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Un segno di Paci a Scicli

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Un segno di Paci a Scicli

Erano almeno in settecento, il 21 agosto a Scicli sul sagrato della chiesa di San Bartolomeo; convenuti lì dalla cittadina stessa e dai dintorni, ma anche dal resto d'Italia e da altri Paesi, per stringere la mano ad Adrian Paci. La performance The Encounter è durata poche decine di minuti, la preparazione – curata dalla galleria La Veronica – svariati mesi. Ma nulla ha appesantito l'azione: subito dopo il calar del sole l'artista, vestito con l'abito scuro delle feste e delle cerimonie, si è seduto su una seggiola collocata su un lato del sagrato e ha atteso che la folla si sgranasse silenziosamente in una fila ordinata e gli si facesse innanzi. Alzatosi in piedi, ha stretto la mano a ognuno: un gesto sobriamente solenne, ordinario ma intenso, sempre unico ma carico di significati condivisi; il gesto dell'incontro e dell'addio, del patto della sfida, della pace.
Come tutti i riti, questa sorta di processione laica ha necessitato, da parte dei partecipanti, di un'attesa; un'attesa carica di senso che ha restituito alla piazza, sede tradizionale delle relazioni e degli scambi, il suo ruolo privilegiato. La performance diventerà un video e presto sarà visibile in alcuni dei maggiori musei del mondo, dal Jeu de Paume di Parigi al Museum of Contemporary Art di Montreal, alla Conservera, Murcia. Non è un caso che l'artista, albanese di origine, italiano di adozione, abbia scelto per questa azione la Sicilia: una regione di straordinaria stratificazione storica, in cui ogni cosa trasuda significato.
È forse per lo stesso motivo che la mostra «Sotto quale cielo?» in corso al museo di Palazzo Riso a Palermo risulta carica di una qualità poetica eccezionale: i cinque artisti rappresentati (Massimo Bartolini, Flavio Favelli, Hans Schabus, Marinella Senatore e Zafos Xagoraris) sono infatti reduci da un periodo di residenza in città e contesti siciliani diversi, e le venti opere esposte, tutte di ampie dimensioni, sono dedicate al paesaggio siciliano: l'installazione di Massimo Bartolini è fatta con le luminarie delle feste patronali, il video di Marinella Senatore è stato realizzato con i minatori delle solfatare di Enna, la scultura di Favelli è costruita con vecchie porte e finestre, il video di Xagoraris è dedicato alle lotte dei lavoratori della Fiat di Termini Imerese; e Hans Schabus espone, tra l'altro, i rottami, prelevati da Lampedusa di alcune barche su cui, dal Nord Africa, qualcuno deve aver tentato il viaggio della speranza attraverso il Canale di Sicilia.
Sempre a Palermo, nel Palazzo Reale che racchiude la Cappella Palatina, si vede fino all'8 gennaio, una mostra di opere di Christo e Jeanne-Claude appartenenti alla Collezione Wurth. È palermitano anche il Temporary Museum che, presso la Chiesa di San Mattia ai Crociferi, ospita una mostra collettiva di artisti delle ultime generazioni provenienti da ambiti geografici e culturali distanti, Palermo e Basilea. Giocando sulla polarizzazione la mostra si intitola Wunsch/Ordnung Desiderio/Ordine.
Il tour siciliano può continuare con una visita (su appuntamento) alla Fondazione Brodbeck, con i suoi affascinanti capannoni delabré. Fino al 10 settembre vi si vedono le opere di Paolo Parisi che ha invaso un ambiente di colore, un altro di suono. Si torna infine nell'area iblea, a Modica, dove la galleria La Veronica, nella sua sede, piccola ma dotata di antica grotta, ha allestito una mostra di artisti emergenti: Giovanni De Lazzari, Adelita Husni-Bey, Francesco Lauretta, Moira Ricci, Amir Yatziv.
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