronto di Enrique Metinides, alle impertinenti donne «rycas y famosas» di Daniela Rossell – e un'indagine sulla seconda vita delle immagini in rete dal titolo «From Here On» orchestrata, tra gli altri, dal curatore del Centre Pompidou Clément Chéroux.
«Si parla spesso di crisi per la fotografia, ma bisogna restringere il campo: è solo il fotogiornalismo ad essere in crisi e il motivo è la concorrenza di soggetti come Reuters, che si è abbattuta di recente sulle agenzie fotografiche fiorite negli anni 70-90» spiega Hébel. In pratica, mentre prima era il fotografo a girare il mondo, il metodo Reuters prevede l'uso di personale in loco che attraverso internet e il digitale mette subito a disposizione del cliente i materiali fotografici. Ma Hébel rilancia: «la fotografia non è solo questo: ci sono molti campi inesplorati – l'immagine d'architettura, quella concettuale, la pubblicità – e si possono costituire collezioni incredibili senza spendere centinaia di migliaia di euro in nomi famosi come Sherman o Gursky».
Parla con cognizione di causa Hébel, che nel 2010 ha messo in mostra le fotografie raccolte da un collezionista indiano. I soggetti? Punk e Maharaja. «Pensava che non valessero niente: ma lui è stato l'unico a collezionarle e la rarità le ha rese preziose» spiega.
Ma ad Arles i veri protagonisti sono i fotografi: nel 1986 e nel 1987 qui sono state lanciate le carriere di Martin Parr e Nan Goldin. E non solo: «nel 2010 ho presentato un fotografo argentino, Marcos Lopez: era la sua prima mostra europea e ha raccolto un tale successo che a pochi mesi di distanza ha una galleria a Parigi e sta realizzando un'importante commissione di ritratti» racconta Hébel. E poi c'è il Prix Découverte: il vincitore riceve 25mila euro, ma anche partecipare ha i suoi vantaggi. L'italiana Moira Ricci, presentata dalla curatrice Giovanna Calvenzi nel 2009 e arrivata seconda, ha esposto già quattro volte in Francia da allora. Quest'anno c' è stato un testa a testa tra lo svizzero Yann Gross e il sudafricano Mikhael Subotzky; per adesso l'ha spuntata il secondo, candidato dal collezionista Arthur Walther.
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